Gabriele Paolini e l'inchiesta con luci ed ombre
ANSA/RICCARDO DALLE LUCHE
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Gabriele Paolini e l'inchiesta con luci ed ombre

Dal 10 novembre Gabriele Paolini, è in carcere a Regina Coeli a Roma per le ipotesi di reato di induzione e sfruttamento della prostituzione minorile e produzione di materiale pedopornografico

Le sue incursioni folli nei tg degli ultimi vent’anni lo hanno proclamato, come re indiscusso dei disturbatori della tv. Si autobattezza “profeta del condom”, lanciando una campagna di prevenzione dell’Aids. Ama il cinema di Federico Fellini e di Vittorio De Sica, la comicità di Alberto Sordi e di Walter Chiari. Frequenta corsi di teatro, gira film hard, fa spettacoli porno dal vivo, crea un sito sulle sue perfomance erotiche e raccoglie firme sul web chiedendo la pena di morte per i pedofili e stupratori. 

Dal 10 novembre Gabriele Paolini, è in carcere a Regina Coeli a Roma. Bloccato dai carabinieri, sulla base di un provvedimento cautelare emesso dal giudice Alessandrina Tudino, su richiesta della procura di Roma, per le ipotesi di reato di induzione e sfruttamento della prostituzione minorile e produzione di materiale pedopornografico

A incastrarlo ci sarebbero alcuni video, che riprendono il Paolini, in scene di sesso con tre minorenni, tutti identificati, due 17enni italiani e un romeno di 16 anni, che si prostituivano in cambio di soldi per pagarsi la discoteca, la ricarica telefonica, un paio di jeans griffati. Con uno degli adolescenti, sembra ci sia stato solo un tentativo di approccio. Ogni incontro veniva pagato, secondo gli inquirenti, 40 euro.

Un’accusa pesantissima. Un’onta indelebile, che se confermata nei vari processi diventano un marchio di infamia e vergogna.

L’inchiesta parte da Riccione. Paolini porta in un laboratorio fotografico di Roma, un file con foto e video per farli stampare. Essendo una procedura automatica, i dati digitali confluiscono nella sede nazionale della ditta, la Photosì Spa di Riccione. L’operatrice controlla e vede per caso il contenuto di sesso. Avverte il proprietario emiliano. A quel punto il titolare chiama i carabinieri di Rimini, che sequestrano 94 fotografie e 16 video, e mandano tutto per competenza all’Arma della capitale, di via in Selci. I militari romani analizzano il contenuto e in una nota, informano i pm che quei video contengono «scene di sesso tra Paolini e vari adolescenti che venivano indotti al compimento degli atti sessuali, dietro promessa di pagamento di somme di denaro e che erano consapevoli di essere videoripresi». In quei files, Paolini si trova in una camera da letto con un adolescente. Ecco alcune frasi: «abbiamo fatto 30 euro, girati un attimo», «no…no!!»,  «fidati! Non faccio nulla, ma cosa pensi», «ma, non penso nulla», poi il minore alza la posta «a 45 euro allora!!!». Il luogo delle scene in uno scantinato di piazza Bologna a Roma. I carabinieri lo sigillano, come sequestrano il pc del Paolini. 

Ma chi è davvero Paolini?  Nel suo sito ci sono decine e decine di foto, in cui viene ritratto con l’ex porno star Eva Henger, con Rocco Siffredi, con Sara Tommasi, ma anche con Beppe Grillo, Antonio Di Pietro, Marco Pannella, Gianni Alemanno, Gigi Proietti, Enrico Mentana, con il cardinale Ruini, con Madre Teresa di Calcutta, con Papa Wojtyla e con il regista americano Woody Allen. Il Truman show di Casal de’ Pazzi, quartiere della capitale dove è cresciuto, ha tenuto incontri all’accademia di “Belle Arti” di Roma; ha incontrato mille alunni dell’istituto tecnico commerciale a Benevento come relatore di “comunicazione sociale” ed è oggetto di studio universitario da parte di studenti della scuola di giornalismo della capitale, la Luiss. 

Ma Paolini un narcisista patologico, un millantatore istrionico, che ha deciso di sfruttare il tubo catodico per diventare vip, con quell’esibizionismo simulato e le sue apparizioni demenziali? O è una personaborderline, un mostro pedofilo? Figlio di un generale dell’esercito in pensione, ora ottantenne e di un’ex cantante lirica di origini torinesi, ha tre sorelle: Silvia, sociologa e maestra federale di tennis; Marinella, fotografa d’arredamento e Rossella, biologa presso La Sapienza. Nel suo sito, dedica innumerevoli pagine, alla sua famiglia e a loro, «le mie tre sorelle mi hanno sbattuto illegalmente per sei giorni all’interno del reparto di psichiatria dell’ospedale di Moncalieri, a Torino».  

Un rapporto difficile, quello familiare, stando a quanto scrive lo stesso Paolini, costellato da denunce e controdenunce, di amore-odio e di ricerca reciproca. Per la procura di Roma, non ha dubbi: Paolini è un pedofilo e produce materiale pedopornografico. Ma sono le parole del giudice, che firma l’ordinanza di custodia cautelare, a bollarlo più pesantemente: «assoluta incapacità di contenimento, esasperata ed anzi enfatizzata nella relazione con minori (testimonianza anche della esaltazione narcisistica insita nella auto-produzione del materiale) e con totale assenza di continenza e di rispetto dell’altrui persona, oltre al dispregio delle regole civili». In quelle 14 pagine, con cui si chiede il suo arresto, il gip Tudino descrive «un quadro di assoluta svalutazione dell’altrui libertà, con acclarata incapacità di governo dei propri impulsi antisociali» e imputa al Paolini «una condotta gravissima» compiuta «con freddezza, professionalità e abilità». 

Durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip, Paolini, sostiene che alla base dei rapporti con uno dei 17enni non ci fosse «mercimonio, ma solo affetto. Siamo fidanzati da otto mesi. Ci amiamo, mi ha presentato anche sua madre e lui ha conosciuto i miei. Siamo andati anche insieme alla piscina del circolo ufficiali dell'esercito. Il nostro è amore».  Ammette di sapere che il ragazzo era minorenne e che il rapporto «era consenziente», e precisa davanti al giudice che «non ho mai preso parte a orge con minori, i video erano solo per uso personale. Per spirito narcisistico ho sempre amato documentare la mia vita per poi vedere e condividere le immagini con i miei amici». Mentre con gli altri due adolescenti, che per la procura sarebbero stati adescati in cambio di soldi, dichiara di aver avuto «solo rapporti affettuosi di amicizia, poi finiti dopo che mi sono innamorato di lui». I ragazzini coinvolti, durante gli interrogatori degli inquirenti, in forma protetta e sempre con l’ausilio di uno psicologo, hanno spiegato che Paolini «è un amico. Un uomo della tv e personaggio famoso. Andavamo in giro con la sua auto a giocare a bowling. Ci ha anche portato a bere il tè a casa con i suoi genitori e suo padre ci ha insegnato a giocare a briscola». 

Panorama ha incontrato i minori coinvolti nell’indagine. Per tutelare la loro privacy non sveliamo né identità, né  l’età. Tommaso (il nome è di fantasia), indossa jeans e felpa, è un bel ragazzino e tiene alla sua estetica, ciglia rifatte, capelli di tendenza. All’inizio fa lo spavaldo, lo sbruffone. Dice: «va bene…tutto bene». Poi si scioglie come un cioccolatino e dice «devo solo consolare mio padre che sta un po’ giù in questo periodo e che lui di certo non se lo aspettava e anche mia mamma stessa, ma sapeva che uscivo con gabbri perché glielo ho presentato. Anna, lo so certe cose non si fanno ed ho sbagliato davvero, non vedo l'ora di uscire da questa brutta vicenda». 

Marco, il più loquace, va al sodo e spara a zero sui giornalisti: «Dicono solo stronzate su di me, sono infami», «ma che incontri in chat? Mica so’ scemo! Io l’ho conosciuto tramite un amico», «a me (Paolini ndr) stava simpatico, mi divertivo a uscire con lui». Marco ci ribadisce di non aver mai avuto rapporti sessuali con lui, anzi grida fiero e in maniera categorica: «Io preferisco morire che andare a letto con un uomo. Odio i gay! Mi piacciono le donneee!». Descrive il disturbatore tv, come una persona divertente, allegra da frequentare, un mattatore. Confida però di avere ricevuto soldi da lui e solo una foto «innocua» a schiena nuda, senza maglietta. Niente di più, ripete e ci tiene a confermare fino all’ultimo momento del nostro incontro, che non sta «dicendo cazzate», «non ho nulla da nascondere», «io ci sto a passà i casini pe’ questa storia», e che non ha mai avuto approcci sessuali di alcun genere. Si divertiva, perché «facevamo stronzate», cioè giocavano a soldi a bocce, a poker, a bowling. In tutto Marco ha intascato massimo 200 euro e li spendeva per andare in discoteca, per offrire da bere ai suoi coetanei. I suoi amici invece hanno «vinto» in totale 1000 euro e forse di più. Marco racconta anche che l’altro suo amico, che ha avuto rapporto consenziente con Paolini, abusava di droghe leggere, «era bruciato per le canne» e se in astinenza «faceva il pazzo».

Panorama ha incontrato anche un altro ex amico di Paolini: Loris (nome di fantasia). Loris è adulto e ha frequentato Paolini per decenni. «Lo conosco da tanto tempo. Mi faceva battutine sessuali e ci provava. All’inizio non ci facevo caso. Poi Gabriele diventava sempre più insistente, anche se il suo modo era sempre istrionico, da eccentrico. Mi ha chiesto approcci sessuali in cambio di denaro. Ho sempre respinto le sue avances». Loris continua «era bizzarro, non studiava, ma adorava il teatro. La nostra amicizia si è cementata per la passione in comune per la letteratura, il cinema, il teatro. Ci confidava di aver subito abusi sessuali in spiaggia e altri da alcuni preti. Aveva atteggiamenti omofobi, forse proprio perché stava vivendo un dramma interiore». 

Loris rivela un Paolini, «viziato»: «Se voleva una cosa, cercava di ottenerla in tutte le maniere. Frequentandolo nei vari anni, ho capito che ha problemi seri di dipendenza sessuale. La sua vera ossessione, non è la tv, ma il sesso».  Gli avvocati di Paolini, Lorenzo La Marca e  Massimiliano  Kornmuller, non si sbilanciano nella strategia difensiva e dicono a Panorama: «Stiamo studiando la documentazione messa a disposizione dal pm Claudia Terracina al fine di depositare nei prossimi giorni ricorso al tribunale del riesame». Nel frattempo Paolini, recluso nella sezione deisex offenders, scrive la bozza di un suo libro, «Le mie prigioni». Saranno quelle della sua coscienza o delle sbarre di cemento? 

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Anna Germoni