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Il ritorno di Silvia Della Monica alla magistratura

In politica con il PD è stata riammessa in ruolo come sostituto procuratore generale alla Corte d'appello di Roma. Dopo una gestione problematica della Cai

Dalla magistratura alla politica e ritorno, con tanto di promozione. Mentre in Parlamento giace, ormai irrimediabilmente arrugginita, la proposta di legge per limitare la “porta girevole” che ha permesso a troppe toghe d’intraprendere una carriera di partito per poi tornare a giudicare in un’aula di tribunale, il 25 ottobre il plenum del Consiglio superiore della magistratura (la notizia è stranamente passata nel più assoluto silenzio) ha riammesso in ruolo Silvia Della Monica, 69 anni, nominandola sostituto procuratore generale presso la Corte d’appello di Roma.

Dal 2008 al 2013 Della Monica aveva chiesto e ottenuto l’aspettativa per essere eletta senatrice del Partito democratico, del cui gruppo è stata per cinque anni presidente in commissione Giustizia. Poi, dal 13 febbraio 2014 era stata nominata vicepresidente della Cai, la Commissione per le adozioni internazionali presso la presidenza del Consiglio. Dall’aprile di quell’anno al 21 giugno 2016 ne era stata anche scelta come presidente dall'allora premier Matteo Renzi.

Negli ultimi anni la gestione della Cai è finita più volte nelle polemiche, e non soltanto perché ha visto calare sensibilmente il numero delle adozioni internazionali: nel 2016 era scoppiato il caso di un misterioso ritardo in un folto gruppo di adozioni provenienti dal Congo; nel 2017 era emerso poi che la casella di posta elettronica istituzionale della Commissione, accessibile solo alla Della Monica, non era stata aperta per 9-10 mesi.

Dalle carte di un’inchiesta a carico della onlus savonese Airone, accusata di aver truffato una ventina di famiglie impegnate in adozioni internazionali nell’est europeo, e soprattutto in Kirgizistan, era emerso anche che Della Monica nel luglio 2014 si sarebbe impegnata a far sparire dal suo ufficio non meglio precisati “documenti pericolosi” che secondo gli inquirenti sarebbero poi finiti in un  cassonetto della spazzatura. 

Secondo le intercettazioni disposte dalla procura ligure, il magistrato-senatore (che comunque non è mai finito nell’inchiesta come oggetto di indagini) avrebbe anche consigliato anche ad alcuni interlocutori di “non usare il cellulare”. Della Monica ha sempre negato la veridicità di questi fatti, sostenendo di aver voluto soltanto “fare pulizia” nel settore.

Dallo scorso giugno la presidenza della Cai è stata attribuita al magistrato minorile Laura Laera. Della Monica aveva cercato in tutti i modi di opporsi a quella nomina, anche rivolgendosi al Tar del Lazio. Inutilmente. Ora, per decisione del Csm, è tornata a fare il magistrato.

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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