Gi Group, tre proposte sul lavoro
Economia

Gi Group, tre proposte sul lavoro

Valorizzare l'apprendistato, le assunzioni stabili e i servizi per l'impiego. Ecco le ricette della nota agenzia di collocamento, per rilanciare l'occupazione

Rilanciare l'occupazione in tre mosse: valorizzando l'apprendistato, le assunzioni stabili e l'outplacement, cioè i servizi di collocamento e formazione professionale finanziati dalle aziende, per favorire il reingresso nel mondo produttivo dei dipendenti licenziati. Sono le proposte avanzate per la prossima legislatura dall'agenzia del lavoro, Gi Group, e discusse oggi con due candidati alle prossime elezioni: Carlo Dell'Aringa del Pd e il senatore uscente Pietro Ichino , in corsa con la lista Scelta Civica di Mario Monti.

LA LEGGE FORNERO E LA DISOCCUPAZIONE

L'amministratore delegato di Gi Group, Stefano Colli-Lanzi, ha indicato nero su bianco le misure più urgenti per cambiare davvero il mercato del lavoro italiano. In sostanza, secondo Colli-Lanzi, le ultime e contestatissime misure della riforma Fornero, che ha introdotto molti vincoli sulle assunzioni  flessibili come le collaborazioni a progetto (co.co.pro), sono di per sé giuste, benché oggi vengano contestate da più parti.

TUTTO SULLA RIFORMA DEL LAVORO

Secondo Gi Group, il contratto di assunzione a tempo indeterminato va infatti riportato al centro delle politiche del lavoro, limitando il ricorso alle collaborazioni flessibili  (come quelle con partita iva o le stesse co.co.pro) ai casi autentici, in cui il lavoratore svolge realmente in autonomia i propri compiti. La flessibilità delle assunzioni, a detta di Colli-Lanzi, dovrebbe essere invece “demandata principalmente alle agenzie per il lavoro” che offrono un duplice vantaggio: quello di coniugare il bisogno di sicurezza e di tutele dei dipendenti con le esigenze delle imprese di reperire manodopoera e professionalità senza vincoli eccessivi.

L'APPRENDISTATO E LA RIFORMA FORNERO

Per favorire l'occupazione giovanile, invece, Gi Group propone di abbassare i salari minimi dei contratti di apprendistato, che oggi sono attorno all'80% di quelli stabiliti dagli accordi collettivi nazionali di lavoro. L'idea è di portarli (come in Germania) al 30% nel primo anno, per innalzarli poi al 60 e 90% nei 24 mesi successivi, fino ad arrivare al 100% dal quarto anno in poi, quando il giovane apprendista viene assunto a tempo determinato. Sempre sull'apprendistato, inoltre, bisognerebbe abbassare ancora i contributi previdenziali, azzerando completamente l'aliquota del 10% applicata oggi.

L'APPRENDISTATO IN GERMANIA

Infine, secondo l'agenzia per il lavoro guidata da Colli-Lanzi, è necessario rendere obbligatori i servizi di outplacement. In altre parole, le aziende che vogliono licenziare un dipendente devono finanziare anche dei programmi di formazione professionale e di reinserimento nel mondo produttivo dei lavoratori, sulla scorta dell'esperienza maturata nei sistemi di welfare del Nord Europa, come quello danese. In questo modo, a detta di Gi Group, si abbasserebbero notevolemente i tempi della disoccupazione (cioè l'intervallo che intercorre tra la data del licenziamento del lavoratore e la sua sucecssiva riassunzione presso un'altra azienda), con un risparmio per le casse dello stato di circa 1 miliardo di euro, grazie anche a una minor spesa per gli ammortizzatori sociali.

LE POLITICHE TEDESCHE PER I GIOVANI

L'introduzione dell'outplacement è un “invito a nozze” per Pietro Ichino, che lo ha inserito nell'Agenda Monti, assieme alla creazione di un nuovo contratto unico a tempo determinato molto flessibie, da applicare in via sperimentale nella prossima legislatura. Più sfumata è la posizione di Carlo Dell'Aringa che ritiene invece prioritari un alleggereimento della burocrazia sui contratti di apprendistato e una valorizzazione delle assunzioni stabili, attraverso un taglio del cuneo fiscale (cioè della differenza tra la retribuzione lorda pagata dalle aziende e il salario netto percepito dai lavoratori nella busta paga, che oggi viene divorata dal peso delle tasse e dei contributi). Nei servizi per l'impiego, secondo Dell'Aringa, bisognerebbe invece favorire una maggiore collaborazione tra gli uffici di collocamento pubblici e gli operatori privati: il che, secondo il candidato del Pd, potrebbe avvenire tramite l'assegnazione esterna alle agenzie del lavoro, con la formula dell'appalto, dei programmi per il reinserimento nel mondo produttivo di chi ha pero il il posto

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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