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AHMAD AL-RUBAYE/AFP/Getty Images - 5 febbraio 2018
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Isis, dove recluta (a sorpresa) i propri militanti

Da Trinidad e Tobago combattenti in partenza per Siria e Iraq, mentre in Europa si pensa a piani di de-radicalizzazione

La lista degli Stati nei quali vengono reclutati i militanti dell'Isis va aggiornata. Siria, Iraq, Libia o Tunisia non sono infatti gli unici Paesi nei quali il sedicente Stato Islamico fa proseliti. La new entry è rappresentata a sorpresa da un piccolo lembo di terra, un'isola distante migliaia di miglia nautiche, 10.000 km dalla ex capitale del Califfato, Raqqa: si tratta di Trinidad e Tobago.

Il piccolo paradiso nel cuore dell'arcipelago delle Antille, bagnato dal Mar dei Caraibi a nord e poco distante dalle coste del Venezuela è diventato, infatti, un bacino perfetto per il reclutamenti di nuovi jihadisti.

Quel territorio rappresentato da un'isola poco più grande di 5.000 km² e con poco più di 1,2 milioni di abitanti (più o meno come Torino e Firenze messe insieme), rappresenta oggi una "fucina" di potenziali terroristi.

Tra coloro che sono partiti da quella terra caraibica per arruolarsi tra le fila dei combattenti dell'Isis in Siria, perdendo la vita, c'è anche Tariq Abdul Haqq, uno dei più promettenti pugili di Trinidad, medaglia d'argento ai Giochi del Commonwealth col sogno di una vittoria olimpica.

L'ex sportivo morto in nome dell'Isis

La storia di Haqq - racconta il Guardian - è emblematica di molte altre: spiega come un ex sportivo apparentemente ben integrato possa trasformarsi in un combattente volontario delle "bandiere nere", trovato poi morto tra Iraq e Siria, carbonizzato tra le rovine dell'autoproclamato Stato islamico.

Si tratta, però, solo di uno dei tanti miliziani formatosi a Trinidad, che risulta uno dei paesi da cui parte il maggior numero di jihadisti al mondo. Il Dabiq magazine, giornale che si rivolge direttamente ai potenziali terroristi, ha raccontato in passato la storia di Shane Crawford, poi convertitosi all'islam e diventato Abu Sa'd al-Trinidadi, che in una intervista ha spiegato il suo viaggio verso la Siria e la sua guerra ai cristiani.

Nel 2007, invece, un cittadino di Trinidad finì in prigione perché coinvolto nell'attentato all'aeroporto JFK di New York.

Trump, Trinidad e il rischio attentati

Non è dunque un caso che il Presidente statunitense Trump abbia avuto un colloquio telefonico, appena un mese dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, con il primo Ministro di Trinidad e Tobago, Keith Rowley, per discutere di terrorismo.

In allarme anche la Gran Bretagna, il cui governo di recente ha avvertito i propri cittadini di possibili attacchi terroristici nel paese, al pari di quelli messi a segno (e ora nuovamente temuti) in Spagna e Francia.

Dove si formano gli jihadisti

Nonostante non si siano mai verificati attentati contro Trinidad e Tobago, secondo i media britannici più di 100 cittadini dell'isola delle Antille si sono arruolati tra le fila dell'Isis, compresi 70 kamikaze pronti a immolarsi, che sono poi stati raggiunti in Siria e Iraq da dozzine di donne e bambini più o meno volontari.

Si tratta di un numero estremamente elevato se paragonati alle circa 300 "reclute" dell'Isis provenienti da Canada e Usa, che contano su una popolazione molto più numerosa. Numeri che comunque  stridono con l'apparente tranquillità in cui si vive nell'isola: il 10% della popolazione è di fede musulmana, ma si rifà a un islam moderato.

Il rischio dei foreign fighters, anche in Europa

Nonostante la smentita ufficiale del Viminale, ha destato timori la lista, diramata dall'Interpol, di 50 presunti combattenti dello Stato Islamico, che sarebbero sbarcati di recente in Italia, con piccole imbarcazioni da pesca. Secondo la polizia internazionale l'obiettivo dei potenziali jihadisti, tutti tunisini, sarebbe raggiungere altri paesi europei, in particolare del nord Europa.

Sarebbero invece 700 i miliziani dell'Isis rientrati a Bruxelles, in Belgio, dopo la caduta del Califfato. In Germania avrebbero già fatto ritorno in circa 100 (su 950 addestrati in Siria e Iraq), anche se a preoccupare Hans-Georg Maassen, capo dell'agenzia di sicurezza interna tedesca (Bft) sarebbero soprattutto le mogli degli jihadisti, accompagnate dai figli, nati e "addestrati" nei territori dell'Isis.

Non andrebbe meglio in Gran Bretagna, dove sarebbero tornati almeno 400 degli 850 combattenti della jihad partiti dal Regno Unito.

I piani di de-radicalizzazione

In questo scenario alcuni paesi stanno correndo ai ripari con piani di de-radicalizzazione. Tra questi lo stesso Regno Unito, con la Operation Constrain (Operazione Vincolo), che prevede forme di aiuto economico (come agevolazioni nell'assegnazione di abitazioni statali) e psicologico per chi fosse rimasto traumatizzato dalla guerra in Siria e Iraq.

Un progetto analogo è stato varato in Danimarca, dove l'Isis sembra abbia formato 150 jihadisti, ora in buona parte di ritorno. Il governo di Copenhagen ha approvato il piano denominato "Abbraccia un jihadista" che, come spiegato dalla polizia locale, ha lo scopo di "aiutare i giovani estremisti" perché questo "è il modo migliore per mantenere la pace": trattarli "duramente o con sospetto" non farebbe altro che renderli "più pericolosi per la società".

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Eleonora Lorusso