Morti, suicidi, il "male" via Facebook
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Morti, suicidi, il "male" via Facebook

Ieri a Roma l'ultimo episodio di una lista di decessi, sempre più lunga, legata ai social network: un tema di cui si occupa Panorama in edicola

ll mondo dei giovani sembra essere più difficile che mai proprio oggi, che nell’era di Facebook, si accorciano i tempi e le distanze per i rapporti amorosi e le amicizie. Ma forse è proprio questo “accorciare” il tempo che a molti adolescenti “brucia” anche l’esistenza.

Infatti, che gli usatissimi Facebook e Twitter siano diventati anche un “motore” di disagio per i ragazzi più sensibili ce lo mostrano gli ultimi fatti di cronaca che hanno visto una serie spaventosa di suicidi giovanili.

Carolina Picchio, Amanda Todd, lo scorso 10 ottobre, Andrea, il ragazzo dai pantaloni rosa, Tim Ribberink  e Rehtaeh Parsons, adolescente canadese che si è impiccata nel bagno della sua casa in Nova Scotia.

L’ultimo caso, anche se non strettamente legato ai social network è quello avvenuto all’Istituto tecnico nautico "M. Colonna" ieri mattina, dove un ragazzo di 16 anni si e' gettato dalla finestra del terzo piano. Un salto nel vuoto per cercare di zittire per sempre le risatine e gli sfottò dei compagni che da settimane lo prendevano in giro perché  gay. Un gesto assurdo e sconsiderato per sfuggire dagli assilli sulla sua, considerata dagli altri, diversità.

Insomma un lungo e drammatico elenco di giovane vittime del bullismo e del cyberbullismo.

Carolina Picchio, studentessa delll’Itc Pascal di Romentino, piccolo centro di Novara, ha deciso di smetterla con la vita gettandosi dal balcone del terzo piano dell’abitazione del padre. Gli amici, nei giorni successivi al drammatico gesto, hanno riversato la loro rabbia proprio su Facebook e Twitter dove hanno creato persino  l’hashtag #RIPCarolina, per ricordare la loro grande amica ma soprattutto come un atto d’accusa nei confronti dei bulli. Che proprio su Facebook l’avevano presa in giro.
Domani in edicola sul nuovo numero di Panorama, un’inchiesta sui suicidi giovanili per colpa dei social network.

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Nadia Francalacci