Estrema destra in Grecia. Nel covo di Alba dorata
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Estrema destra in Grecia. Nel covo di Alba dorata

L’inviato di "Panorama" è riuscito a incontrare l’ideologo del movimento dell’estrema destra ellenica. Che profetizza: "Italiani, siate pronti, la rivolta sta per arrivare anche da voi"

Alle 6 del pomeriggio, vicino alla stazione di Larissa, ad Atene, la gente si mette in fila davanti alla sede del partito Alba dorata. Alle 7 meno un quarto arriva un gruppo di ragazzi in moto, ben piazzati, con la testa rasata. Prendono posto con naturalezza, come in un gesto di routine: due a piantonare l’ingresso, gli altri a sorvegliare la fila. Sorridono, salutano con fare gentile, si fumano una sigaretta con quelli che sono in coda per il grande evento delle 7: la distribuzione dei viveri ai soli greci. Si entra, si presenta la carta d’identità e si riceve un sacchetto di cibo regalato da Alba dorata.

È il rito che si ripete una volta a settimana, il martedì, in questo quartiere problematico dove questi attivisti muscolosi in maglietta nera si sono presentati come i salvatori.

A leggere le percentuali, gli hanno creduto in molti: alle politiche del 2009 Alba dorata aveva raccolto lo 0,29 per cento dei voti; a giugno, con il 6,92 per cento, si è conquistata 18 seggi in parlamento. Oggi, a seconda dei sondaggi, vale tra il 13 e il 15 per cento ed è, di fatto, il terzo partito politico in Grecia. Un cittadino su quattro pensa che il successo di Alba dorata sia un fatto positivo (a maggio lo pensava uno su 10). Ora che il vento è loro favorevole, i "camerati" (o, come dicono davanti ai cronisti, "gli amici") non hanno più bisogno dei giornalisti: alle interviste si concedono malvolentieri e, quando serve, si permettono spedizioni punitive. È successo, all’inizio di novembre, a Michael Tezaris, giornalista della greca Skai tv, accerchiato e picchiato mentre faceva domande nel quartiere sbagliato.

Che i militanti di Alba dorata siano facili alle mani non è un segreto per nessuno, anzi è uno dei motivi del loro successo. Chiedetene conto a un loro elettore e avrete quasi sempre questa risposta: "Hanno idee che non condivido, ma avevamo un problema con un gruppo di immigrati e loro l’hanno risolto". Come? Se cercate online, i video non mancano. Tra i più noti c’è quello dell’irruzione al mercato di Rafina, cittadina costiera dell’Attica, dove i militanti di Alba dorata hanno controllato i documenti degli ambulanti, per poi distruggere le bancarelle di quelli che non erano greci. Sono azioni tollerate anche dai più insospettabili, in un paese di meno di 11 milioni di abitanti che ospita oltre 1 milione di immigrati illegali.

I membri del partito non ne parlano più volentieri, perché gli ordini dall’alto sono cambiati: al posto dei muscoli esibiamo la nostra filosofia. È per questo che, dopo molti rifiuti, Theodoros Koudounas, ideologo e membro del comitato centrale di Alba dorata, ha accettato di ricevere Panorama nella sede centrale del partito, ad Atene.

L’accoglienza è glaciale: si deve attendere a lungo in strada, sorvegliati da un militante, mentre la gente entra ed esce dalla sede con i sacchetti di cibo; entrati, si fanno tre piani di scale sotto gli sguardi di militanti in maglietta nera. Uno di loro sussurra: «Italiano, eh?». Koudounas è alla sua scrivania, nell’ufficio di presidenza, in maglietta aderente. Farà tutta l’intervista con i gomiti appoggiati sul tavolo, per assicurarsi che i bicipiti non sfuggano all’attenzione.

Non è uno sprovveduto, è un ingegnere, laureato come il leader supremo, Nikolaos Michaloliakos, che è matematico. Se glielo si fa notare, si infuria: «Non siamo un movimento di élite, abbiamo operai, fornai, macellai. Per noi l’unica plebaglia sono i corrotti che hanno portato questo paese alla rovina. Sono i nostri primi nemici, perché sono nemici del popolo».

