Giannini, risponda: perché la scuola fa schifo?
Economia

Giannini, risponda: perché la scuola fa schifo?

La scuola è il chiodo fisso del premier Matteo Renzi, ma prima di accingersi a presentarne la riforma (prevista per domani) dovrebbe ascoltare “Bomba o non bomba” di Antonello Venditti. Nelle prime dichiarazioni sia di Renzi che del ministro …Leggi tutto

Il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini. (Ansa)

La scuola è il chiodo fisso del premier Matteo Renzi, ma prima di accingersi a presentarne la riforma (prevista per domani) dovrebbe ascoltare “Bomba o non bomba” di Antonello Venditti. Nelle prime dichiarazioni sia di Renzi che del ministro competente, Stefania Giannini, “manca l’analisi”. In questo senso: non si capisce che risposta il governo dà a due semplici domande: perché la scuola italiana è in fondo a tutte le classifiche mondiali? Perché gli studenti italiani risultano i meno preparati tra i loro colleghi europei? Se si vuole aumentare la qualità dell’istruzione italiana, bisogna innanzitutto rispondere a questi interrogativi. “Manca l’analisi”, appunto.

Le prime indiscrezioni sulla riforma della scuola riguardano il problema dei precari e dei supplenti. Il ministro Giannini, al Meeting di Rimini, ha (inopinatamente?) annunciato l’abolizione delle supplenze e l’assorbimento di un numero imprecisato (ma siamo nell’ordine di centinaia di migliaia) di insegnanti precari. Significa che il ministro Giannini e Matteo Renzi pensano che il problema della qualità dell’istruzione italiana sia essenzialmente un problema di quantità di insegnanti? Se è così, e visto che la scuola riveste effettivamente un ruolo decisivo per la crescita economica del Paese, allora non dovrebbero essere messi limiti all’assunzione di (nuovo) personale. Ma è davvero questo il problema?

Da quello che si sa fino ad oggi si può trarre una sola conclusione: che la scuola continua ad essere concepita come un ammortizzatore sociale per insegnanti precari. Nulla di disdicevole, così come non c’è nulla di disdicevole nel voler aumentare gli stipendi di chi guadagna fino a 24mila euro l’anno di 80 euro al mese. Il punto, quindi, non è se è giusto o no, il punto è: assumere insegnanti è  quello che serve alla scuola per aumentare la qualità dell’insegnamento? Ecco, fino a quando mancherà l’analisi, ogni riforma sarà giusta quanto si vuole, ma inefficace. Così come sono stati inefficaci gli 80 euro.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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