"Io, senatore di quartiere contro i cento-sauri della politica"
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"Io, senatore di quartiere contro i cento-sauri della politica"

Stefano Pedica (Idv) ha lanciato una crociata contro i politici di professione. E si candida a sindaco di Roma

Senatore Stefano Pedica, nella sua lista di politici cento-sauri non ce n'è nessuno dell'Italia dei Valori. Eppure...

I nostri che stanno in politica da più anni vengono tutti da altri partiti.

Sì, ma uno come Leoluca Orlando, che fa il sindaco a Palermo per la quarta volta, ha seduto tra i banchi della Camera in tre diverse legislature ed è stato pure parlamentare europeo, lei come me lo definisce? E Di Pietro, che è entrato in politica quasi 20 anni fa?

Ma una delle sue tre legislature, quella iniziata nel 2006, è durata solo un anno e mezzo.

D'accordo, ma se oggi i cittadini che lei ha chiamato a firmare la sua petizione on line in vista di una legge che ponga un limite di due o tre mandati, dicessero: “Adesso vai a casa anche tu”, Di Pietro come la prenderebbe?

Un leader resta leader a vita, non serve essere deputato o senatore. Un leader deve cambiare il Paese e non stare seduto su una poltrona. E credo che anche a Di Pietro interessi soprattutto questo: cambiare le regole. Come ha fatto quando stava in magistratura.

Stefano Pedica, 55 anni, senatore Idv, è senza dubbio tra i politici più attivi del panorama italiano. Non c'è fontanella rotta o buca stradale che non conquisti la sua attenzione; non c'è ingiustizia contro i malati che non susciti la sua indignazione; non c'è operaio licenziato per cui non salirebbe su una torre. Negli ultimi cinque anni ha presentato una media di 250 interventi all'anno tra esposti, interrogazioni parlamentari e proposte di legge. Praticamente su tutto. Dalla revoca immediata dell'onorificenza al Presidente siriano Bashar al-Assad alla situazione di 1500 famiglie della Magliana a Roma; dall'utilizzo dei voli di Stato per andare a vedere la finale dei campionati europei alla costruzione dell'autostrada Roma-Latina.

Per questo, a un certo punto, il senatore Pedica, romano dé Roma, pronto  a candidarsi alla guida della città, deve aver pensato: “E che qua devo lavorà solo io?”

La politica è ferma orami da 30 anni e ascoltare gente come Casini che racconta di essere sceso in campo per salvare l'Italia, e bè, mi dà enormemente fastidio. Cosa hanno fatto davvero questi cento-sauri per il Paese?

Lo dica lei.

Ci hanno regalato un debito pubblico di 2mila miliardi, un tasso di disoccupazione giovanile oltre il 40%, nessun investimento per la ricerca.

Qualcuno avrà pur fatto qualcosa di buono. O no?

Io conosco tante brave persone sia nell'opposizione che nella maggioranza, nessuno lo nega. Penso al presidente Franco Marini, arrivato alla politica dal sindacato che però poi si è trovato in un Pd che ha votato contro l'articolo 18. Allora la domanda sorge spontanea: in questi 20 anni cosa hai fatto? E la risposta continua a non esserci.

Cento suoi colleghi presi di mira, nome e cognome. Ha già ricevuto qualche telefonata di protesta?

Bè, per esempio ho sentito qualcuno, nello specifico Maurizio Gasparri, dire: “Finché mi votano io resto”. Questo non ha alcun senso.

Il presidente Fini è nella bufera per la storia della scorta. Lei ha annunciato novità per cui “tra pochi giorni ci indigneremo di più”. Cioè?

Vuole sapere quanti tra i cento-sauri hanno la scorta? Ben 60! E alla domanda: “Perché te l'hanno data?” qualcuno mi ha risposto: “Perché sono una persona nota e non posso girare da solo”. Mica perché hanno combattuto la mafia !

Come è andato quest'anno il suo tradizionale giro per il Senato di 16 agosto?

L'esatta fotocopia dell'anno scorso: il deserto. In un periodo come questo è inaccettabile vedere i politici che stanno in vacanza mentre la gente resta a casa perché non ha una lira per andarci.

Lei però lavora sempre: 250 interventi all'anno tra interrogazioni, esposti, proposte di legge. L'esito?

Alcune battaglie stanno volgendo a conclusione in senso positivo, per esempio quella per chiudere i tribunali dei minori. E tra i miei fiori all'occhiello c'è anche quello di aver bloccato l'audizione di Gheddafi in Parlamento.

Cosa le brucia di più tra ciò che non è riuscito a fare?

Di sicuro il mancato dimezzamento degli stipendi dei parlamentari. Ma anche non aver trovato i soldi per le persone che vengono messe in cassa integrazione e la mancata restituzione da parte delle regioni dei 400 milioni di euro sottratti ai malati di Sla.

Come farà a campare adesso tra la sua sfrenata attività di senatore e i ritmi di una campagna elettorale per diventare sindaco di Roma?

Guardi, io sono abituato a lavorare più di 15 ore al giorno. Se il presidente Di Pietro riterrà opportuno candidarmi ufficialmente come abbiamo già fatto a Napoli e Palermo, io metterò la faccia anche su Roma perché è una città che amo e che è stata ridotta a un far west, una città che va ricostruita tutta dopo i terremoti subiti sia con la destra che con la sinistra.

Lei dice di volersi candidare alla guida di una coalizione di centrosinistra e riformista. Non è che rischia di finire isolato come Di Pietro?

Io preferisco essere isolato da una classe dirigente della sinistra che non vede il futuro del Paese ed essere non isolato dai milioni di persone che nella sinistra vogliono un cambiamento come è già successo a Napoli e Palermo.

Non c'è due senza tre.

Ma nemmeno senza 4 e senza 5.

Dove va in vacanza?

Vacanze romane, in città, tra la gente.

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Claudia Daconto