Cova: scontro all'ultimo panettone tra Prada e Lvmh
Economia

Cova: scontro all'ultimo panettone tra Prada e Lvmh

Via Montenapoleone rischia di rimanere senza caffè. La maison milanese contesta la vendita ai francesi, fa causa agli ex proprietari della pasticceria e chiede il sequestro del marchio e della società operativa

Lotta all’ultimo panettone. La cessione di Cova (o meglio della holding Pasticceria Confetteria Cova) a Louis Vuitton Moet Hennessy è diventata incandescente. L’annuncio della cessione è stato dato il 27 giugno. Ma nel giro di pochi giorni è arrivata anche voce della controffensiva di Prada. La maison milanese, scesa in campo per il caffè milanese già a inizio anno ed esclusa a sorpresa dai giochi all’ultimo minuto, non si dà pace e passa alle via legali contro la famiglia Faccioli, ex proprietaria della pasticceria meneghina (e a cui, in seguito alla vendita al colosso del lusso francese, fa ancora capo il 20% del capitale). Prada infatti, dopo aver assoldato lo studio legale Bonelli Erede Pappalardo (lo stesso che ha assistito la griffe per lo sbarco sul listino di Hong Kong nel 2011), ha presentato ricorso e chiesto il sequestro del marchio e della sede operativa. Entro fine mese è attesa la decisione del Tribunale proprio sulla richiesta di sequestro.

Ad assistere le sorelle Daniela e Paola Faccioli sarebbe sceso invece in campo lo studio Chiomenti. Nessuna azione legale è stata intentata contro il colosso francese e peraltro il procedimento di Prada non riguarda la holding a monte, ma il marchio e la società operativa (Cova Montenapoleone) che gestisce il negozio nella via della moda.
Stando alla ricostruzione del gruppo guidato da Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, il carteggio intercorso con i Faccioli nei primi mesi del 2013, costituirebbe un vero atto di compravendita. I Faccioli si sarebbero all’ultimo tirati indietro a causa delle indiscrezioni secondo cui Prada, per allargare la propria boutique confinante con la pasticceria, avrebbe spostato l’ingresso di Cova da via Montenapoleone a via Sant’Andrea.

Anche il fattore economico peraltro potrebbe aver avuto voce in capitolo: l’offerta della griffe milanese per l’80% del capitale infatti si attestava, stando alle indiscrezioni, a 12 milioni di euro (cifra che, secondo alcune voci, sarebbe in seguito salita). A questo punto i Faccioli avrebbero deciso di fare dietro front con Prada ed accettare la proposta del colosso del lusso francese Lvmh (a cui fanno capo peraltro anche altri noti brand del made in Italy Fendi e Loro Piana , oltre allo champagne Dom Pérignon) che ha sborsato 33 milioni di euro per l’80% del gruppo.

La storia del caffè risale a due secoli fa quando nel 1817 Antonio Cova, soldato di Napoleone, di ritorno a Milano fondò la pasticceria. La prima sede si trovava accanto alla Scala, luogo di incontro per aristocratici, artisti e poi anche patrioti. Bombardata nel corso della seconda guerra mondiale la confetteria fu poi riaperta nel Quadrilatero. Negli anni ’90 Cova ha trovato casa anche oltre confine a Hong Kong, Singapore, Shangai e in Giappone oltreché sulle navi americane Celebrity Cruises. Ma nonostante l’avvio di un processo di internazionalizzazione di successo, Cova non ha finora perso l’aurea di sacra istituzione milanese, come si è visto dalla levata di scudi dei giornali all’indomani della cessione allo "straniero” (Lvmh). Le celebri vetrine del Quadrilatero possono vantare il riconoscimento di Bottega storica da parte del Comune di Milano, e persino una citazione sia in “Addio alle armi” che ne “I 49 racconti” di Ernest Hemingway.  

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Cinzia Meoni