Detenuti e malati psichiatrici uniti sul palco
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Detenuti e malati psichiatrici uniti sul palco

Il Progetto «Emozioni all'Opera» ha messo a stretto contatto due mondi apparentemente lontani

«Noi non siamo il nostro reato, come voi non siete la vostra malattia»È questo lo slogan che un detenuto del carcere dell'Opera di Milano ha ideato all'interno del progetto “Emozioni in opera” che vede insieme i detenuti della Casa di reclusione di Opera, e gli utenti del Centro Diurno Psichiatrico “Il Camaleonte” di Sacra Famiglia. Il progetto unico in Italia approdato alla sua 3° edizione, coinvolge detenuti e persone con patologie e disabilità psichiatriche in un percorso di confronto e condivisione reciproca, che quest’anno per la prima volta è stato portato nell'evento "Emozioni all'Opera" tenutosi nel carcere di Milano Opera l'11 ottobre. Un evento unico che ha visto salire sul palco i protagonisti di quest’avventura che hanno raccontato il loro percorso umano ed emozionale. Una giornata speciale per i detenuti e i pazienti dove ci sono stati anche momenti di confronto in una tavola rotonda a cui hanno partecipato il direttore della Casa di Reclusione Milano-Opera, dott. Silvio Di Gregorio, don Gino Rigoldi, Cappellano Istituto penale per minorenni C. Beccaria, lo psichiatra di Fondazione Sacra Famiglia dott. Emilio Castiglioni, la psicologa e psicoterapeuta della Fondazione Melissa Cozzi e la dott.ssa Emanuela Butteri – Psichiatra dell’Ospedale L. Sacco – CPS Via Aldini e moderato dalla dott.ssa Giovanna Musco, referente dell’Associazione In Opera.

«L'idea del progetto è legata ad un gruppo di detenuti che fanno parte di un percorso che riguarda la giustizia riparativa. Sono persone che vogliono compensare il danno cagionato alla società mettendosi a disposizione di pazienti con disabilità cognitiva e di cui sono responsabile» ci spiega Barbara Migliavacca, responsabile del Centro diurno psichiatrico Il Camaleonte di Fondazione Sacra Famiglia


a sx Barbara Migliavacca, responsabile del Centro diurno psichiatrico Il Camaleonte di Fondazione Sacra Famiglia

Che tipo di detenuti sono?

«La tipologia di questi detenuti è molto varia, alcuni di loro sono in carcere per reati pecuniari mentre altri sono responsabili di reati che li hanno condannati al carcere a vita. Non c'è quindi un'omologazione del reato ma solo un desiderio autentico di espiare la loro pena con azioni buone che li permettono di avvicinarsi a persone fragili. Nel progetto del 2019 ad esempio abbiamo trattato dei pazienti adulti uomini con un ritardo mentale mentre l'ultimo progetto vede coinvolti pazienti psichiatrici».

Come sono gli incontri?

«La spontaneità che caratterizza i miei pazienti ha creato una sorta di vicinanza reciproca perché queste persone sono accumunate dalla prigionia: fisica per i detenuti e mentale per i pazienti. Così i concetti come libertà e reclusione trovano in questa iniziativa una serie di similItudini come il "non essere liberi di essere". Il prigioniero infatti è stigmatizzato come persona indegna che non merita di essere riabilitata. "Il matto" è un individuo poco capace di esprimere un proprio pensiero e in entrambi casi questo genera grossi pregiudizi.Gli incontri che si svolgono ogni 15 giorni, vedono la partecipazione di 5 pazienti, tre educatori e 20 detenuti in una smart room molto colorata all'interno del carcere di Opera, dove ogni volta viene analizzato un argomento per lavorare sulle emozioni. Qui i detenuti del carcere di Opera vivono questo spazio in modo speciale».

Ci racconta un episodio?

«In uno degli incontri il cui tema era "cos'è la libertà"uno dei nostri ragazzi ha disegnato una testa con una porta da dove usciva una luce. Per lui la libertà era che da quella luce uscissero i suoi pensieri malati. Questo ha suscitato nei detenuti molta emozione perché si sono resi conto della consapevolezza del mio paziente verso la sua malattia.Per questo credo sia un progetto importante che spero possa essere replicato anche in altre carceri perché utile e speciale».

IL PROGETTO “EMOZIONI ALL’OPERA”

Nato nel 2019 dalla collaborazione tra Fondazione Sacra Famiglia e l’Associazione In Opera, con l’edizione Legami in Opera, il progetto, inedito in Italia, vede da circa un anno l’ingresso e il coinvolgimento bisettimanale in attività e laboratori ricreativi dedicati al confronto e condivisione, di cinque ospiti uomini del Centro diurno psichiatrico Il Camaleonte di Cesano Boscone - persone con patologie o disabilità psichiatriche (Es. schizofrenia e disturbi di personalità) e di venti detenuti uomini del penitenziario di Opera. Focus degli incontri all’interno del carcere - coordinati dalla dott.ssa Barbara Migliavacca, responsabile del Centro Il Camaleonte, la dott.ssa Giovanna Musco, referente dell’Associazione In Opera e le educatrici di Fondazione Sacra Famiglia dott.ssa Laura Leone e dott.ssa Antonella Cavallaro - è la riflessione e il confronto dei partecipanti sul proprio percorso umano, il contatto con le proprie emozioni, il concetto di libertà e la percezione dello “stigma sociale” che purtroppo nella nostra società spesso colpisce tanto le persone detenute quanto le persone con patologie psichiatriche.

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Linda Di Benedetto