Giappone: "cacciatori di foto" tornano sui luoghi dello tsunami per ricostruire la memoria nazionale
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Giappone: "cacciatori di foto" tornano sui luoghi dello tsunami per ricostruire la memoria nazionale

Studenti e volontari rovistano tra le macerie alla ricerca di immagini. Per cercare testimonianze che possano restituire a chi ha perso tutto un po' di ottimismo

Lo tsunami che ha colpito le coste orientali del Giappone l'11 marzo dell'anno scorso non ha solamente ucciso migliaia di persone e distrutto case, strade e scuole. L'onda anomala creata dal maremoto ha anche spazzato via la memoria delle comunità che abitavano negli sfortunati villaggi costieri. Nei luoghi dove tutto è andato perduto e dove intere comunità sono state sradicate dalle loro radici per la violenza scatenata dalla natura, non c'è più chi possa ricordare e raccontare, e non esistono più quei posti che costruiscono l'inconscio collettivo, come le biblioteche e gli archivi, ma anche le soffitte personali.

In mezzo alle macerie, però, si poteva trovare qualcosa su cui ricostruire la memoria. Un gruppo di cento volontari, in gran parte studenti, ha voluto manifestare la propria solidarietà ai sopravvissuti della tragedia rovistando in mezzo alla macerie alla ricerca di fotografie. Si tratta delle testimonianze di paesi che non ci sono più, ma che possono sopravvivere nei ricordi e magari rinascere grazie ad essi.

Gli studenti hanno dato vita al progetto "Vogliamo salvare la tua memoria!" e hanno raccolto centinaia di immagini fotografiche che rappresentano i momenti importanti delle famiglie che un tempo abitavano nella prefettura di Miyagi. Le hanno ripulite dal fango e hanno sfruttato le apparecchiature informatiche messe a loro disposizione dalle Università di provenienza per digitalizzarle e ridare vita ai colori che stavano sbiadendo. I nuovi scatti, su cui i volontari hanno lavorato per mesi con pazienza e meticolosità, sono poi stati spediti ai legittimi proprietari e oggi sostituiscono i ricordi di chi non c'è più nelle case che il difficile processo di ricostruzione sta rimettendo faticosamente in piedi nella zona. Del resto, diceva il maestro Henri Cartier-Bresson, "le fotografie possono raggiungere l'eternità attraverso il momento".

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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