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La misteriosa esplosione nel reattore iraniano di Arak

Di chi è la colpa dell’esplosione del reattore ad acqua pesante? La Repubblica Islamica non commenta né riferisce la notizia ma si sospetta un’azione del Mossad

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Cose come queste di solito non capitano per caso. E, ad alimentare il mistero intorno all’evento che ha coinvolto le attività nucleari di Arak, in Iran, c’è anche il fatto che la notizia sia stata finora tenuta nascosta dalla stragrande maggioranza della stampa internazionale.

 

Ma di cosa stiamo parlando e cos’è successo esattamente? La scorsa settimana ad Arak, nell'Iran occidentale, si è verificata un’esplosione all’interno del sito nucleare dov’è in costruzione un reattore ad acqua pesante.

 

Il reattore iraniano di Arak, denominato IR-40 e progettato per una capacità di 40 megawatt, è da tempo causa di profonda preoccupazione in Israele, perché il sistema in uso al suo interno è in grado di generare plutonio sufficiente per la costruzione di bombe nucleari, senza bisogno dell’uranio arricchito (per ottenere la bomba nucleare, infatti, è indispensabile costruire o impianti di arricchimento dell’uranio o reattori nucleari dove produrre il plutonio, come in questo caso).

 

Solo alcuni giorni dopo che il sito nucleare è stato colpito, per la prima volta un quotidiano israeliano, DEBKAfile, pubblica un articolo che riferisce dell’accaduto e si domanda cosa vi sia intorno all’evento “misterioso”.

 

Se la causa dell’esplosione e l’entità del danno che ne è scaturito non sono state ancora stabilite, DEBKA riferisce che un simile problema ritarderà - per la seconda volta - la verifica finale del corretto funzionamento del reattore di Arak.

 

 

Le quattro possibili dinamiche dell’incidente
Secondo informazioni parziali (pur se da fonti credibili), si è verificato quanto segue: all'interno del reattore in costruzione si stavano svolgendo le attività preparatorie al test con combustibile artificiale e acqua leggera, in programma per questo mese. Il punto preciso dell’esplosione potrebbe corrispondere a uno dei grandi contenitori di liquido di raffreddamento o ai manometri collegati al nucleo del reattore.

 

Gli esperti iraniani e gli agenti dell’intelligence stanno concentrando le indagini su quattro possibili cause dell'esplosione: la prima è il sabotaggio; la seconda parla di un virus impiantato nei computer che controllano i sistemi che gestiscono i test; la terza è tesa a verificare se vi sia stato un errore nei calcoli degli ingegneri nella progettazione dei contenitori refrigeranti (ad esempio, potrebbe esser stata sottovalutata la loro capacità di resistenza per il livello di pressione richiesto); la quarta e ultima ipotesi parla di una vendita deliberata all'Iran di acciaio inadatto, non abbastanza forte da resistere a tali pressioni (dunque, si torna al sabotaggio).

 

 

 

Quali conseguenze per il programma iraniano
Lo scorso agosto, l'Iran aveva avvertito l’AIEA (Agenzia per l’Energia Atomica) che il test di novembre ad Arak sarebbe stato il passaggio finale prima che il reattore entrasse nella sua fase di rodaggio, stadio che avrebbe preceduto di poco la sua messa in funzione. Questo potrebbe aver allertato comprensibilmente servizi segreti stranieri (come il Mossad), che si sarebbero conseguentemente impegnati per impedire la completa messa in funzione di Arak. Secondo le fonti di DEBKA, il danno causato dall’esplosione rinvia quello stadio indefinitamente.

 

Da ciò, non si può affermare che l’incidente sia stato provocato da agenti esterni, per così dire. Ma di certo, il governo israeliano non si sarà addolorato nell’apprendere che ad Arak si è verificato un evento che danneggia enormemente i progressi degli ingegneri iraniani in campo fissile, rallentando la tabella di marcia e la proliferazione nucleare dell’Iran.

 

Se i sospetti degli uomini dell’intelligence di Teheran convergono comprensibilmente sulla teoria del sabotaggio (non sarebbe la prima volta che accade, del resto), più oscuri sono i motivi per cui la notizia non abbia ancora fatto il giro del mondo.

 

Sarà forse per tutto questo che l'ayatollah Ali Khamenei ieri, circa i negoziati sul nucleare, commentava "non sono ottimista"?

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Luciano Tirinnanzi