
I piani d’attacco all’Iran su un blog
Ennesima rivelazione dei piani israeliani per attaccare i siti atomici di Teheran
Non è certo la prima volta che i supposti piani israeliani o statunitensi per colpire i siti atomici iraniani vengono resi noti dai media ma quanto rivelato nei giorni scorsi dal blogger israelo-americano Richard Silverstein contiene ben poche notizie di rilievo e la pubblicazione del rapporto sembra avere precise finalità politiche. Silverstein ha pubblicato sul suo sito, Tikun Olam (“Riparare il mondo”) , informazioni provenienti da dossier ricevuto da una fonte israeliana di alto livello che a sua volta l'aveva ricevuto da un ufficiale.
Secondo quanto riportato dal blog la fonte israeliana avrebbe reso noto il piano segreto perché “questi non sono tempi normali e temo che Bibi e Barak (il premier Netanyahu e il ministro della Difesa israeliani) facciano maledettamente sul serio''. Un manifesto sostegno politico a quanti in Israele contestano i preparativi bellico del governo che annuncia di dover agire per impedire che l’Iran possieda la bomba atomica.
Una petizione on line ha raccolto poche centinaia di firme, incluse quelle di due professori di diritto, chiedendo ai piloti dell'aeronautica di rifiutarsi di obbedire se verrà ordinato loro il bombardamento dell’Iran poiché un attacco agli impianti atomici porterebbe alla dispersione di materiale radioattivo fra la popolazione civile e "Israele come chi ha effettuato materialmente il raid potrebbero essere accusati di crimini di guerra".
A smorzare l’impatto delle posizioni pacifiste contribuiscono però le autorità di Teheran come l’ayatollah Alì Khamenei, Guida suprema iraniana, che il 16 agosto ha pubblicamente definito Israele “una escrescenza sionista artificiale che scomparirà''. Quanto rivelato da Silverstein non contiene informazioni militari importanti e non aggiunge nulla a quanto già reso noto in passato sull’argomento. Il dossier riferisce di un piano di attacco in diverse fasi. Nella prima armi elettroniche e cibernetiche (virus informatici come quelli che hanno già ritardato il programma atomico di Teheran) distruggerebbero i sistemi di comunicazione inclusa la rete strategica in fibra ottica che collega i centri governativi con i siti atomici e le basi missilistiche sotterranee dei missili balistici Shahab 3.
Paralizzata la catena di comando e controllo iraniana Israele lancerebbe numerosi missili balistici Jericho, privati delle testate nucleari e dotati di alto esplosivo convenzionale e di penetratori per raggiungere decine di metri di profondità prima di esplodere nei bunker che ospitano i laboratori e le basi sotterranee iraniane. La terza fase vede il lancio di missili da crociera lanciati dai sottomarini Dolphin che Israele potrebbe far arrivare furtivamente nel Mare Arabico e forse nel Golfo Persico. Armi da impiegare contro comandi militari e personalità di spicco della leadership politica e militare iraniana.
Gli esiti di questi raid verrebbero verificati dai satelliti Ofeq e un eventuale “colpo di grazia” verrebbe affidato ai cacciabombardieri F-15 ed F-16 dotati, secondo il dossier, di “tecnologia sconosciuta al grande pubblico e anche all'alleato americano e invisibili ai radar” anche se il piano pubblicato da Silverstein non spiega come i jet potrebbero raggiungere l’Iran sorvolando lo spazio aereo di alcuni Paesi arabi. L’anno scorso indiscrezioni rivelarono della stretta cooperazione tra Israele e l’Arabia Saudita per mettere a punto un piano teso a distruggere il programma atomico iraniano al punto che si parlò di una base aerea nel deserto saudita utilizzata dai piloti israeliani per addestrarsi.
La questione dell’attacco all’Iran vivacizza in questi giorni il dibattito politico israeliano anche sul fronte della capacità dello Stato ebraico di difendersi dalla rappresaglia di Teheran. Il ministero per la Sicurezza interna ha testato un sistema di allarme che raggiunge via Sms tutti i telefoni mobili e il ministro Matan Vilnai ha dichiarato che “mai prima d'ora il fronte interno è stato così ben preparato''.
Secondo Vilnai “Israele si è preparato a uno scenario di guerra di 30 giorni su diversi fronti'' (un riferimento a possibili attacchi di Hezbollah e Hamas) che potrebbero causare almeno 500 morti aggiungendo che “sono disponibili kit contro attacchi chimico-batteriologici disponibili per oltre la metà della popolazione israeliana”.Il rischio di guerra con l’Iran non è mai stato così concreto e il comune di Tel Aviv ha approntato la trasformazione di 60 parcheggi sotterranei in rifugi anti missile parcheggi, inclusi quello della stazione degli autobus e dei principali centri commerciali, coprono 850mila metri quadrati e possono ospitare 800mila persone.