Matteo Renzi: Perché Bersani mi ha deluso
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Matteo Renzi: Perché Bersani mi ha deluso

«Basta con il leader Pd che fa il poliziotto buono e gli altri che menano». Il sindaco di Firenze all’attacco del segretario: «Sulle primarie è stato sleale, a me dispiacerebbe vincere una partita truccata».

«Portatemi un caffè e un bicchiere d’acqua fredda». Arriva solo il caffè, la cosa più importante in una giornata in cui Matteo Renzi non riuscirà a fare quello che ha postato su Facebook, e cioè andare in libreria. Lunedì 15 ottobre deve arrivare a Firenze il capo dello Stato per inaugurare la scuola di magistratura. Ma il Frecciarossa ritarda, no non ritarda... Il sindaco parla, gli occhi fissi sul telefonino, dove i suoi lo chiamano: «Brighella, rispondi» si alza per aprire la finestra, poi la richiude. Sembra distratto, ogni tanto sbadiglia, ma è attentissimo a scansare le domande come un pugile navigato. Se gli chiedi un giudizio su qualcuno che non sia Pier Luigi Bersani o Massimo D’Alema, cambia discorso. Nomi? Mai. Dicono che gli piacerebbe Oscar Farinetti (l’inventore di Eataly), lo metterebbe al Turismo, mentre alla Cultura vedrebbe bene Alessandro Baricco. Ma lui non conferma, neanche l’idea di coinvolgere il campione Alex Zanardi o Nerio Alessandri, persone con cui ha rapporti di amicizia che potrebbero andare oltre. Affondare nelle cose non gli piace, è più attratto dai voli e dagli slogan. Racconta di quando, anni fa a New York, disse a un’attonita Christiane Amanpour: «I’m the president of the province of Florence» e quella gli attaccò un peana su Oriana Fallaci.

«Bersani mi ha ferito» è l’intercalare di oggi, il mantra che ripeterà da qui al D-day delle primarie, il 25 novembre. Ma non sembra molto dispiaciuto. La cravatta non se la tocca perché non ce l’ha, quindi non può imitare il suo comico preferito, Ubaldo Pantani, quello che quando fa Renzi dice: «Ciao Ciccio» e uno pensa subito a Flavio Briatore. Renzi parla con Panorama poi scompare, stile James Bond, dalla sala di Clemente VII al grido: «Datemi una cravatta, devo vedere Napolitano!».

Pier Ferdinando Casini sostiene che lei è un Beppe Grillo con la faccia perbene. Le piace questa definizione?
No, Grillo è come un orologio rotto, due volte al giorno segna l’ora esatta. Accanto a frasi allucinanti che ha detto nel tempo come quelle sulla mafia e sull’aids, ce ne sono alcune giuste, tipo no ai condannati in Parlamento e mettiamo un limite ai mandati. Ma io sono lontano da lui e dall’antipolitica.

Teme di più Grillo o quel che resta (o che sarà) del Pdl?
Silvio Berlusconi è capace di tutto e quando la sinistra lo sottovaluta gli regala un’autostrada. Dopo le primarie del Pd giocherà le sue carte. Grillo si sgonfia, ma il Pdl mi preoccupa, questo è un Paese tendenzialmente di centrodestra.

Si opporrebbe alla nomina del Cavaliere a senatore a vita?
Non ha senso, i senatori a vita sono personalità che uniscono, non che dividono.

Se lei fosse premier, che cosa direbbe alla cancelliera Angela Merkel nel vostro primo vertice?
Le racconterei che cosa voglio fare dell’Italia, non avrei timori reverenziali. Le direi che l’Europa non può essere sempre la supplente antipatica, che noi abbiamo un ruolo centrale. Appartengo alla generazione Erasmus, vorrei essere tra i primi che eleggono direttamente il presidente degli Stati uniti d’Europa.

Ma lei parla inglese?
Abbastanza bene, il tedesco no.

Un punto del suo programma, quello in cui si dice contrario al finanziamento pubblico dei partiti, riguarda la necessità di rendere trasparenti le donazioni private, con finanziatori rintracciabili. Perché allora si è nascosto in questi giorni dietro al paravento della privacy riguardo ai suoi, di finanziatori?
Il garante della privacy si è appena espresso a favore, quindi adesso sono tutti online, anche quelli che avrebbero preferito non comparire.

