La guerra in Mali ed un bambino da adottare
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La guerra in Mali ed un bambino da adottare

Riceviamo e pubblichiamo l'appello di due genitori disperati, da 3 anni in attesa dell'adozione di un bimbo in Mali, ma bloccati dalla guerra e dalla burocrazia

Grido di speranza per i bambini orfani del Mali
Siamo dei genitori “sospesi”. Canditati per l’adozione e dichiarati idonei dall’autorità centrale del Mali; ieri aspettavamo solo d’incontrare i nostri figli, oggi invece ci appelliamo alla ragione, al buon senso e alla speranza che le adozioni internazionali in Mali possano riprendere presto il loro corso. E’ questo il paese in cui abbiamo scelto di presentare la nostra domanda di adozione, un paese che amiamo e al quale ci sentiamo ormai legati da tanto tempo. In Mali abbiamo degli amici, siamo rimasti innamorati dell’accoglienza della sua gente e anche dei suoi meravigliosi paesaggi, è una terra che sentiamo anche nostra.

Abbiamo percorso una lunga strada verso nostro figlio. Dopo anni di attesa e incertezze, le autorità maliane avevano accettato il nostro dossier  e noi eravamo molto felici. Eravamo riusciti a superare tutte le avversità che la terra di nostro figlio ci ha costretto ad affrontare nell’ultimo anno di attesa: l’invasione del Nord del paese da parte di gruppi fondamentalisti islamici, il colpo di stato a marzo 2012, l’imposizione della legge islamica, la Sharia, ad una popolazione di tradizione musulmana tollerante, le tensioni continue, la strada di uno stato laico verso un’islamizzazione eseguita con forza e violenza, ecc.  Abbiamo vissuto tutto ciò con tantissima paura e ansia, sperando sempre che nessuno di questi terribili accadimenti potesse incidere negativamente anche sull’adozione del nostro bambino e che il paese riuscisse a ritrovare la pace, la serenità e la tolleranza che ha sempre reso il Mali uno stato democratico ed esemplare in Africa. Le adozioni, tra mille vicissitudini, sono comunque sempre andate avanti, anche di fronte a questi drammatici eventi.

Ma all’improvviso, a novembre scorso, tutto si ferma: il Mali comunica che le adozioni internazionali diventano un diritto solo dei cittadini maliani, a causa di una nuova legge interna frutto dell’islamizzazione dello stato. In quel momento, più di 150 famiglie (italiane, francesi e spagnole) erano in attesa di concludere le proprie procedure adottive, famiglie che si sono ritrovate a vivere una cocente delusione, dopo anni di attesa e speranza.

La peggior conseguenza del blocco delle adozioni internazionali in Mali, però, è la situazione dei loro bimbi orfani, abbandonati e dichiarati adottabili dal loro stato dopo indagini sociali che hanno lo scopo di accertarsi dell’assenza di famigliari o parenti. La crisi che colpisce il paese rende impossibile che questi piccoli possano trovare nel proprio paese una famiglia pronta ad accoglierli; l’adozione nazionale in Mali è inesistente, le condizioni degli orfanotrofi è drammatica, il numero di bambini aumenta ogni giorno e manca il sostegno economico principale che arrivava dalle donazioni delle famiglie adottive e dalla cooperazione internazionale delle associazioni legate all'adozione stessa. Questa si prospetta come l’unica via perché i bambini possano vivere e possano farlo con una famiglia che li accolga e li ami per tutta la vita.

Per questo, noi chiediamo a questo paese che amiamo e stimiamo, di rispettare il compromesso che aveva preso con le famiglie, ma soprattutto di rispettare quello preso con i bambini, perché questi possano avere un'opportunità di vivere nell'ambiente di amore e serenità che solo una famiglia può offrire. Chiediamo di non lasciare che tutti questi bimbi rimangano orfani per sempre, visto che ci sono dei genitori più che pronti ad accoglierli!

Sappiamo che in questo momento in Mali sono tante le situazioni di emergenza. Tra di loro, però, c’è anche il destino di questi piccoli orfani. Anche per questo, abbiamo deciso di organizzare una petizione internazionali di firme a favore della riapertura delle adozioni internazionali (clicca qui ) e ci sono diverse raccolte fondi organizzate dalle associazioni e gli enti che lavorano nelle adozioni in Mali.

