Ponte Morandi: perché Fincantieri potrebbe ricostruirlo
ANSA/LUCA ZENNARO
Economia

Ponte Morandi: perché Fincantieri potrebbe ricostruirlo

Il Gruppo guidato dall’ad Giuseppe Bono controlla Infrastructure, società di costruzioni attiva a livello internazionale

Sul delicato tema della ricostruzione del Ponte Morandi di Genova, dopo il disastroso crollo avvenuto lo scorso 14 agosto,  il governo sembra avere le idee molto chiare. “Lo deve costruire un'azienda di Stato, noi abbiamo un gioiello che si chiama Fincantieri che può essere sostenuta da Cassa depositi e prestiti" ha annunciato nelle ultime ore il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio.

Una posizione che riprende l’idea espressa qualche giorno prima dal ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, che in Commissione Ambiente aveva appunto sostenuto: “Non faremo ricostruire il ponte Morandi a chi l’ha fatto crollare” con evidente riferimento a Società Autostrade: “Sarà Fincantieri con Cassa depositi e prestiti a ricostruire con il timbro dello Stato”.

Una posizione questa che da molte parti è stata accolta però con stupore, visto che Fincantieri è nota per l’attività svolta nella costruzione di navi, e non certo per quella nel campo infrastrutturale. Eppure, la realtà è decisamente diversa. Vediamo perché.

“Abbiamo tutte le capacità”

Era stato proprio l'amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono cinque giorni fa, il 23 agosto, visitando lo stabilimento di Ansaldo Energia sfiorato dal crollo del Ponte Morandi, a sorprendere tutti sostenendo che "Fincantieri è in grado di ricostruirlo il ponte", precisando "nessuno ce lo ha chiesto". Almeno fino a quel momento.

Ma è bastata forse proprio questa quanto mai tempestiva sottolineatura a far sì che il gruppo di cantieristica navale, associato a quello di Cassa depositi e prestiti, diventasse per Di Maio e Toninelli, proprio il candidato ideale a ricostruire l'opera.

"Fincantieri ha tutte le capacità e le conoscenze per costruire un'opera di questo genere, ne stiamo facendo quattro in Belgio", aveva aggiunto tra l’altro Bono. Ma da dove arriva questa competenza ingegneristica e infrastrutturale rivendicata con orgoglio da Bono?

Un segreto di Pulcinella chiamato Infrastructure

Ebbene, si dia il caso che, nell'arcipelago di società che fanno capo a Fincantieri, in pochi avevano in precedenza notato l'esistenza della controllata Infrastructure che, dietro lo slogan a effetto "Nothing too big, nothing too complex", progetta e costruisce proprio ponti, oltre che stadi, porti e grattacieli.

La sede operativa di questa società che rappresenta una sorta di segreto di Pulcinella è a Verona e ha all'attivo tra l’altro opere difficili: sono in fase di costruzione appunto i 4 ponti sul canale Albert in Belgio citati dallo stesso Bono.

Da notare che ciascuno di essi è ad arco a campata unica con luce di oltre 120 metri e un migliaio di tonnellate di peso. Due ponti sono in fase avanzata; gli altri due sono appena stati improntati. Tutti saranno completati comunque entro il 2019.

Ma non finisce qui. Risulta infatti in fase di realizzazione anche un nuovo ponte sul fiume Ticino, una piattaforma di perforazione semi-sommergibile non presidiata capace di operare in condizioni ambientali estreme da 35mila tonnellate di peso.

Insomma, un biglietto da visita di tutto rispetto, che pone effettivamente il Gruppo Fincantieri in una posizione di candidato quanto mai autorevole alla ricostruzione del Ponte Morandi. Staremo a vedere.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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