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Controllo delle armi, il dibattito che non interessa all'America

Repubblicani e Democratici sono tutti a libro paga della lobby (trasparente) della Nra. Ma il secondo emendamento...

Se qualcuno sostenesse che la strage di San Valentino in Florida ha riaperto il dibattito politico sul gun control, mentirebbe.

Anche perché il dibattito era già morto nell'ottobre del 2017 dopo la strage di Las Vegas, costata 59 vittime e 489 feriti per mano di un solo cecchino dotato di 47 armi da fuoco.

Negli Stati Uniti, sia a livello politico sia a livello culturale, il controllo delle armi è una questione leziosa, e nessuno davvero ha il potere, ma soprattutto la volontà, di affrontare l’argomento.

Coinvolgimento bipartisan

Fuori dai confini nazionali, il tema certo fa scalpore; ma come sanno bene tutti quelli che hanno frequentazione con la società americana, il possesso delle armi da fuoco è un fattore trasversale che abbraccia e unifica ceti diversi, etnie diverse, connotazioni politiche opposte.

Sbagliato quindi considerarlo un baluardo della destra o dei conservatori, anche se certo la NRA (National Rifle Association), la corporazione dei produttori di armi, ha a libro paga più esponenti del Gop rispetto a esponenti democratici.

Libro paga nel significato di lobbying, che negli Stati Uniti com’è noto è una pratica lecita e trasparente, e grazie allo strumento dei PAC (Political Action Commitee) permette un rapporto causa/effetto tra i soldi raccolti e quelli stanziati in favore di un politico specifico, di un progetto di legge preciso, di una campagna d’opinione mirata.

I PAC non si fanno quindi solo per costruire ponti e ospedali, ma anche per blindare la legislazione in favore del porto d’armi, l’immunità per chi le produce e le vende, comprese naturalmente quelle d’assalto che dovrebbero essere in uso solo ai militari o ai corpi speciali della polizia.

Dal 1989 a oggi i PAC della NRA hanno portato 41,9 milioni di dollari in donazioni dirette ai candidati favorevoli all’attuale legislazione in materia di armi.

Stato o individuo?

Ma è il secondo emendamento, anche senza la clamorosa sponsorizzazione della NRA, il vero pilastro culturale che mette il gun control al muro.

Per molti americani, compresi ampi settori progressisti e d’ispirazione libertaria, gli emendamenti alla Costituzione sono sacri e rappresentano il primato dell’individuo sul potere centrale dello Stato.

Non a caso per la strage in Florida sta finendo nel mirino non la NRA, ma l’FBI. Sembra un paradosso, ma il Bureau ha ammesso di aver ignorato alcuni avvertimenti che avrebbero potuto evitare il massacro, e ora rischia grosso nientemeno che il Direttore Christopher Wray.

Un cortocircuito con il Russiagate (i rapporti tra Wray e Trump non sembrano cristallini) inatteso, e che la dice lunga sulla reale percezione del problema.

Quindi non un tema da declinare in termini di destra e sinistra, tanto fuori quanto dentro al Congresso Usa, ma un tema che in fondo ha a che vedere con l’educazione civica.

Se è vero che gli emendamenti si fanno forza l’un con l’altro (la liberta d’espressione non può valere di più, agli occhi americani, del libero possesso di un’arma) è vero che le armi sono solo uno strumento inerte.

In una scena di Full Metal Jacket di Kubrick lo spietato addestratore dei Marines che esalta alle reclute Lee Harvey Oswald, l’assassino di Kennedy (ex marine), ricorda a tutti questa regola: “il fucile è solo uno strumento, è il cuore duro che uccide.”

Per saperne di più

- Dalla Columbine a Parkland: tutte le stragi nelle scuole americane


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Alessandro Turci

Alessandro Turci (Sanremo 1970) è documentarista freelance e senior analyst presso Aspenia dove si occupa di politica estera

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