Ma allora chi è il responsabile della crisi greca: questi corrotti o l’austerità imposta dall’Unione Europea?
Le sembra una domanda sensata? I politici non decidono più niente, sono solo marionette nelle mani di gente come George Soros, come i miliardari di Goldman Sachs o Fitch (in realtà un’agenzia di rating, ndr), che si arricchiscono sul niente. È tutto deciso dalle banche, che vivono su soldi virtuali, non dai politici, che ci stanno trasformando in una Comunità musulmana europea pur di servire i signori del soldo. Il disegno è chiaro: vogliono un’Eurabia fatta da un governo centrale che comandi una melma indistinta di nazioni senza storia, perciò facili da sottomettere.

Che alternativa proponete?
Noi siamo per la democrazia di Platone: alcuni illuminati devono preparare il popolo alla democrazia, che arriverà solo quando tutti saranno pronti. Adesso, in Grecia, non c’è democrazia, né un popolo pronto per un governo democratico, c’è solo una società che sta morendo.

Se vinceste le elezioni domani, che cosa fareste?
Primo: ci sono dei soldi che i tedeschi ci devono dalla Seconda guerra mondiale, ce li faremo ridare. Secondo: chiuderemo tutti i confini della Grecia. Potrà entrare solo chi viene per commercio o per turismo. Terzo: manderemo tutti gli immigrati al loro paese d’origine o in altri paesi europei che vorranno farsene carico.

Anche gli immigrati legali?
Non ci sono immigrati legali in Grecia, a parte qualche caso isolato. Quarto, dicevamo: ci apriremo a una stretta cooperazione con la Russia, anche in campo militare. Quinto: tutte le banche saranno nazionalizzate e inizieranno a servire soltanto il paese. Sesto: sospenderemo il pagamento dei nostri debiti. Nel giro di 5 o 10 anni, quando la nostra economia tornerà in salute, usciremo dall’euro e pagheremo quanto dobbiamo. Se ai debitori non va bene, cavoli loro. Poi ci sono altre politiche di cui ora non posso dire niente.

Per realizzare questo programma domani userete la violenza, come fate oggi con gli immigrati che arrivano in Grecia?
Noi non vogliamo la violenza, non siamo mica pazzi. Ma non siamo nemmeno ipocriti come gli altri partiti politici che si dicono democratici. La violenza non è un problema, quello che conta è il tuo obiettivo: se attaccassero l’Italia, non usereste la violenza per difendervi? Se avessimo scelto di rifiutare la violenza per coltivare il nostro io interiore, non saremmo qui vestiti di nero, ma in Tibet con una tunica arancione.

È per questo che spesso fate quello che spetterebbe alla polizia?
Non è colpa nostra: è la polizia che dice alla gente di venire da noi, perché loro non hanno tempo e mezzi per risolvere i problemi. Del resto, se lei vedesse una vecchietta che deve attraversare la strada, la aiuterebbe o starebbe ad aspettare che arrivasse un poliziotto a farlo?

È per questo che la gente vi vota?
Gli altri partiti le hanno provate tutte per spiegare il nostro successo: prima hanno detto che ci avevano lasciato troppo spazio, poi hanno detto che era colpa della crisi o del fatto che la gente non sapesse chi fossimo veramente. Non lo capiranno mai, perché loro sono parte integrante del problema. La verità è che ci sono più ragioni che, messe insieme, stanno risvegliando l’anima del popolo greco e, qualunque cosa gli altri facciano per annientarci, noi cresciamo comunque. E li annienteremo.

Di che ragioni parla?
Lei è italiano, no? Dovrebbe saperlo: voi e la Spagna siete 5 anni indietro rispetto a noi, in questo processo di risveglio. Rispetto a noi, siete solo più ricchi e meno corrotti, ma state pronti, il momento sta per arrivare.

Come fa a esserne così sicuro? Ha contatti con l’Italia?
Non abbiamo contatti con alcun partito italiano, né siamo interessati ad averne. Dirò di più: degli altri partiti nazionalisti europei non c’è n’è uno che ci piaccia.

Neanche il mondo italiano dell’antipolitica sembra interessato a legarsi a voi. Beppe Grillo ha detto: "Sono l’ultima speranza, se fallisco io arriva Alba dorata".
Io questo Grillo non l’ho mai sentito nominare.

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Marco Pedersini

Giornalista. Si occupa di esteri. Talvolta di musica. 

Journalist. Based in Milan. Reporting on foreign affairs (and music, too). 

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