Mario Draghi e il tetto allo spread
Economia

Mario Draghi e il tetto allo spread

Ecco il nuovo piano della Bce per stabilizzare l'Eurozona: “misure efficaci ma non risolutive se non verranno creati gli Eurobond”, sostiene l'economista Alberto Quadrio Curzio

È scontro tra la Banca centrale tedesca e la Banca centrale europea. La Bundesbank ha detto "nein" a qualsiasi tentativo della Bce di porre un tetto prefissato per gli spread, oltre il quale la stessa Banca Centrale Europea inizierà ad acquistare i titoli di stato dei paesi in difficoltà come l'Italia o la  Spagna.

La Germania non ci sta e lo scontro inizia ad alzare i toni.

È questo, infatti, il piano che il presidente della Bce, Mario Draghi, starebbe preparando per stabilizzare l'area euro in vista del prossimo autunno, nel timore di una nuova tempesta sui mercati finanziari ai danni della moneta unica. Ma la strada sembra davvero in salita.

TUTTO SULLA CRISI DELL'EURO

Ma cosa ha in mente Draghi? Gli acquisti sul mercato da parte della Bce scatterebbero soltanto se una nazione di Eurolandia dovesse chiedere gli aiuti del Fondo Salva-Stati: in questo caso, oltre al sostegno del fondo, i paesi più indebitati potrebbero contare sull'imbattibile arsenale della Bce, che inizierà a comprare i loro bond governativi per tenere a bada gli spread, cioè il differenziale di rendimento tra i titoli di stato tedeschi (i Bund) e quelli delle nazioni periferiche.

COS'E' E COME FUNZIONA IL FONDO SALVA-STATI.

La particolarità che contraddistingue questo nuovo piano di Draghi è soprattutto una: il tetto prefissato per lo spread sarà tenuto in gran segreto dalla Banca Centrale, in modo da evitare che gli speculatori possano prevedere in anticipo l'andamento del mercato.

“Si tratta indubbiamente di misure efficaci anche se non saranno la soluzione di tutti i problemi”, dice l'economista Alberto Quadrio Curzio , che in sostanza approva le mosse della Bce, ma rilancia comunque il progetto degli Eurobond .

Perché efficaci, professore?

Credo che la novità positiva stia proprio nel fatto che il tetto anti-spread verrà tenuto segreto. Se non potranno prevedere in anticipo le mosse della Bce, molti speculatori rinunceranno probabilmente a muoversi sul mercato, per evitare il rischio di pesanti perdite nei loro portafogli.

Soltanto per questa ragione, i piani di Draghi le piacciono?

No, c'è anche un altro motivo. La riservatezza della Bce sui sostegni ai singoli stati avrà anche un altro effetto positivo: farà capire ai membri di Eurolandia che la necessità di aiutare i paesi in difficoltà è un problema che riguarda tutto il Vecchio Continente e non soltanto una singola nazione. La missione della Bce è di stabilizzare l'Unione Monetaria e passa necessariamente attraverso la lotta agli spread.

Pensa che i tedeschi alla fine si convinceranno?

Alla fine, credo che si convinceranno. La Germania deve fare una scelta: non può continuare all'infinito a vivere nella situazione di oggi, in cui il governo di Berlino riesce a finanziarsi sul mercato a tassi pari allo zero o addirittura a negativi.

Perché non può?

Perché oggi l'area del Bund, cioè la Germania, si sta finanziando a costi contenuti a spese dei paesi mediterranei come l'Italia, che pagano invece interessi altissimi. Alla lunga, la crisi delle nazioni periferiche rischia di avere degli effetti deleteri anche sulle esportazioni tedesche. I primi segnali evidenti si percepiscono già oggi.

Di quanto potrà scendere lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi, dopo l'intervento della Bce?

Non escludo che il tetto prefissato da Draghi possa variare nel tempo, a seconda delle circostanze. Otterremmo un bel risultato se le misure della Bce riuscissero a portare i differenziali d'interesse sui livelli indicati di recente dal governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, cioè attorno ai 200 punti.

Non si tratterebbe di un “mezzo miracolo”?

Credo che sarebbe il giusto riconoscimento per un paese come l'Italia che ha fondamentali economici migliori di quanto non appaia oggi sui mercati. Non dimentichiamoci che il nostro paese ha un avanzo primario, al lordo degli interessi sul debito,  vicino al 4% del Pil e un deficit netto pari alla metà di quello francese.

Per quale ragione, allora, l'intervento della Bce non sarà la soluzione di tutti i problemi?

Perché l'area euro non verrà mai fuori dalla crisi se non riuscirà a far ripartire la crescita economica. Lo dico da tempo, assieme a molti altri economisti, e ho indicato anche alcune soluzioni in proposito.

Quali?

La creazione degli eurobond, i titoli rappresentativi del debito di tutte le nazioni di Eurolandia, per la quale ho presentato una proposta dettagliataassieme a Romano Prodi. Sono l'unica soluzione per  far ripartire gli investimenti in tutto il Vecchio Continente, molto più dei project bond, che garantiranno invece risorse limitate.

Il problema è convincere i tedeschi...

Credo che in Germania l'opinione pubblica non sia bene informata sugli effetti positivi derivanti dagli Eurobond. La nostra proposta prevede di mettere in comune una parte del debito di tutti gli stati, in cambio però di una sostanziosa contropartita: il conferimento come garanzia da parte di ogni singola nazione di attività reali molto consistenti, come le riserve auree o le partecipazioni azionarie in società pubbliche. Soltanto l'Italia potrebbe apportare una somma di ben 200milardi di euro e la Germania circa 280 miliardi.

In Italia, però si pensa a privatizzare il patrimonio pubblico. E' un progetto in contrasto con il suo. Non è vero?

Sì. Infatti non sono molto convinto sui potenziali benefici di un grande piano di  privatizzazioni, vista l'attuale situazione dei mercati finanziari. Conferendo quote di Eni o Enel in un fondo a garanzia degli eurobond si otterrebbero invece molte più risorse.

C'è chi dice che che gli interventi della Bce potrebbero avere, alla lunga, effetti distorsivi sul mercato. Cosa ne pensa?

Non sono d'accordo. Se vogliamo creare un Europa veramente solida come gli Stati Uniti, non possiamo rinunciare ad avere una Banca Centrale che somigli alla Fed americana, cioè sia capace di intervenire sul mercato con molta decisione e senza divisioni. E non possiamo neppure rinunciare all'idea di trasformare una parte del debito dei singoli stati in debito federale, proprio come negli Usa.

TUTTE LE MISURE NECESSARIE PER SALVARE L'EUROPA .

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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