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Perché Juncker ha sbagliato a parlare delle elezioni italiane

Un errore di valutazione politica e incapacità di prevedere il danno. Così il presidente della Commissione Europea ha compiuto la sua ennesima gaffe

"Dobbiamo prepararci allo scenario peggiore: un governo non operativo in Italia". Il Presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, a dieci giorni dal voto, non smentisce la sua nota fama di gaffeur e irrompe bruscamente nella campagna elettorale italiana. Scelta non solo sbagliata e invadente, ma anche dannosa.

E infatti, dopo un intervento a gamba tesa del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ("Le elezioni non sono un salto nel buio, non temo il baratro") e i chiarimenti richiesti dal Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, è arrivato il passo indietro: "Qualunque sarà l'esito elettorale - ha fatto sapere Juncker in una nota - sono fiducioso che avremo un governo che assicurerà che l'Italia rimanga un attore centrale in Europa e nella definizione del suo futuro".

Cosa ha detto Juncker

Ma la frittata era ormai fatta. L'instabilità, ha detto in prima battuta l'ex premier lussemburghese, potrebbe provocare "una forte reazione dei mercati nella seconda metà di marzo".

Peccato che i mercati non abbiano atteso la seconda metà di marzo per farsi sentire e la Borsa di Milano abbia chiuso, maglia nera in Europa, in calo dello 0,84%. Non solo: lo spread Btp-Bund (lo ricordate? quel numero che indica la differenza di rendimento tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi, considerati i più sicuri e stabili d'Europa?) si è aperto di sei punti in poche ore per chiudere a quota 138 e il giorno seguente (23 febbraio) era già risalito di 4 punti a 142.

Perché è grave ma importante

Oltre alla freddezza e alle reazioni negative di tutti i partiti politici (eccezion fatta per +Europa di Emma Bonino) il tema centrale resta la paura che fa ai mercati un Paese instabile. Una paura lecita ma che certo non doveva essere espressa in questo modo da un esponente di spicco delle istituzioni europee che con le sue parola sa di destabilizzare gli equilibri dei mercati.

Ogni sommovimento di Borsa o dello spread dei titoli di stato procura delle perdite di redditività per tutti i risparmiatori oltre che per i grandi investitori istituzionali del Paese e esteri che nel nostro Paese investono.

Quindi c'è una doppia motivazione che ci porta a dire che Juncker ha sbagliato: l'opportunità politica (su cui il lussemburghese non si è mai distinto quanto a sensibilità) e l'incapacità di prevedere il danno. Forse ancora più pericolosa della prima.

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Redazione