Beni dello Stato in vendita (non solo in Italia)
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Economia

Beni dello Stato in vendita (non solo in Italia)

L'Australia che cede parte della barriera corallina, Parigi le sue periferie al Qatar, mentre Londra affitta le stanze del Parlamento

Passano le settimane, ma la notizia dell'Australia che cede parte della sua preziosissima barriera corallina continua a destare clamore. Del resto la crisi morde ovunque e i governi sono costretti a rinunciare a parte dei propri "gioielli". È per questo che il premier conservatore della terra dei canguri, Tony Abbott, ha deciso di chiudere un occhio sulle già precarie condizioni ambientali della barriera corallina, cedendone una parte ad un gruppo di imprenditori che potranno scaricar una porzione di materiale del sito industriale di Abbott Poin proprio vicino ad uno dei più noti paradisi naturali al mondo.

Ma Paese che vai svendita che trovi. Londra, punta sulla City. Secondo il Financial Times , ha deciso di affittare giornalmente parte delle stanze del Parlamento a chi volesse una location suggestiva con vista sul Big Ben, per riunioni d'affari, cerimonie e altro. Il costo oscillerebbe da 1.500 a 15.000 sterline al giorno. Chi optasse per una sola sera potrebbe spendere "solo" da 500 a 700 sterline. D'altro canto Westminster pesa sulle casse dell'amministrazione ben 75 milioni di euro all'anno e necessita di una ristrutturazione. Gli interessati all'affitto pro tempore non mancherebbero: secondo indiscrezioni, la prima a prenotarsi è stata la banca d'affari JP Morgan.  

Da Londra a Parigi anche l'Eliseo ha pensato di far cassa, ma in questo caso ad essere cedute sono le periferie della Capitale. L'acquirente numero uno è il Qatar, dopo che il presidente Hollande ha firmato accordi per investimenti nelle banlieu parigine. Il progetto era già stato abbozzato da Sarkozy, ma solo di recente si è arrivati a concludere "l'affare", grazie all'interessamento del ministro per il Rilancio produttivo, Montebourg, che ha parlato di un investimento di "almeno 100 milioni di euro".

E se in Francia più di uno guarda con sospetto alla crescente presenza del Qatar nel Paese, non va meglio in Danimarca dove, nonostante il 68% dei cittadini contrari e le dimissioni di ben 6 ministri, il governo è deciso a proseguire sulla via delle dimissioni . In questo caso in ballo c'è il destino della principale compagnia energetica del Paese, Dong, che ha aperto le porte ai capitali di Goldman Sachs. Il colosso americano potrà quindi avere diritto di veto sulle strategie di mercato, sulle nomine e su acquisizioni e vendite dell'azienda energetica di Copenhagen.

Sempre in campo energetico, l'Equador ha ceduto le proprie miniere e il proprio petrolio a PetroChina, "alleggerendosi" di fatto dell'intera fetta del proprio export nel settore (500 mila dei 520 mila barili di petrolio al giorno estratti). Ma ad aprire la strada in tale senso erano stati anche gli Stati Uniti quando, nel 2006 e sotto la presidenza Bush, venne trattata la cessione dei servizi portuali di New York, New Jersey, Philadelphia, Baltimora, New Orleans e Miami alla Ports World di Dubai.

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Eleonora Lorusso