I veri numeri dei debiti di Roma
Ansa/Agnelo Carconi
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I veri numeri dei debiti di Roma

A quanto ammontano davvero e perché Massimo Varazzani, che li ha gestiti finora, sarà sostituito

Il decreto per sostituirlo (nonostante le indiscrezioni e le veline di Palazzo) non è ancora stato firmato. Quello che è certo è che comunque Massimo Varazzani dovrà lasciare la carica di commissario del debito del Comune di Roma, quell’ente pubblico dentro il quale sono stati scaraventati i 22,4 miliardi di passività che il la capitale aveva accumulato prima del 2008.

Quei debiti vengono ripagati, piano piano, attraverso vari strumenti tra i quali un contributo annuo perpetuo (vuol dire per sempre, fino alla fine dei tempi, così dice la legge) di 500 milioni da parte dello Stato. Sì: lo Stato, con le tasse di tutti gli italiani, paga i debiti accumulati da una sola città. E la cosa curiosa è che uno dei corresponsabili del disastro, Marco Causi, è stato premiato: è tornato a sedere sulla poltrona di assessore al Bilancio del Comune, cioè la stessa poltrona che ha occupato tra il 2001 e il 2008 con Veltroni sindaco quando il debito della capitale è cresciuto di più. Misteri della politica.

Così come un mistero della politica è il fatto che il tecnico Varazzani verrà sostituito da Silvia Scozzese, anche lei ex assessore al Bilancio nella giunta di Ignazio Marino, carica dalla quale si è dimessa criticando le scelte di spesa del sindaco con il quale continua a restare in buoni rapporti. 

Eppure i numeri depongono a favore dell’attuale commissario, sostituito perché la Corte Costituzionale ha stabilito che la sua nomina all’inizio del 2011 era illegittima. Panorama è, infatti, in grado di svelare i conti della gestione commissariale al 31 luglio del 2015, ancora inediti.

Per comprenderli nella loro completezza bisogna partire da un dato: i famosi 22,4 miliardi che la gestione commissariale ha dovuto sobbarcarsi nel 2010. A fine 2011 erano scesi a 18,4; a fine 2012 erano 16,1; a fine 2013 erano 14,8; a fine 2014 erano 14 e al 31 luglio 2015 sono diventati 13 miliardi e 570 milioni.

Ma c’è di più: la Gestione commissariale ha anche soldi in cassa, si tratta di 1,8 miliardi che il nuovo commissario potrà decidere se utilizzare per ripagare i debiti, come è stato fatto finora, oppure destinarli ad altre attività. Quali? Semplice: assumendo nuovi debiti che il Comune di Roma guidato da Marino ha accumulato nel frattempo in modo da dare una nuova ripulita ai conti.

È facile: basta trasferire con un tratto di penna debiti e pendenze del Comune alla gestione commissariale e il gioco è fatto. D’altra parte non sarebbe una novità: nel 2014 il governo Renzi ha autorizzato la capitale a mettere a carico della gestione commissariale ben 600 milioni di debiti e questo ha permesso al sindaco Marino di chiudere un bilancio in pareggio. Se quando si tratterà di tirare una riga sui conti 2015 si scoprisse un nuovo sbilancio, la gestione commissariale, guidata da una ex collaboratrice del sindaco e in buoni rapporti con l’assessore al bilancio, potrebbe tornare molto utile.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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