Come fare per trovare lavoro in Cina
Economia

Come fare per trovare lavoro in Cina

Le opportunità migliori riservate ai giovanissimi. A patto che completino i loro studi in Oriente

Anche se la Cina continua ad essere riconosciuta come la grande fabbrica del mondo, la rivoluzione tecnologica e dei consumi che ha travolto l'icona contemporanea del comunismo la sta trasformando nel regno delle opportunità. Per tutti, ma soprattutto per i giovani, la categoria più colpita dalla crisi finanziaria internazionale.

Vale quindi la pena fare le valigie e cercare fortuna nel Regno di Mezzo? Dai venti ai trent'anni sicuramente sì, ma le cose non vanno male nemmeno per chi ha superato i quaranta. Ce lo ha spiegato Chiara Masetti, avvocato italiano che vanta un'esperienza pluriennale sulla piazza di Shanghai.

Per valutare le opportunità di impiego nella Repubblica popolare bisogna anzitutto rendersi conto che il mercato del lavoro connesso alle imprese italiane o straniere in Cina è separato da quello a cui attingono le aziende nazionali. E non va nemmeno trascurato il fatto che proporsi sul secondo dall'Italia raramente permette di ottenere qualche colloquio, e quindi un'assunzione.

Da un punto di vista amministrativo-burocratico è tutto molto semplice: per quanto Pechino abbia introdotto qualche restrizione in più in materia di visti, una volta presentata la documentazione necessaria (idoneità fisica, diplomi di laurea o di scuola superiore, e lettera di invito da parte del futuro datore di lavoro), si può richiedere un visto Z a un qualsiasi Consolato cinese in Italia, ricordandosi poi di farlo convertire in permesso di lavoro e soggiorno una volta arrivati a destinazione.

Più difficile ottenere il contratto, e ancora di più capire in che settore cercarlo e come farlo. Chi non è alle prime armi nel 90% dei casi cercherà lavoro in aziende o studi italiani e stranieri. E dovrà farlo dall'Italia, perché si presume che, avendo già un lavoro, non possa prendere in considerazione l'ipotesi di trasferirsi in Cina e cercare da lì.

Le professionalità più richieste sono gli architetti, ma anche manager con un background di addetti alle vendite, risorse umane o con un'esperienza nel settore dei servizi. Questo perché chi opera in Cina oggi non ha più così tanto bisogno di personale addetto al controllo qualità o alla gestione dei materiali, perché sempre più aziende sono interessate a vendere prodotti e servizi nella Repubblica popolare piuttosto che esportarli altrove. Quindi hanno bisogno di manager esperti e qualificati e sono disposti a selezionarli anche via Skype pur di assicurarsi i migliori.

Molto diverso il caso dei giovanissimi, che laureati o laureandi che siano non possono offrire l'esperienza di cui gli operatori stranieri in Cina hanno bisogno. Questo non significa che non possano offrirsi sul mercato locale. Tuttavia, la concorrenza è tale da rendere necessario trasferirsi in loco per essere presi in considerazione. Ma visto che non è così pratico fare un salto in Oriente per cercare lavoro, è ideale iscriversi a corsi di lingua, specializzazione o Master, possibilmente a Pechino o a Shanghai.

Assumere stranieri ai cinesi piace, perché ne riconoscono le capacità, la furbizia e la peparazione. Ma quando si compete per posizioni base conoscere (anche poco) il mandarino può diventare determinante. Iscriversi a un corso universitario, quindi, è utile perché permette di imparare la lingua, organizzarsi colloqui a raffica, ed essere immediatamente disponibili a cogliere le opportunità che via via si concretizzeranno.

E a chi si sta chiedendo se trasferirsi in Cina conviene anche dal punto di vista economico rispondiamo così: il costo della vita, a Shanghai e ancora di più nelle regioni dell'interno, è decisamente più basso rispetto a qualsiasi città italiana. Mentre gli stipendi arrivano anche a 7/8mila euro per i dirigenti, benefit esclusi. E gli stagisti alle prime armi? Beh, loro devono "accontentarsi" per un part-time di un migliaio di euro, ma una volta assunti viene subito garantito lo stipendio "minimo" di duemila. E attenzione: sono già tantissimi i giovani intraprendenti e dinamici che sono riusciti in poco tempo a fare carriera nelle aziende cinesi. E magari quando otterrano la maturità professionale che li renderà appetibili anche per gli stranieri sceglieranno di rimanere con i cinesi. Per gli stipendi, la fiducia e le opportunità di crescita che hanno offerto loro sin dal primo giorno.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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