Pil: i ritardatari lo abbassano di 22 miliardi
CARLO CARINO / Imagoeconomica
Economia

Pil: i ritardatari lo abbassano di 22 miliardi

Ogni lavoratore italiano in media perde 10 minuti al giorno per colpa della non puntualità altrui. E così l'Italia ci rimette una cifra dell'ordine di una manovra finanziaria

L'importanza di arrivare in orario. Lo si insegna alle elementari, ma si dovrebbe ripassare l'argomento anche ai corsi di economia.

Che la puntualità, oltre a essere una buona maniera, abbia un grande valore economico, lo sostiene un manager, Andrea Battista, autore di un curioso saggio, "Elogio della puntualità" scritto assieme allo scrittore Marco Ongaro, e presidente per l'Italia di YPO, l'associazione no profit che riunisce i presidenti e gli amministratori delegati under 45 delle più importanti realtà aziendali internazionali.

Battista ha provato a calcolare, attraverso un complesso modello matematico, il costo sociale in termini di Pil di questa cattiva abitudine, piuttosto diffusa tra gli italiani.

Risultato? Per colpa dei ritardatari l'Italia subirebbe una perdita annua, ai valori del 2013, compresa tra 1,5 e 2,6 punti percentuali di Pil, ossia tra 22 e 44 miliardi di euro.

Siamo nell’ordine di grandezza della tipica manovra di finanza pubblica. Un valore superiore al budget dei ministeri di Giustizia o Difesa, più elevato delle spese dedicate alla ricerca scientifica, tanto da far dire ai due autori che la mancanza di puntualità è addirittura "un’emergenza sociale trascurata".

IL VERO PROBLEMA DELL'ECONOMIA ITALIANA

Esagerano? Forse no, anche perché il libro accende i riflettori su un tipico caso di comportamento individuale che, pur non costituendo ovviamente un illecito, diventando collettivo è in grado di provocare conseguenze dannose su un'intera economia.

L'analisi condotta da Battista si basa su tre assunti necessari. Primo: il tempo è una risorsa scarsa e il suo mancato impiego rappresenta quello che gli economisti definiscono costo – opportunità.

Secondo: il reddito prodotto dal tempo dedicato al lavoro è una buona misura del valore del tempo stesso. Terzo: il sistema economico non sta lavorando al massimo potenziale consentito dal capitale disponibile.

Il suo obiettivo, da dirigente d'azienda, è capire quanto tempo impieghiamo aspettando e quanto, invece, non ne riusciamo a recuperare improvvisando attività alternative utili (a valore aggiunto, dicono gli economisti), come controllare la posta elettronica, leggere materiale lavorativo.

Secondo le sue stime, ogni italiano in media perde 20 minuti su sette ore lavorative, a causa della non puntualità altrui, riuscendone a recuperare solo 10. I restanti 10 (persi), moltiplicati per milioni di lavoratori italiani manderebbero in fumo parte della nostra ricchezza.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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