Btp Italia, perché piacciono tanto
Daniele Scudieri/Imagoeconomica
Economia

Btp Italia, perché piacciono tanto

Successo dei Buoni del Tesoro legati all'inflazione, anche se non c'è stato un boom. La tassazione bassa e il legame con il carovita attirano ancora

Più di 7,5 miliardi di euro in tutto. E' il valore del collocamento appena concluso degli ultimi Btp Italia, cioè i Buoni del Tesoro poliennali che hanno scadenza nel 2020 e che offrono un rendimento legato all'inflazione. Non c'è stato un vero e proprio boom di richieste ma il risultato viene comunque ritenuto soddisfacente. Mentre gli investitori istituzionali hanno un po' snobbato l'emissione e hanno inviato richieste per soli 3 miliardi di euro, tra i risparmiatori privati la domanda di titoli è stata infatti abbastanza sostenuta, per un ammontare complessivo di 4,5 miliardi.


Btp Italia, perché comprarlo (e perché non farlo)


Bene o male, dunque, il collocamento è stato un successo, viste le circostanze in cui è avvenuto. Non va dimenticato, infatti, che il Btp Italia offre un rendimento legato alla crescita dei prezzi e oggi, nel nostro paese, i prezzi si muovono al rallentatore. Anzi, attualmente siamo addirittura in una fase di leggera deflazione, con il costo della vita che è sceso dello 0,1% a settembre. Perché, allora, il Btp Italia continua a piacere agli investitori privati? Le ragioni di questo appeal sono sostanzialmente due. In primo luogo, come tutti i titoli di stato, anche il Btp Italia è soggetto a una tassazione di favore sui rendimenti, che subiscono un prelievo del 12,5%, contro il 26% che colpisce quasi tutti i prodotti finanziari venduti nel nostro paese, dai conti di deposito ai bond sino ai fondi comuni d'investimento.


Btp Italia, istruzioni per l'uso


Inoltre, sebbene il carovita sia contenuto, il rendimento del titolo appena collocato viene considerato comunque abbastanza soddisfacente da molti investitori. Chi ha comprato l'ultimo Btp Italia incasserà infatti un interesse annuo lordo (diviso in due cedole semestrali) pari all'inflazione (esclusi i prezzi dei tabacchi) più un'ulteriore cedola (reale) dell'1,25%. Quest'ultima verrà sempre calcolata sul capitale rivalutato, cioè sulla somma investita nel titolo, maggiorata ogni anno della crescita dei prezzi al consumo registrata in Italia. Se però l'inflazione resterà zero come oggi, la cedola dell'1,25%lordo (l'1,1% netto circa) sarà comunque sempre garantita. In altre parole, qualunque sia la dinamica dei prezzi, il titolo darà sempre e comunque un interesse di poco superiore all'1%. Non si tratta di un rendimento stellare ma è comunque più di quanto offrono attualmente i Bot e molti Btp a tasso fisso con scadenza inferiore a 5 anni (che garantiscono tra lo 0,2 e lo 0,9% netto ogni 12 mesi). Inoltre, anche se una fiammata dei prezzi appare alquanto improbabile, non va dimenticato che gli ultimi Buoni del Tesoro proteggono comunque da un possibile rialzo del costo della vita. Se per esempio l'inflazione tornasse ai livelli fissati come obiettivo dalla Banca Centrale Europea, cioè al 2%, gli interessi liquidati ogni anno dall'ultimo Btp Italia salirebbero sopra il 3,25% lordo, che corrisponde al 2,8% netto.


Investimenti: perché Bot e Btp battono la borsa (quella italiana)


Chi non ha sottoscritto i nuovi Buoni del Tesoro indicizzati all'inflazione durante il periodo di collocamento, potrà acquistarli da lunedì 27 ottobre direttamente sul Mot, il mercato obbligazionario telematico di Borsa Italiana. In questo caso, a differenza di quanto è avvenuto nella fase di emissione, bisognerà pagare le commissioni di acquisto alla banca, versando un balzello che di solito parte dallo 0,2-0,5% del capitale investito.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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