Made in Italy: le aziende che puntano sulla Russia
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Economia

Made in Italy: le aziende che puntano sulla Russia

Il clima di ostilità nei confronti del paese di Putin sembra non aver contagiato alcuni dei più noti marchi della moda italiana

Il lusso batte la geopolitica. Le sanzioni della Ue e l'embargo scattato lo scorso 7 agosto su una lista di prodotti alimentari, hanno fatto crollare le esportazioni italiane verso la Russia. Ma il clima di ostilità nei confronti del paese di Putin sembra non aver contagiato alcuni dei più noti marchi della moda italiana.

I DANNI DELLE SANZIONI ALLA RUSSIA ALL-ITALIA

Che, in sordina, hanno deciso di puntare dallo scorso autunno proprio sulla piazza moscovita per lo sviluppo delle vendite fuori confine. Anche perché i russi, nonostante il rublo in discesa che li ha spinti a comprare un po' di meno, rimangono ancora tra i clienti più contesi dai principali esponenti del made in Italy.

Tanto che a esser fiduciosi sono anche alcuni grandi player dell'alimentare, il settore più colpito dall'embargo. Ecco, di seguito, le aziende che scommettono sulla ripresa dell'orso russo nei prossimi mesi.

NeroGiardini

L'azienda marchigiana ha chiuso il 2014 incrementando le vendite del 6% e portando il fatturato a quota 204 milioni. Un risultato importante, spinto dall’aumento delle quote di mercato all’estero che hanno raggiunto il 20%. L’imprenditore Enrico Bracalente, fondatore e amministratore unico di Bag Spa - NeroGiardini, punta sull’export, che in due anni è raddoppiato. Obiettivo? "Arrivare a dividere equamente le vendite tra Italia ed estero, specie in Europa" spiega. E Bracalente guarda con crescente fiducia alla Russia.

"Investiremo risorse importanti – aggiunge - per migliorare i tempi di consegna dei nostri prodotti ai clienti russi. Al tempo stesso, sarà incrementato il budget pubblicitario. La Russia soffre il crollo del rublo, le tensioni sul fronte ucraino e i rapporti a livello diplomatico con l’Unione Europea. Ma credo che sia questo il momento di investire".

Salvatore Ferragamo

Il marchio fiorentino ha festeggiato lo scorso novembre la riapertura del flagship store di Mosca nella zona più chic della capitale russa (lo storico vicolo Stoleshnikov, tra le dieci vie più care al mondo). "Per noi in Russia questo è il momento più importante da 5 - 6 anni. Bisogna guardare lontano, ossia oltre la crisi e le sanzioni, che per definizione sono temporanee e quindi saranno superate, in un interesse reciproco tra Europa e Russia" ha detto alle agenzie italiane l'amministratore delegato, Michele Norsa. |

Il numero uno di Salvatore Ferragamo ha detto che  i russi cominciano a comprare un po' meno all’estero, per il calo del rublo e un po’ per risentimento legato alla contrapposizione tra Mosca e l’Occidente. "Tuttavia restano i clienti numero uno al mondo nel settore lusso, con la spesa media più alta: sono presenti ovunque".



Gucci

Quasi a sottolineare l'importanza del mercato russo per la moda italiana, nonostante il clima ostile in Occidente e le sanzioni nei confronti di Mosca, Gucci lo scorso novembre ha tagliato il nastro di una nuova boutique nella capitale russa: 700 metri quadri su due piani, con un affaccio di 250 metri quadrati sul lato est della Piazza Rossa con vista sul Cremlino.

Non solo. Il marchio del gruppo Kering ha aperto anche un flagship da mille metri diviso su tre livelli sulla Petrovka. "Gucci è uno dei marchi del lusso più desiderati in Russia" ha detto in un’intervista a MFF il presidente e ceo Patrizio di Marco

Benetton

Il gruppo trevigiano conta di aprire nei prossimi tre anni 40 nuovi negozi in Russia, dove è presente da vent’anni e ha già aperto 108 punti vendita di cui il 10% a gestione diretta. Non solo. Benetton lo scorso ottobre ha tagliato il nastro a Mosca del primo negozio a livello internazionale – gli altri sono a Berlino e Barcellona - con il concetto "On Canvas", e cioè uno store flessibile che si adatta a seconda delle collezioni e delle stagioni, con angoli per la donna e per l'uomo eleganti, altri in stile "urban" e altri per l’abbigliamento di tutti i giorni. 

Barilla

Con una quota di circa il 30% negli Stati Uniti d'America, Barilla negli ultimi anni si è concentrata nelle principali economie emergenti, i cosiddetti BRICS, acronimo che sta per Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. L'obiettivo è incrementare la presenza in questi mercati. In Russia, come ha spiegato in una recente intervista al mensile Mark Up il numero uno Guido Barilla, il gruppo di Parma sta lavorando per aprire entro il 2015 uno stabilimento per la produzione di pasta.

Eataly

Certo, l'embargo pesa, e molto, su alcune categorie di prodotti italiani in Russia. Soprattutto sui beni alimentari. Ma il gruppo guidato da Oscar Farinetti, che conta 30 negozi sparsi nel mondo, sembra non aver rinunciato all'apertura del primo punto vendita a Mosca. Quello di Eataly nella capitale russa sarà uno store molto grande, di circa 9 mila metri quadri in zona della stazione Kievskaya. In progetto anche altre tre aperture nei prossimi anni, se i risultati del primo negozio saranno positivi.


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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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