"Divina Provvidenza", lo scandalo delle case di cura in Puglia
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"Divina Provvidenza", lo scandalo delle case di cura in Puglia

La Giunta per le immunità dovrà decidere sull'arresto del senatore Azzollini (Ncd), coinvolto nel crac da 500 milioni, con altri 24 indagati

Spreco di denaro pubblico, assunzioni clientelari, bilanci falsificati (2011 e 2012), stipendi e consulenze d'oro, utilizzo di risorse tutt'altro che finalizzate alla cura dei malati: tutto questo avrebbe portato, anno dopo anno, al crac della Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza, ovvero alla bancarotta fraudolenta dell'omonima Casa di cura per malati psichici con sedi a Bisceglie (Bat), Foggia e Potenza.

Un "buco" da 500 milioni di euro, oltre 350 dei quali costituiti da debiti nei confronti dello Stato. L'ente è attualmente in amministrazione straordinaria. La Procura della Repubblica di Trani ha chiuso tre anni di indagini. Dieci le persone destinatarie di un'ordinanza di custodia cautelare (tre in carcere, sette ai domiciliari) firmata dal gip del tribunale Rossella Volpe; nove gli arresti eseguiti dalla Guardia di Finanza di Bari, tra cui quelli di due suore della Congregazione ("iniziativa cautelare sorprendente", l'ha definita il loro legale, Francesco Paolo Sisto). La decima persona è il senatore Ncd Antonio Azzollini, già sindaco di Molfetta (Bari) e presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama. Nei suoi confronti è stata depositata a Roma una richiesta di arresto ai domiciliari che nelle prossime ore finirà sul tavolo della Giunta per le Immunità, chiamata a dare l'ok o a respingerla.

Oltre alle due religiose (una, rappresentante legale pro tempore della Congregazione, e l'altra economa), sono finiti agli arresti un ex direttore generale, amministratori di fatto, consulenti e dipendenti dello stesso ente. Gli indagati sono in tutto 25, compresi gli arrestati; a 12 di loro la Procura contesta l'associazione per delinquere finalizzata alla commissione di più reati. Tra questi c'è Azzollini, ritenuto uno dei capi ma non tra i promotori del presunto "gruppo di malaffare", come lo hanno definito gli inquirenti, accusato anche di corruzione per induzione e concorso in bancarotta fraudolenta. Tra gli indagati per quest'ultimo reato compare anche il deputato foggiano Raffaele Di Gioia (Psi-Gruppo Misto), per un episodio di elargizioni in denaro da parte dell'ente alla figlia Silvia (anche lei indagata), dipendente in uscita, mentre si disponevano piani di licenziamento per oltre mille persone.

Tra i 25 indagati, secondo indiscrezioni, potrebbero figurare, oltre alle due religiose arrestate, anche un paio di alti prelati. Sequestrati, nel corso dell'inchiesta, 32 milioni di euro e un immobile destinato a clinica privata a Guidonia (Roma) appartenente all'ente ecclesiastico, in realtà fittizio, "Casa di Procura Suore Ancelle della Divina Provvidenza".

Alle indagini, svolte dalla Guardia di finanza di Bari con l'ausilio della Procura e dei carabinieri del Nas di Foggia, ha fornito una collaborazione definita "preziosa" lo Ior del nuovo corso, rispondendo alle richieste di rogatorie internazionali arrivate dalla Procura di Trani. Cosi' come "un pesante atto di accusa nei confronti di coloro che si sono avvicendati alla guida dell'ente a partire dalla fine degli anni '90" è arrivato dalle relazioni dell'attuale amministratore straordinario dell'ente, Bartolomeo Cozzoli. "Non è in discussione la struttura sanitaria, che è di eccellenza" ha detto il procuratore di Trani Carlo Maria Capristo, fornendo rassicurazioni sul destino lavorativo dei 1600 circa dipendenti della 'Divina Provvidenza'. Ma dietro l'angolo potrebbero esserci presto altre novità.

L'inchiesta sull'ente ecclesiastico è figlia di un'altra indagine su una presunta truffa al Servizio sanitario nazionale che potrebbe chiudersi a breve riguardante la regolarità dei ricoveri nelle strutture della Casa di cura. (ANSA)


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