Chi c’è nella fondazione Big bang, quella che le ha pagato il volo a Lamezia Terme prima della discesa in campo per le primarie?
È la fondazione che organizza le nostre iniziative. Non vorrà mica farle con i soldi pubblici... Il presidente è l’avvocato Alberto Bianchi, metterò online anche le altre persone di Big bang. Su questo terreno non ci sono più alibi per nessuno. Le fatture del camper le metterò quando avrò il totale di benzina e pedaggi.

Quanto spenderà alla fine, dica una cifra credibile.
Non lo so con certezza, ma più o meno 250 mila euro.

Una cifra molto lontana dai 2 milioni calcolati dell’ex tesoriere dei Ds, Ugo Sposetti.
Sposetti parla anche di finanziamenti dall’estero, si vede che ha esperienza su questi temi, ma io non cado nelle sue trappoline. È disponibile, il Pd, a mettere online le fatture degli ultimi tre anni dei suoi dirigenti? Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola le mettano tutte sul sito, io aspetto. Dimostrino di essere davvero contro il tritacarte di Franco Fiorito.

Iva Zanicchi, Guido Crosetto del Pdl, Flavio Tosi della Lega hanno detto che la voterebbero. Che cosa la accomuna a queste persone?
Zanicchi non la conosco se non per Ok il prezzo è giusto!, Tosi e Crosetto sono persone pragmatiche. Ma perché non fa la stessa domanda a Bersani? Maurizio Gasparri ha detto che lo voterebbe. Perché, Bersani che cosa ha in comune con Gasparri?

In certi ambienti del Pd, quelli che lei definisce complottisti, si dice che lei non sia solo, che abbia alle spalle massoneria e poteri forti. Perché pensano che lei non sia capace?
Se sono un beniamino dei loro ex supporter (perché io sto prendendo i voti dei delusi del Pd e loro non l’hanno ancora capito), non è grazie alle trame dei servizi segreti alleati. Non si rendono conto di quanto siano invisi.

Bersani dice che una nuova maggioranza con il Pdl lui non la farebbe neppure se si rendesse necessaria. E lei? Nel caso ne avesse bisogno chiederebbe i voti al Cavaliere?
No, ma io non l’avrei fatta neanche prima la maggioranza col Pdl. Quelli che mi accusano di essere di destra stanno governando con Ignazio La Russa e con Gasparri per colpa nostra. La foto di Vasto aveva impaurito non solo i mercati stranieri, ma anche gli italiani. Io avrei creato le condizioni perché il capo dello Stato ci mandasse a votare, di fronte al fallimento di Berlusconi il Pd doveva vincere. Quando il Cavaliere ha preso atto
del fallimento del governo Prodi, non ci ha chiesto il governo tecnico, ha fatto le elezioni e le ha vinte.

Se la legge elettorale non vi regalasse un premio di maggioranza sufficiente a governare, tra Vendola, Casini, Berlusconi e Grillo chi sceglierebbe?
Io sono per un Pd a vocazione maggioritaria, i contenuti sono quelli per cui chi vince governa. Le alleanze si fanno con chi ti vota il programma, non tra addetti ai lavori, se Casini trova l’accordo è costretto a parlare di contenuti, ma lui si ostina a parlare di contenitori. Io non sono interessato al riequilibrio con l’Udc. Vendola? Si è impegnato a stare dentro a una coalizione, spero che lo faccia. I suoi sindaci, Giuliano Pisapia a Milano e Massimo Zedda a Cagliari lo fanno, lo farà anche Vendola visto il pessimo esempio che hanno dato nel ’98 facendo cadere Prodi?

Se lei fosse premier, chi sceglierebbe come ministro dell’Economia?
Neanche morto glielo direi. Sono l’unico candidato libero da accordi di corrente e quindi libero di scegliere i migliori, non condizionato da ricattini interni.

Ma chi sono per lei i migliori, dove andrebbe a cercarli, nelle università?
Non è che i migliori si trovino per forza nelle università, questo è il complesso di una classe politica che l’università l’ha frequentata poco. Guardi, la rottamazione vale anche per alcuni universitari, alcuni banchieri e alcuni tecnici. I migliori li andrei a prendere nelle aziende, nell’associazionismo, nel
volontariato.