Per avere più informazioni, potete leggere il blog che abbiamo creato appositamente:
https://maliadoption.blogspot.it/

Grazie e cordiali saluti,
Berta Martin Beltran e Giampiero Migliaccio

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Da quanto tempo avete intrapreso l'avventura dell'adozione?
"Abbiamo presentato la nostra disponibilità all'adozione internazionale nel luglio del 2010, quindi presto saranno 3 anni che attendiamo nostro figlio".
Perché avete scelto l'adozione e perché il Mali?
"Abbiamo scelto l'adozione perché ci sembrava la strada perfetta per noi, per diventare genitori. E' una strada che coniuga due necessità: quella nostra di diventare genitori e di creare una famiglia e quella del bambino, di avere una mamma e un papà che lo accolgano con l'amore e l'affetto che solo la famiglia può dare e a cui tutti i bimbi hanno diritto.
Il Mali è stata quasi una scelta per destino. Noi amiamo l'Africa, ci siamo stati tante volte e desideravamo che nostro figlio arrivasse da questo continente. Il Mali è uno dei paesi che per le nostre caratteristiche personali come coppia calzava meglio e in più è uno dei pochi paesi africani che ha ratificato la Convenzione dell’Aja sulla protezione dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale; questa dovrebbe offrire più sicurezza giuridica alle adozioni e più protezione al minore adottato".
Perché ora le adozioni in Mali si sono fermate?
"Il Mali è un paese laico, nel quale la religione maggioritaria è sempre stata la musulmana. Ma la popolazione è molto aperta e tollerante. Da un po' di anni nel nord del paese esiste un conflitto con alcuni gruppi etnici e con frazioni fondamentaliste, che volevano portare il Mali verso la islamizzazione totale, con l'applicazione della Sharia. Questi gruppi pressavano il governo di Bamako che a capo del ex-Presidente della Reppubblica Amadou Toumani Touré ha ratificato una nuova legge che contiene il Codice delle Persone e della Famiglia. Questo è stato molto criticato dalla società stessa, che ha richiesto la sua non ratificazione per considerarlo denigrante e retrogado nei confronti della donna e i bambini, in un paese dove queste figure sono sempre state tenute in alta considerazione e protette. In questo nuovo Codice, si regola anche l'adozione-filiazione, che nel suo articolo 540 dichiara questa possibile solo per i cittadini di nazionalità maliana.

Questa legge interna è in chiara contraddizione con i trattati e le convenzioni internazionali ratificate dal Mali, ai quali la Costituzione maliana dà valore legale superiore rispetto alle leggi interne, che devono adeguarsi ad essi.
A novembre scorso il nuovo direttore dell'autorità centrale maliana per le adozioni (DNPEF) ha deciso di applicare la nuova legge, anche in modo retroattivo, coinvolgendo così alle famiglie straniere che avevano i propri dossier di adozione depositati nel paese da anni e che ormai erano vicini alla fine della procedura. Siamo tutte famiglie alle quali il Mali aveva accettato e dato il consenso. Eravamo tutti pronti ad avere, presto, l'abbinamento con il minore, che in alcuni casi addirittura esisteva già".
A che punto era la vostra pratica adottiva?
"Noi avevamo avuto il consenso dall'autorità centrale del Mali a maggio 2012, dopo la quale dovrebbe arrivare l'abbinamento con il minore in poco tempo. Nostro figlio è stato identificato in uno degli orfanotrofi della capitale maliana e l'abbinamento ufficiale doveva arrivare poche settimane dopo il blocco delle adozioni. Ora è ancora in orfanotrofio, che cresce senza la sua mamma e il suo papà. L'angoscia è molto forte, perché lo stato degli orfanotrofi è drammatico, soprattutto dopo il blocco e per la crisi sociale-economica che attraversa il paese. Questi istituti sopravvivono grazie alle donazioni delle famiglie adottive e alla cooperazione internazionale conseguente alle adozioni internazionali, attraverso dei programmi di sostegno da parte delle associazioni dei paesi adottanti. In questo momento, senza il canale adottivo, gli istituti non hanno la possibilità di sostenere i bambini, che sono sempre di più".
C'è speranza perché le adozioni riprendano in poco tempo?
"In questo momento il Mali sembra aver preso una posizione diversa. Ci sono diverse azioni in corso che potrebbero portare alla riapertura, ma soprattutto alla possibilità di concludere le pratiche in corso. Noi ce lo auguriamo davvero, per i bambini. Loro hanno diritto ad una famiglia. Noi amiamo il nostro bambino, amiamo la sua terra e cultura, siamo anche stati nel Mali per conoscere meglio le sue origini, la sua gente, la terra che l'ha visto nascere".

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