Assegni famigliari, un po’ di chiarezza
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Assegni famigliari, un po’ di chiarezza

La polemica politica scatenata in Rete dal Movimento 5 Stelle riguarderebbe in realtà le detrazioni per il coniuge a carico

In queste ore sulla Rete sta impazzando l’hashtag #assegnifamigliari, lanciato dai parlamentari del Movimento 5 Stelle per denunciare la presunta abolizione, da parte del governo Renzi, appunto degli assegni in questione. Un’iniziativa di protesta che, al netto dell’evidente valore politico ed elettoralistico, visto che il voto per le europee  è ormai alle porte, avrebbe un suo fondamento reale, ma necessita innanzitutto di alcuni indispensabili chiarimenti. Il primo e più clamoroso riguarda proprio l’oggetto della protesta grillina.

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In realtà, approfondendo la questione si scopre infatti che ad essere messi a rischio non sarebbero gli assegni famigliari, bensì le detrazioni per il coniuge a carico che sono in maniera evidente un’altra cosa. E’ dunque fondamentale sgombrare il campo da questo grossolano malinteso, chiarendo fin d’ora che gli assegni famigliari non verranno toccati in nessuna maniera. Cerchiamo di capire invece quali potrebbero essere gli effetti sulle detrazioni per il coniuge a carico denunciati dai pentastellati. Il pomo della discordia sarebbe da ricercare all’interno del Jobs Act, la legge delega che intende riformare il mercato del lavoro e che ha iniziato il proprio iter parlamentare.

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In uno dei passaggi del testo in questione, si prevede infatti l’“introduzione del tax credit, quale incentivo al lavoro femminile, per le donne lavoratrici, anche autonome, con figli minori e che si trovino al di sotto di una determinata soglia di reddito complessivo della donna lavoratrice, e armonizzazione del regime delle detrazioni per il coniuge a carico”. E’ in queste tre righe che si gioca tutta la questione. Secondo infatti l’interpretazione data dai parlamentari grillini, dietro la candida espressione di “armonizzazione” si nasconderebbe in pratica l’abolizione delle detrazioni del coniuge a carico. Un provvedimento che colpirebbe circa 5 milioni di famiglie italiane con un danno economico valutabile in circa 700-800 euro all’anno. Da qui l’attacco politico: il M5S sostiene infatti che da una parte Renzi promette 80 euro in più in busta paga e dall’altra, a una gran parte della stessa platea di cittadini toglie in pratica circa 65 euro al mese. Una partita di giro che alla fine lascerebbe nelle tasche delle famiglie in questione la miseria di 15 euro.

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Conseguenze queste che però sono certamente ben distanti dagli obiettivi che il governo aveva in mente quando ha proposto la norma in questione. Il suo senso infatti sarebbe quello di favorire l’occupazione femminile,concedendo alle imprese che assumeranno donne nelle condizioni sopra descritte, la citata tax credit, ossia un credito d’imposta, un’agevolazione che dovrebbe favorire appunto il costituirsi di un nuovo rapporto di lavoro. Proprio per ottenere tutto ciò dunque, si decide di spostare il beneficio delle detrazioni per il coniuge a carico, verso la tax credit, sperando per questa via di diminuire la disoccupazione femminile, che in Italia raggiunge livelli molto preoccupanti.

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Resta però il dubbio, sollevato con clamore dal M5S, che in effetti per concedere una corsia preferenziale a una parte delle donne che proveranno a rientrare sul mercato del lavoro, si colpiranno in maniera indiscriminata tutte quelle 5 milioni di famiglie che attualmente beneficiano delle detrazioni per il coniuge e a carico. Un dubbio lecito, che potrà essere chiarito però nel corso della discussione in Parlamento, dato che l’approvazione del Jobs Act dovrebbe esserci non prima dell’inizio del 2015. Ci sarà dunque tutto il tempo di sistemare le cose, e di chiarire in maniera più trasparente cosa si intende con il termine “armonizzazione”. Intanto però la polemica politica si infiamma, e a farne le spese sono anche gli incolpevoli “assegni famigliari”.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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