Il vento anti europeo e la politica italiana
ANSA/ANGELO CARCONI
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Il vento anti europeo e la politica italiana

I risultati del voto in Spagna e Polonia, la situazione greca e le diverse letture di Berlusconi, Renzi e Salvini alla vigilia delle Regionali

Le elezioni di Spagna e Polonia, con il buon risultato di Podemos e l'affermazione del candidato della destra euroscettica Andrzej Duda, planano sull'ultima settimana di campagna elettorale in Italia in vista delle regionali di domenica prossima. Da Matteo Renzi a Matteo Salvini fino a Silvio Berlusconi questi risultati vengono letti non solo come un messaggio all'Europa, ma anche in chiave interna, ovviamente con interpretazioni opposte.

"Il vento della Grecia - ha detto il premier Matteo Renzi - il vento della Spagna, il vento della Polonia, soffiano in direzione opposta, ma tutti dicono che l'Europa deve cambiare e io spero che l'Italia potrà portare forte la voce per il cambiamento dell'Europa". Cosa possibile con un affermazione del Pd. Con una precisazione: in ogni caso questo voto non avrà ricadute sul governo. Concetto che Silvio Berlusconi invece rovescia attribuendo un forte valore politico alle amministrative di domenica. Per Matteo Salvini da Spagna e Polonia giunge "una bella mazzata per i difensori dell'Europa". Il corollario è che chi vuol fare altrettanto in Italia non ha che da votare Lega.

Deborah Bergamini, responsabile comunicazione Fi, trae invece un'altra conclusione: i due risultati dimostrano "la sindrome da rigetto da parte dei popoli europei verso l'Ue dell'austerità", ma la crisi della Grecia si Syriza a sua volta mostra "che le suggestioni populiste hanno vita breve": come dire che è meglio fare affidamento su Fi quale alternativa a Renzi. Ma proprio Renzi ha fatto un parallelo tra la Spagna e la Liguria, dove la candidatura di Luca Pastorino mette in discussione quella di Raffaella Paita. "Non dobbiamo consentire a nessuno - ha detto - di usare la vostra Regione per fare il bertinottismo 2.0. Chi vi dice 'io sono più a sinistra' fa quello che ha fatto Bertinotti qualche anno fa: manda a casa la sinistra e spalanca le porte ancora una volta alla destra". Insomma un appello al voto utile in chiave anti Fi, accompagnato dall'appello anti-astensionismo: "Spero che domenica siano in tanti quelli che andranno a votare".

L'"altro Matteo", e cioè Salvini, ha compiuto un tour nelle Marche e in Umbria, dove a Pesaro e Todi è stato accolto da lancio di uova e da contestazioni, come in altre circostanze. Il leader della Lega da una parte ha preso le distanze da Berlusconi, sottolineando che nelle Marche ha un altro candidato rispetto a Fi; in Umbria, dove invece c'è un candidato unitario del centrodestra, ha cercato anche lui, come il Cav, di attribuire uno specifico peso politico al voto regionale, invitando a votare il centrodestra per "mandare a casa" Renzi. Sempre in Umbria è andato anche Berlusconi, che in quella candidatura unitaria (come anche quella di Toti in Liguria) vede il "laboratorio" del nuovo centrodestra. "Il futuro leader del centrodestra, dovrà dimostrare di essere capace di aggregare forze diverse ma compatibili. Dovrà essere un uomo di centro, un moderato, un liberale, percé è solo con una politica moderata e liberale che si batte la sinistra".

Quindi Salvini non si faccia illusioni sulla leadership del centrodestra. Berlusconi ha dunque detto che le regionali hanno una valore politico, segno che crede in un buon risultato: ed è per questo che rinunceraà alla trasferta nelle Marche domani, per essere nella promettente Liguria dopodomani. E per convincere gli umbri a votare centrodestra li ha invitata a girar pagina: "Voi siete da quasi 50 anni sotto una guida che esercita un potere soffocante. Credo che un'alternanza ci voglia perché scopa nuova scopa bene". Insomma può finire 3 a 4 per il centrodestra (Veneto, Campania, Liguria e Umbria). In tal caso, ha concluso l'ex Cavaliere, "non noi, ma i suoi amici di sinistra del Pd manderebbero Renzi a casa". (ANSA).

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