In molti pensano che i migliori siano già al governo…
Il giudizio sul governo tecnico è decisamente più basso di quello sul presidente del Consiglio. Una parte dell’esecutivo lavora bene, ma l’altra… La riforma del lavoro va rivista, quella delle pensioni mi convince di più, a parte la questione esodati. Vorrei che in futuro il governo fosse migliore del premier.

I sondaggi la stavano premiando, per questo hanno cambiato le regole delle primarie?
Cambiando le regole hanno bloccato la partecipazione, Bersani non ha mantenuto la parola. Mi spiace, una persona che giudicavo leale ha fatto prevalere le ragioni della paura rispetto a quelle del coraggio. Hanno letto i sondaggi e hanno cambiato le regole, capisce? Il segretario mi ha deluso, da lui non me lo aspettavo. Non mi convince il modo in cui lascia ad altri il ruolo dei poliziotti cattivi mentre lui fa il poliziotto buono, è un giochino che ha le gambe corte. A me dispiacerebbe vincere una partita truccata. Ma ci proviamo lo stesso.

Che cosa pensa della pagina a pagamento uscita sull’«Unità» a sostegno di D’Alema?
Si vede che hanno i soldi da spendere, i dalemiani. Però io non dico che dietro c’è la massoneria americana. Non accuso, anche se, le assicuro, non è piacevole sentire il presidente del Copasir che ti minaccia.

Romano Prodi o Mario Monti?
Andiamo avanti…

Per ridurre le tasse e far quadrare il bilancio ha la stessa ricetta del Pdl: vendere il patrimonio pubblico e investire. Dove sta la differenza?
Premessa: io un programma ce l’ho e sto aspettando almeno i link dei programmi degli altri candidati. La differenza è che il Pdl non ha fatto dismissioni in 10 anni di governo. Le caserme del centro storico di Firenze? Ci potresti fare alberghi, social housing, scuole, invece è tutto fermo.

Lei ha uno spin doctor di nome Giorgio Gori. Se vincesse lo porterebbe a Palazzo Chigi?
Lui non è uno spin doctor, ha un ruolo diverso: si è messo in gioco, si è fatto esperienza alle primarie di Palermo, praticamente un master universitario. Ogni tanto gli dico: ricordati che sei Giorgio Gori. Lui invece si è appassionato davvero alla politica, sarà comunque utile alla causa del Pd, non solo se io vincessi.

Se gli eventi lo richiedessero con urgenza, sarebbe disposto a fare un passo indietro a favore del governo Monti?
Come si può dire a uno che vince le primarie e poi le elezioni: bene, bravo, ma sei su Scherzi a parte?

Con lei premier, chi farebbe il segretario del Pd?
Non credo alla figura del segretario che detta la linea, succede solo in Italia. Io qui non lo chiamo per fare le nomine nelle aziende. Se sei legittimato dai cittadini, il segretario ha un ruolo meno importante.

Ha già detto di essere contro la patrimoniale, almeno finché gli stipendi dei manager non saranno dimezzati e l’Imu resa più equa. Ma che cosa c’entra tutto questo con la tassazione delle grandi rendite?
Sulle tasse noi proponiamo un modello che rovescia il rapporto tra cittadini e Stato. Oggi per fare la dichiarazione dei redditi devi pagare un professionista sperando che non sbagli se no hai un sistema che, pur lasciando 120 miliardi di evasione, ti fa un mazzo così. Se poi sei un’aziendina, tutte le volte che ti entra la Finanza, qualche irregolarità sta’ sicuro che la trova e sono multe, ricorsi, soldi. Noi mandiamo a casa la dichiarazione, se accetti è chiusa la partita. Dall’altro lato l’azienda dialoga con lo Stato, concorda un quantum e quando hai chiuso e firmi finisce lì.

Il dialogo tra banche dati è un pallino anche di Bersani.
E perché queste cose non le ha fatte? Loro erano lì, lui faceva il ministro dell’Industria prima che nascesse Google. Quando lui e Vendola si candidano, devono portare la giustificazione: non abbiamo fatto questo perché… (Renzi ride, uno dei suoi gli ha appena mandato questo sms con la frase pronunciata da D’Alema il 15 gennaio 2000: «Dovete stare tranquilli, nel momento in cui avremo la comprensione di non essere più utili a questa difficile transizione, noi ci faremo da parte. Non ho dubbi che voi me lo farete capire e io cercherò di arrivare un minuto prima di quel doloroso momento»).

