Daniel Eldar: La Kabbalah è “luce” non solo per Madonna ma anche per i detenuti
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Daniel Eldar: La Kabbalah è “luce” non solo per Madonna ma anche per i detenuti

Da quando Madonna l’ha sdoganata, la Kabbalah, a metà tra misticismo ed esoterismo, ha fatto proseliti persino nella cattolicissima Italia. Daniel Eldar insegna per il Kabbalah Centre di Tel Aviv, che segue la popstar americana (lezione ogni sabato, in …Leggi tutto

Da quando Madonna l’ha sdoganata, la Kabbalah, a metà tra misticismo ed esoterismo, ha fatto proseliti persino nella cattolicissima Italia. Daniel Eldar insegna per il Kabbalah Centre di Tel Aviv, che segue la popstar americana (lezione ogni sabato, in qualunque parte del mondo si trovi). Ai seminari romani del maestro Daniel si incontrano volti noti come Flavia Vento, Maria Pia dell’Utri e il parlamentare Alfonso Papa.

Che cos’è la Kabbalah?

In ebraico significa “ricevere”. Ciascuno di noi vive di sogni e desideri che non sa realizzare. La Kabbalah ci insegna come agire per ricevere quello che desideriamo nella nostra vita.

E’ più facile dare che ricevere?

In realtà ricevere significa dare. Per dare però esistono delle regole. Al pari delle leggi fisiche esistono leggi spirituali che dobbiamo saper interpretare. Oggi, a dispetto dei grandi progressi tecnologici, viviamo un grande caos. Ci sono guerre, malattie, carestie. La Kabbalah è una sorta di “tecnologia spirituale” che ci insegna a governare la nostra realtà, a cambiarla e controllarla.

La Kabbalah ha più a che fare con la filosofia che con la religione?

Non ha niente a che fare con la religione. Io ero religioso ed ero molto frustrato. Non trovavo risposte a tanti interrogativi. Quando ho cominciato a studiare la Kabbalah ventuno anni fa, ho capito che la religione è l’invenzione di alcune persone che si tramanda da una generazione all’altra. La vera rivoluzione è essere non religiosi ma spirituali. Non c’è nessuna connessione tra religione e spiritualità. E’ un grande errore pensare il contrario. Portare una barba lunga e la kippah non significa essere spirituali. La Kabbalah mi ha aperto gli occhi.

In effetti voi siete a dir poco invisi all’apparato religioso ebraico.

Gli ebrei religiosi ci contestano, sentono che stanno perdendo il loro potere. La nostra è una sorta di ribellione all’establishment e ai dogmi della religione tradizionale. Noi non ci rivolgiamo al popolo ebraico, ma al popolo del mondo. Fino a vent’anni fa subivamo persino attacchi fisici, bruciavano le copie dello Zohar che noi distribuivamo gratis. Oggi però va molto meglio. La Kabbalah ti insegna che se fai qualcosa di buono è normale che qualcuno faccia resistenza. E’ la prova che stai agendo bene e devi proseguire.

Esiste però un legame tra voi e la religione tradizionale.

La fonte di ogni cosa è la Bibbia. Di per sé però la Bibbia dice assai poco al lettore di oggi della sua vita reale, è un collage di storie à la Harry Potter.  Lo Zohar, il nostro testo sacro, ci consente di decodificare il messaggio nascosto. La kabbalah è un modo di vivere, una pratica mistica che con la forza della mente ci consente di proteggerci dalle negatività che ci circondano. L’idea di fondo è che, quando desideri fortemente qualcosa (un marito o un lavoro migliore), quella cosa ti sta aspettando. Sta a te conquistarla.

Insomma non bisogna invocare dio ma rimboccarsi le maniche. Profuma di illuminismo.

L’approccio è esattamente questo. Volontarismo e intraprendenza individuale. Bisogna conoscere le regole del gioco e praticarle.

C’è il rischio che la Kabbalah diventi una moda spiritualistica New Age?

C’è sempre un rischio. Quando apri un nuovo negozio o hai una nuova idea, c’è sempre il rischio che qualcuno ti dia fuoco. Pensi a Giordano Bruno in Campo de’ Fiori.

A che serve il braccialetto rosso al polso?

La Kabbalah si occupa di energia che noi chiamiamo “luce”. Ci sono molti livelli di luce. Ogni cosa nella nostra vita è energia. Il braccialetto rosso ci protegge dalla negatività che gli altri possono trasmetterci con gli occhi. Ciò funziona a patto che tu non trasmetta negatività agli altri.

Lei ha lavorato nelle carceri.

Sì, per alcuni anni in tre diverse carceri israeliane. E’ stata un’esperienza incredibile. Io stesso ho imparato molto sulla mente dell’essere umano. Attualmente teniamo lezioni in alcune prigioni statunitensi. Devo dire che in Israele alcuni istituti sono molto vivibili. I detenuti possono uscire per un po’ di ore al giorno, possono avere momenti di intimità con i loro coniugi in assoluta riservatezza, possono studiare quello che vogliono. I benefici dipendono naturalmente dal comportamento del singolo. Se ti comporti male, può toccarti il carcere nel deserto del sud, dove d’estate si toccano i quaranta gradi.

Nelle carceri italiane invece il sovraffollamento è cronico in ogni istituto. Il 43% dei detenuti sono in attesa di giudizio.

E’ una cifra davvero impressionante.

La Kabbalah come può aiutare i detenuti?

Essa aiuta le persone che vivono uno stato di privazione, qualunque esso sia. Li aiuta a comprendere retroattivamente quello che hanno fatto, a migliorare la convivenza tra loro, il rapporto con i figli o con i coniugi. Io non faccio miracoli, ma posso insegnare la meditazione per padroneggiare il corso degli eventi.

Agendo sulle energie vitali.

Esattamente. Noi abbiamo due energie molto pericolose: soldi e sesso. E’ difficile controllare queste pulsioni. Per taluni diventano una vera dipendenza. Eppure il sesso è una delle energie più pure che abbiamo, al pari dei soldi che non sono sporchi. Le persone sono sporche. I soldi significano autorealizzazione. Se riesci a dominare queste energie, raggiungi il Settimo Paradiso (il massimo livello di armonia, ndr).

Lei ha molti seguaci?

Nessun seguace. Io lo dico sempre: per favore, non fidatevi di me. Non siate sciocchi devoti. Abbiamo bisogno di persone sapienti, non credenti.

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Annalisa Chirico

Annalisa Chirico è nata nel 1986. Scrive per Panorama e cura il blog Politicamente scorretta. Ha scritto per le pagine politiche de "Il Giornale". Ha pubblicato "Segreto di Stato – Il caso Nicolò Pollari" (Mondadori, pref. Edward Luttwak, 2013) e "Condannati Preventivi" (Rubbettino, pref. Vittorio Feltri, 2012), pamphlet denuncia contro l’abuso della carcerazione preventiva in Italia. E' dottoranda in Political Theory a alla Luiss Guido Carli di Roma, dove ha conseguito un master in European Studies. Negli ultimi anni si è dedicata, anche per mezzo della scrittura, alla battaglia per una giustizia giusta, contro gli eccessi del sistema carcerario, a favore di un femminismo libertario e moderno.

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