Quelle nomine di buona famiglia
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Economia

Quelle nomine di buona famiglia

Per i vertici delle aziende pubbliche il governo Renzi ha scelto nomi eccellenti. Ma non è detto che rispondano ai criteri di efficienza e competenza

Molti sembrano sorpresi del giudizio del mercato sulle nuove nomine ai vertici delle aziende pubbliche. I fautori dell’efficienza e della competitività lo sono meno. Non si può dire che Matteo Renzi non abbia scelto nomi eccellentiti, anche fra le donne, o perlomeno i nomi di persone che hanno sempre ricoperto ruoli importanti in Italia. Ma ci sono almeno tre ragioni per cui queste nomine non rispondono necessariamente ai criteri di efficienza, competitività e competenza.

Renzi ha scelto ai vertici delle grandi aziende pubbliche imprenditori che hanno già lavorato nel settore pubblico o imprenditori privati. Peccato si sia dimenticato del conflitto d’interessi. Ma gli imprenditori privati non hanno rapporti commerciali con le imprese pubbliche? Il conflitto di interessi distorce la concorrenza e quindi riduce efficienza e crescita. Al di là del conflitto d’interessi, ci si può chiedere se la scelta sia ricaduta davvero sui migliori talenti disponibili nel mercato. Una volta un importante imprenditore tedesco mi disse: in Germania (ma io aggiungo anche nei paesi anglosassoni) le imprese sono gestite da esterni e i figli degli imprenditori vengono mandati a fare nuove esperienze (per esempio in altre aziende) per dimostrare se hanno effettivamente talento; invece in Italia, spesso, le imprese vengono tramandate di padre in figlio con alterne fortune. Ora che fa Renzi? Prende figli di imprenditori e affida loro la presidenza di grandi aziende pubbliche. Ma possibile che in Italia non si riesca a scovare un nome nuovo, qualcuno che abbia lavorato all’estero, un civil servant di spicco, qualcuno che abbia esperienze internazionali e sia stato giudicato dal mercato?

Le considerazioni di cui sopra valgono sia per gli uomini che per le donne. Ma per quanto riguarda le donne, ricadiamo di nuovo nel danno reputazionale delle quote rosa: perché una donna sia convincente deve aver dimostrato (ancora più di un uomo) di aver passato il giudizio del mercato e di aver saputo affrontare la competizione da sola.

Nei paesi anglosassoni come anche in Germania c’è la tendenza a scegliere manager con competenze tecnico quantitative (soprattutto se si tratta di industria pesante): ingegneri o economisti. In Italia sono come sempre preferite la conoscenza della legge e delle materie umanistiche. La crescita in Italia non arriverà con gli 80 euro al mese che Renzi vuole mettere in tasca agli italiani. E non verrà neanche se gli euro al mese fossero 10 mila o 100 mila. La crescita la fanno gli imprenditori schumpeteriani: quelli che rischiano, che sfidano la concorrenza, quelli con le idee innovative e con il coraggio dei pionieri. Cristoforo Colombo non avrebbe scoperto l’America se fosse stato raccomandato o avesse avuto un lavoro sicuro nell’azienda di famiglia.

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Ester Faia

Nata nel 1973, laurea in Economia alla Bocconi e Ph.D. alla New York University, Ester Faia ha ricoperto diversi incarichi accademici e presso organismi internazionali. È professore ordinario alla Goethe University of Francoforte, senior fellow del Center for Financial Studies e research professor al Kiel Institute. È autrice di numerose pubblicazioni in qualificate riviste accademiche internazionali. Ha svolto incarichi per diverse banche centrali, centri di ricerca (tra i quali il CEPREMAP di Parigi e il Globalization Center della Dallas Fed) e università straniere. Ha ricevuto prestigiosi premi da istituzioni come l'Unione Europea, la Banca centrale europea e la Fondazione tedesca della ricerca. È consigliere di Buzzi Unicem dal 2012.

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