Tornando a patrimoniale e Imu?
L’Imu è una patrimoniale perché è una tassa sul patrimonio. Una tassa sui grandi patrimoni può avere un senso se poi ridistribuisci le ricchezze, e cioè la tassazione, se fai pagare meno il ceto medio. Ma ogni intervento sulla tassazione deve essere male che vada a somma zero. Oggi paghiamo il 55 per cento di tasse allo Stato, ogni azienda ha lo Stato come azionista di riferimento, quindi la riduzione delle tasse è un imperativo morale, è una delle cose più di sinistra che possiamo fare, soprattutto per le piccole imprese e il ceto medio, anziché…

Anziché?
Continuare a fare i regalini alle grandi aziende, consentendo per esempio che nessuno metta bocca sullo scandalo Fondiaria. Dov’era la borsa, dov’era la Consob o l’Isvap, quando c’era da controllare la Fondiaria? Alle indecorose figure della politica si è accompagnato l’indebolimento strutturale del ceto medio e delle piccole e medie imprese. Ci sono riforme che vanno fatte subito, come quella della giustizia amministrativa: agevola interventi stranieri ed è a costo zero.

Già che c’è, lo taglierebbe lo stipendio ai magistrati?
A tutti i magistrati no, a quelli che guadagnano tanto sì. La storia dei diritti acquisiti va toccata. L’esempio negativo che ho in mente sono le pensioni dei dirigenti siciliani: vogliamo scherzare?

Quando lei dice che farà la guerra ai burocrati dello Stato, che cosa intende, che li manderà tutti in pensione?
Intendo che nella pubblica amministrazione non devono esserci intoccabili. I dirigenti devono avere un contratto a tempo determinato.

È contrario alla Tav?
Quale?

Quella della Val di Susa.
Io sono dalla parte dei militari che vengono presi a sassate e guadagnano 1.300 euro al mese. Detto questo, se non si può tornare indietro, si faccia. Potessimo ripartire da zero, metterei quei soldi sull’edilizia scolastica.

E ai termovalorizzatori?
Sono per la raccolta differenziata, ma non c’è alternativa ai termovalorizzatori, a Firenze ne stiamo costruendo uno.

E alle centrali a carbone?
Gli impianti che scientificamente servono vanno fatti. Ma il mio discorso, più in generale, è che in Italia, da Porto Torres a Porto Marghera, ci sono 57 siti inquinati di interesse nazionale, i Sin. Una priorità del Paese dovrebbe essere prendere questi Sin e fare per ciascuno un’immediata bonifica con un investimento alla luce di quello che si può fare. Chi lo ha detto che in Sardegna si debba continuare a produrre l’alluminio con i sussidi, quando magari si possono fare le biomasse con un numero maggiore di posti di lavoro?

È contrario alle trivellazioni per l’estrazione del nostro petrolio?
Il gioco non vale la candela.

Lei ha sempre detto di non volere fondare un suo partito, ma ha mai avuto la tentazione di mandare al diavolo il Pd?
C’è chi pensa che il Pd debba essere il vecchio Pci in versione 2.0. Per me non è così. Io penso all’esempio di Mario Fabiani sindaco di Firenze, che quando morì Stalin disse ai compagni che piangevano: non piangete, è morto un dittatore, era il 1953. Quando parlo con gli ottantenni che hanno votato Pci, Ds e poi Pd, sono i primi a dirmi: mandali a casa. Se vinco io, quelli del centrodestra hanno meno possibilità di vincere dopo.

Metterebbe un ottantenne nel governo?
Se avesse la freschezza di un ventenne, senz’altro sì. E ne conosco…

Qual è l’Italia che ha in mente?
Un’Italia che non dimentichi le pompe di benzina, ma si preoccupi di capire come e quanto le reti a banda larga e gli asili nido siano disponibili per i nostri figli. Non serve tirare fuori le foto degli album di famiglia, come fa Bersani, ma ragionare sul domani. È rassicurante il piccolo mondo antico, però le radici vanno bene se ti portano a volare, se ti piantano in terra è un problema.

Perché ripete ossessivamente che, se sconfitto, non vorrà premi di consolazione?
Perché mi accusano di rampantismo. Loro sono disponibili a fare altrettanto? Nichi è disponibile a dire che se perde resta a fare il presidente della Regione Puglia?

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Emanuela Fiorentino