Start-up, tre consigli per evitare un fallimento
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Economia

Start-up, tre consigli per evitare un fallimento

Crearne una è facile, farla funzionare molto meno. Per colpa di concorrenza, profitti in calo e finanziamenti non sempre garantiti

Lanciarsi nello sviluppo di una start-up va di moda o conviene? Certamente viviamo nell'era delle start-up, e sono tantissimi gli esempi di queste piccole compagnie che, grazie all'idea giusta, riescono a fare fortuna. Probabilmente è proprio il loro successo che ci induce a sottovalutare quanto, al contrario, il mondo delle start-up sia pieno di casi di fallimento. The Economist ne ha partalo addirittura in termini di "estinzione di massa", come se la maggior parte di questi esperimenti tecnologici fosse destinata a non durare a lungo.

Il vero problema è che, al giorno d'oggi, creare una start-up è facile, farla funzionare molto meno. Da quando sono stati lanciati i progetti di crowdfunding tanti hanno avuto la possibilità di lanciare le loro invenzioni anche senza essersi preventivamente assicurati un finanziamento. Ecco perché per evitare che l’entusiasmo iniziale finisca con l'essere travolto dalle difficoltà, può essere utile dare a chi sogna di lanciarsi nel grande business delle start-up qualche consiglio per superare quelle che potrebbero essere le difficoltà della fase immediatamente successiva al lancio. Perché è questo il periodo più critico per la loro sopravvivenza.

1) Attenzione alla concorrenza. Il fatto che lanciare una start-up sia diventato molto più facile di fatto aumenta moltissimo la concorrenza. Quindi attenzione: prima di iniziare a raccogliere fondi conviene studiare con cura quali potrebbero essere i vostri concorrenti, e ristrutturare di conseguenza il progetto per assicurarvi la copertura di una particolare nicchia di mercato ancora realmente scoperta.

2) Oltre che per evitare problemi di concorrenza, definire in maniera chiara il pubblico a cui ci si rivolge è importante per altri due motivi. Anzitutto l’esplosione delle start-up, salvo alcune eccezioni, ha finito col ridurre i profitti per tanti, proprio per la competitività che contraddistingue questo settore. In secondo luogo, se con il crowdfunding o con altri tipi di finanziamenti, pubblici e privati, il primo lancio è facile, per continuare a sviluppare il progetto è necessario coinvolgere i venture capitalists, che sono in genere molto, molto più attenti, e di conseguenza meno generosi, degli altri gestori di fondi.

3) Ai problemi di pianificazione di medio e lungo periodo si aggiungono poi quelli relativi all'avversione al rischio e alla capacità di gestione dei possibili fallimenti. A dispetto di quanto si sia in genere portati a credere, gli imprenditori non sono tendenzialmente meno spaventati dal livello di rischio associato alla loro attività, ma semplicemente hanno maggiore fiducia nelle probabilità di successo della loro attività. Forti di questa fiducia ritengono di essere in grado di superare qualsiasi difficoltà. Gli startupperhanno la stessa mentalità, ma il loro problema è che non demordono nemmeno di fronte a fallimenti ripetuti.

La facilità con cui è possibile oggi far partire una start-up ha finito con l'aumentare il tasso di fallibilità delle stesse. Questo perché nel frattempo si è diffusa la convinzione secondo cui "fallire, e fallire spesso, conviene, perché aiuta a maturare l'esperienza necessaria per avere successo poi". E invece, dati alla mano, di solito succede proprio il contrario. Quindi chi non ce l'ha fatta la prima volta raramente riesce ad avere successo la seconda.

In generale, quindi, e senza scoraggiare nessuno, fiducia, determinazione ed entusiasmo vanno bene, ma bisogna anche guardare in faccia la realtà quando le nostre idee non funzionano. Per evitare un fallimento, però, un po' di pianificazione di medio-lungo termine può aiutare. A patto che anche questa sia il frutto di un mix di ragionevolezza ed entusiasmo.

 

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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