Europa: ma perché i tedeschi sono così...tedeschi?
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Europa: ma perché i tedeschi sono così...tedeschi?

L'inflessibilità della Germania con la Grecia si fonda sulla sua memoria corta. L'aiuto dell'Ue per evitare il default nel dopoguerra è stato dimenticato

Austerity, rigore, inflessibilità. I tedeschi sono davvero un concentrato di rigido grigiore oppure li disegnano solo così?. Sulla questione greca la Germania è passata da un nein implacabile per bocca del ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, all'idea di un "compromesso possibile" secondo la Cancelliera Angela Merkel. Come a sfatare il mito (o l'incubo) di una Germania che va avanti sempre a testa bassa, senza possibilità di dialogo e senza propensione alla negoziazione.

Ma le cose viste da Berlino assumono contorni diversi. Il Muro qui, caduto 25 anni fa, è un fantasma che non turba i sonni dei più giovani, di quelli nati quando già non c'era più e che hanno voglia solo di volgere lo sguardo verso il futuro. Berlino corre veloce senza guardarsi alle spalle; ma è un'isola colorata che rappresenta un'eccezione all'interno della Germania. 

"Credo che nel mondo ci sia uno stereotipo dei tedeschi, che però non corrisponde al vero o - almeno - corrisponde solo parzialmente", dice a Panorama.itLutz Ehrlich, noto giornalista berlinese che lavora per la televisione pubblica tedesca e per Arte. Lui il Muro se lo ricorda bene, e anche i tanti viaggi per incontrare gli amici che vivevano a Est. "In realtà, i tedeschi sono molto diversi da Angela Merkel che, va detto, in tutti questi anni di governo ha sempre dimostrato una grande flessibilità politica e una grande capacità di negoziazione", prosegue Ehrlich. 

Però, all'esterno in pochi se ne sono accorti, mentre andava in scena la controfigura rigida e coriacea della Cancelliera. "Non è così e la dimostrazione sta proprio nell'evoluzione della crisi greca. All'inizio la Germania ha detto un no secco, ma adesso ha aperto al dialogo con Tsipras. Insomma, si è scelto di negoziare". "I tedeschi non apprezzano l'esagerazione - prosegue Lutz Ehrlich - e i greci hanno speso soldi senza chiedersi da dove arrivavano. In Germania non si pensa alla greca, e questo si vede anche sul piano interno. Basti pensare che la Bavaria rinfaccia a Berlino di prosciugare i fondi statali per cose inutili mentre i bavaresi non riescono a trovare i soldi per riparare una strada".

L'ex ministro degli Esteri Joschka Fischer ha recentemente lanciato un guanto di sfida ad Angela Merkel, accusando la Cancelliera e i suoi alleati di "euroegoismo", e di aver dimenticato quando l'Europa salvò la Germania dimezzando i suoi debiti di guerra. Oggi, Alexis Tsipras ha nuovamente rilanciato la questione, non tanto per ottenere i soldi indietro, ma quanto per provare ad ammorbidire attraverso la forza del passato le posizioni intransigenti di Merkel e Schäuble.  

"I tedeschi hanno una memoria molto corta. Non ricordano quello che succedeva 12 anni fa, figuriamoci se ricordano gli aiuti dell'Europa alla fine della Seconda Guerra mondiale", dice Lutz Ehrlich. "Il principale problema dei tedeschi è proprio questa memoria corta. Abbiamo completamente dimenticato come stava la Germania all'epoca di Gerhard Schröder, allora eravamo il grande malato d'Europa, mentre adesso siamo la locomotiva d'Europa, e del grande malato non si ricorda più nessuno. I problemi del Lavoro e la crescita...tutto dimenticato, esattamente come è stata dimenticata l'epoca nazista, che trova spazio solo nelle commemorazioni ufficiali, ma che non è una memoria viva, soprattutto nelle giovani generazioni". 

Ma, esattamente, in che modo l'Europa ha salvato la Germania dimezzando il suo debito? Rispolverare un po' di Storia non fa mai male. L'attuale "locomotiva europea", la Germania, nel corso del Novecento è andata in default due volte: nel 1923 e dopo la Seconda guerra mondiale. La salvezza per i teutonici è arrivata dalla Conferenza di Londra del 1953, durante la quale la comunità internazionale decise di condonare i debiti delle due guerre mondiali per permettere alla Germania di rimettersi in piedi e ripartire. Tra i Paesi che nel 1953 decisero di abbonare il conto alla Germania c'erano la Grecia e l'Italia

Diamo qualche numero: alla fine della Seconda guerra mondiale il debito tedesco aveva raggiunto la cifra di 23 miliardi di dollari, che era pari al 100% del Pil tedesco. Senza un "aiutino", insomma, la Germania non ce l'avrebbe mai fatta a ripagare i debiti di due guerre e, mentre i sovietici (inflessibili) hanno chiesto e ottenuto il pagamento completo, i Paesi europei hanno deciso di rinunciare a più della metà della somma loro dovuta da Berlino.

E veniamo alla storia recente. La seconda metà del debito, quella ancora dovuta dopo il generoso condono, avrebbe dovuto essere restituita qualora le due Germanie si fossero riunificate. Ma nel 1990 il Cancelliere Helmut Kohl si oppose alla rinegoziazione dell'accordo, che avrebbe significato un terzo default per la Germania. E anche in questa occasione, sia l'Italia che la Grecia corsero in aiuto di Berlino e acconsentirono a un secondo regalo, decidendo di non esigere quanto era loro dovuto.

A questi vanno poi aggiunti i soldi a pioggia dell'Unione europea per aiutare la Germania nel processo di riunificazione. Un costo diviso tra tutti i Paesi europei, che però i tedeschi sembrano aver dimenticato.

"Quando il Muro è caduto - dice Lutz Ehrlich - la Germania si è sentita dalla parte giusta del mondo. Con la fine del comunismo e solo l'America come grande potenza mondiale, i tedeschi hanno pensato di essere invulnerabili. E oggi la gente è convinta che non si debba dire grazie a nessuno per quello che abbiamo fatto e per i successi ottenuti, proprio in virtù di questa presunta invulnerabilità. E' questa una delle principali storture del modo di pensare dei tedeschi. Si sentono invincibili e credono che il loro successo sia frutto unicamente dei loro sforzi e del loro impegno. Ovviamente, non è così". 

Insomma, sempre per restare in tema con la Grecia, i tedeschi più che di inflessibilità peccano di ubris, di tracotanza, il vizio tanto inviso agli Dei. "Quello che mi ha sempre colpito dei tedeschi è il loro essere molto infantili", dice a Panorama.itEmanuele Valariano, filosofo e storico dell'arte che vive da anni a Berlino. "E, proprio come i bambini, sono incredibilmente paurosi, quasi codardi. Hanno paura dei cambiamenti. Hanno bisogno di avere tutto sotto controllo, perché così sanno come gestire le cose. L'imprevisto li terrorizza. Questo è uno degli aspetti che solitamente non si vede nei tedeschi. Ma, dietro le quinte del palcoscenico internazionale sono proprio così: dei paurosi". Insomma, il cielo sopra Berlino (e Francoforte) è decisamente più multiforme di quello che ci si aspetta. 



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Anna Mazzone