Esodati e cassa integrazione: le due emergenze del nuovo governo
Economia

Esodati e cassa integrazione: le due emergenze del nuovo governo

Le questioni da affrontare subito per il futuro premier e i suoi ministri

Le consultazioni del presidente Napolitano stanno per concludersi ma l'agenda politica del nuovo governo è già scritta da mesi. Il prossimo esecutivo che si insedierà a Palazzo Chigi, chiunque sia a guidarlo, dovrà innanzitutto affrontare di petto due questioni spinose: rastrellare i soldi per la cassa integrazione (cig) e risolvere (almeno in parte) il problema degli esodati.

LA CASSA INTEGRAZIONE AGLI SGOCCIOLI

La prima patata bollente per il futuro premier (e per i ministri del welfare e dell'economia) sarà riuscire a trovare da qualche parte le risorse per proteggere quel mezzo milione di lavoratori che, secondo le stime diffuse di recente dalla Cgil, sono in cassa integrazione a zero ore. Si tratta di persone che (formalmente) non hanno perso ancora il posto di lavoro ma che, purtroppo, sono state lasciate a casa (senza poter svolgere neppure un orario ridotto) da aziende che si trovano in grave difficoltà.

DISOCCUPATI E SCORAGGIATI

Per salvaguardare questi lavoratori, c'è bisogno di una nuova iniezione di risorse per Cassa integrazione in deroga (cigd) che è stata istituita in via straordinaria negli anni passati per alcune categorie di aziende che non possono (o che non possono più) accedere alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria. Si tratta, per esempio, delle imprese industriali con meno di 15 dipendenti (che non hanno i requisiti per ottenere la cig, previsti dalla legge), oppure le imprese industriali con più di 15 addetti che hanno degli esuberi di personale ma hanno già superato i limiti di durata della cassa ordinaria e straordinaria (36 mesi nell'arco di un quinquennio).

Per finanziare la cig in deroga non bastano certo i circa 200 milioni già stanziati all'inizio dell'anno dal governo Monti. Visto che l'emorragia di posti di lavoro continua, per le organizzazioni sindacali c'è bisogno di almeno 1,2-1,5 miliardi di nuove risorse, che andranno trovate con la massima urgenza tra le maglie del bilancio dello stato.

ESODATI: QUESTIONE IRRISOLTA

L'altra spina nel fianco del nuovo governo (che riguarda sempre i temi previdenziali e del lavoro) sarà la questione degli esodati, cioè i lavoratori che, negli anni scorsi, hanno firmato un accordo per mettersi in mobilità e che rischiano di rimanere senza un impiego e senza la pensione per effetto dell'ultima riforma previdenziale approvata governo Monti (che ha spostato in avanti l'età del pensionamento).

Per adesso, con diversi stanziamenti di spesa (e con i risparmi della spending review), sono stati salvaguardati circa 130mila esodati: una prima tranche di 65mila persone, una seconda di 55mila e una terza di poco superiore a 10mila. A dire il vero, di fatto nessun lavoratore esodato ha potuto godere finora del pensionamento, poiché le procedure di salvaguardia presso l'Inps sono appena iniziate (non senza ritardi e confusioni in molti passaggi).

Purtroppo, mentre i primi esodati attendono di sapere quando andranno in pensione, c'è un altro esercito di lavoratori in attesa di tutela da qui al 2017. Il numero esatto di persone interessate è ancora un mistero e la stima più accreditata rimane quella in circolazione fino a qualche mese fa: almeno 230mila lavoratori che, aggiunti ai 130mila già tutelati, rappresentano un esercito di oltre 350mila persone (se non molte di più). Resta un incognita anche l'ammontare delle risorse che servono per tutelare tutti questi lavoratori: su questo fronte, purtroppo, non sono giunte finora buone notizie. Nell'ultimo Def (Documento di Economia e Finanza) redatto dal governo Monti, infatti, non compare alcun accenno al problema degli esodati e il ministro del welfare uscente, Elsa Fornero , lascia la patata bollente in eredità al suo successore.

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