Immigrazione in Europa: il tema sul tavolo dell'Onu
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Immigrazione in Europa: il tema sul tavolo dell'Onu

Lunedì Federica Mogherini riferirà sull'emergenza sbarchi mentre la Ue riconosce: serve una soluzione condivisa. La Libia: "No al controllo delle coste"

Lunedì l'appuntamento è al Palazzo di Vetro dell'Onu a New York. Per la prima volta il problema immigrazione-sbarchi-morte nel Mediterraneo-accoglienza, arriva sul tavolo dell'Organizzazione internazionale con un rapporto che sarà presentato da Federica Mogherini, Alto rappresentante Ue. Intanto dall'Europa arriva un sostegno all'Italia mentre dalla Libia (principale porto di partenza dei barconi con i profughi) arriva un secco no alle proposte di controllo delle coste.

Un problema europeo

Sul problema dell'immigrazione "l'Italia ha avuto ragione nel dire che è "europeo" e che richiede una soluzione europea": il nuovo "alleato" dell'Italia si chiama Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea. Che da Firenze, dov'è intervenuto alla Conferenza "The State of the Union", sposa le tesi che da tempo il governo italiano cerca di far riconoscere agli altri Paesi del Vecchio Continente.

E una ragione in più viene dall'urgenza di vincere la battaglia con la criminalità, che con l'immigrazione ha scoperto il nuovo business: "Se non creiamo una politica per l'asilo, il controllo dei confini a livello europeo, la lotta contro le bande criminali, non otterremo il sostegno dei cittadini europei per una politica sull'immigrazione legale", ha detto il politico olandese.

Timmermans rilancia in vista degli impegni che andranno presi nei confronti della Libia dove, spiega, "abbiamo il compito di aiutare il popolo, di stabilizzare un governo che possa lavorare per il Paese e possa lavorare con noi per l'immigrazione. E questo è urgente". Il vicepresidente sa che "Federica Mogherini sta facendo tutto il possibile per arrivare a questo", ma anche che il suo compito "non è facile: sappiamo tutti quanto è difficile la situazione" nel Paese nord africano.

Proprio Mogherini ha ricordato che a smuovere gli altri Paesi è stata "l'ultima tragedia di grandi dimensioni, che ha provocato una reazione di qualità diversa con, finalmente, la consapevolezza che il tema è puramente europeo, perchè chi viene non viene in Italia, Spagna o Grecia, ma in Europa".

Certo, conclude, l'Alto rappresentante Ue, "sarà fondamentale non limitarci a puntare sul contrasto dei trafficanti all'ultima fase, quella dei barconi". Piuttosto bisognerà "allargare il quadro e prendere in considerazione tutte le misure che possiamo prendere, non da soli, per fare in modo che vengano smantellate le reti di organizzazioni criminali che trafficano persone disperate".

L'appuntamento con l'Onu

L'emergenza sbarchi, del resto, con il suo tragico carico di morte nel Mediterraneo, arriverà al Palazzo di Vetro lunedì prossimo per la prima volta, con un rapporto del ministro degli esteri europeo, Federica Mogherini.

L'Italia, che tra i Paesi europei è quello più esposto, da giorni è in pressing perchè il Consiglio di Sicurezza 'certifichi' l'esigenza di combattere gli scafisti, facendo passare una risoluzione che autorizzi un'iniziativa europea di contrasto agli "schiavisti del XXI secolo", come li ha etichettati il premier Matteo Renzi.

Tecnici e diplomatici europei sono al lavoro per mettere in piedi un piano con le possibili azioni di intervento, che potrebbero prevedere anche operazioni entro le acque interne libiche per l'arresto degli scafisti, il sequestro e la distruzione delle imbarcazioni sulla falsariga di quanto messo in atto con l'operazione Atalanta contro i pirati del Corno d'Africa.

Il no della Libia

Questa opzione, però, oggi è stata respinta con forza dal Paese da cui partono gli scafisti, la Libia: "Non ci hanno mai consultati, non accetteremo mai militari sul terreno" (boots on the ground), avverte l'ambasciatore libico all'Onu Ibrahim Dabbashi, rendendo più complicata la partita.

Anche l'idea di schierare più imbarcazioni al largo delle coste libiche per salvare i migranti è "totalmente stupida", ha detto, perchè incoraggerebbe ancora più migranti ad arrivare in Libia, rendendo più difficile il controllo da parte delle autorità locali. Netto no anche alla distruzione dei barconi, perchè - ha affermato - sarebbe difficile distinguerli da altre imbarcazioni.

L'unica alternativa per fermare il flusso dei migranti, sottolinea, è armare il governo di Tobruk, quello riconosciuto, per fargli riprendere il controllo di tutto il Paese. "Una volta che riprenderemo Tripoli - ha spiegato Dabbashi - sarà molto semplice fermare il flusso di immigrazione clandestina verso l'Europa perchè conosciamo tutti coloro che sono coinvolti in questo business".

Dabbashi ha sottolineato che queste attività partono dall'ovest del Paese, in mano agli islamisti e all'Isis. L'altolà di Tobruk, adesso, può costituire un grosso ostacolo al via libera dell'Onu alla guerra ai trafficanti. Il Consiglio di Sicurezza si aspetta infatti una richiesta d'intervento dalle autorità libiche, aveva detto ieri l'ambasciatore della Lituania, presidente di turno dei 15.

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Redazione