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ANSA/GIUSEPPE LAMI
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Gli astenuti, il "partito" che spaventa chi ha a cuore le istituzioni

Il Presidente Mattarella continua a parlare a quel 30% degli italiani per cui il 4 marzo sarà una domenica come un’altra. Ma i partiti tacciono

C’è un partito che fa paura a chi ha a cuore le istituzioni: l’astensionismo. Quel 30% degli italiani per cui il 4 marzo sarà una domenica come un’altra. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è tornato con un’intervista a Famiglia Cristiana a fare appello agli italiani per non disertare le urne. Un invito rivolto a quella fetta di elettori che hanno perso la passione per il dibattito, che non si sentono più rappresentati da niente e nessuno.

La distanza tra gli elettori e le sezioni elettorali segnano in maniera netta la distanza tra la vita reale e i palazzi, su un voto che non restituisce una percezione di cambiamento, chiunque vinca. Chi non vota pensa che “sono tutti uguali” e che concretamente nella propria vita non si registrerà alcun cambiamento. Nonostante le riforme, nonostante l’Istat fotografi un Paese in lieve ripresa.

A poche settimane dal voto, Mattarella torna, per la terza volta, dall’inizio dell’anno, a far appello alla partecipazione attiva, per contribuire alla scelta per gli anni che verranno.

Il silenzio dei partiti

Ma se il Capo dello Stato si preoccupa, i partiti rimangono silenti. A loro tutto sommato va bene che una fetta di popolo rimanga a casa, mentre si rifugiano nei sondaggi certi, su quel magma elettorale che si sposta da un partito all’altro, ma conta sempre sugli stessi numeri. È la torta dei consensi.

E se un terzo degli elettori rimane a casa è per colpa dei politici, della perdita di credibilità di una classe dirigente che in alcune occasioni si è presentata come Wanna Marchi, che ha svilito progressivamente il senso delle istituzioni, snobbato i corpi intermedi e denigrato il dialogo bollandolo come una perdita di tempo. A destra come a sinistra questo è stato lo spettacolo degli ultimi anni, senza contare quello che nelle ultime ore sta andando in scena con le parlamentarie del Movimento 5 stelle.

Non a caso, nei dibattiti nessuno punta a riportare alle urne quel 30 per cento di astenuti, semmai timidamente delle volte si tirano in ballo gli indecisi, che sono meno incattiviti verso la classe politica.

Un partito ombra

Rimane fuori dalle decisioni un partito ombra, che discute e si confronta lontano dagli strumenti democratici di questo Paese, impoverendo e condannando il Paese ad una classe dirigente forse peggiore di quella che avremmo se tutti scegliessero il proprio candidato. Perchè quello che non vota è numericamente e stabilmente il primo partito in Italia.

Lo ius soli, oltre ad essere un’occasione mancata per l’inclusione di migliaia di ragazzi, avrebbe portato nuova linfa all’elettorato attivo di questo Paese. Quello di cui i partiti hanno più paura: nuove masse non censite e poco orientabili.

Perché finora, possiamo dirlo, la campagna elettorale stenta a scaldare i motori e anche i cuori. Tanto che le ragioni degli astenuti appaiono sempre più comprensibili.

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Sara Dellabella