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Blitz di tecnici e piloti, Wizz Air libera l’Airbus prigioniero in Ucraina

Un rimpatrio rischioso all'inizio della guerra in Ucraina ha salvato un aereo da cento milioni di euro. Ecco il racconto di quelle ore...

Un’operazione degna di essere ricordata in un film di spionaggio, quella condotta da un equipaggio della compagnia aerea Wizz Air qualche giorno fa, ma resa nota soltanto venerdì 16 settembre. Il vettore è riuscito nell’impresa di rimpatriare uno dei suoi Airbus A320 bloccati in Ucraina dal febbraio scorso, quando i primi attacchi russi avevano costretto il personale a rientrare nelle proprie sedi lasciando quattro aeromobili sul suolo ucraino. L'aereo in questione era infatti atterrato a Leopoli il 23 febbraio proveniente da Memmingen con 180 persone a bordo che si erano trovate catapultate in uno scenario di guerra in meno di 24 ore.

L’Airbus A320-200 di nove anni (marche di registrazione HA-LWS), stazionava da quel giorno sul piazzale dell'aeroporto internazionale di Leopoli, imprigionato dalla chiusura degli spazi aerei scattata immediatamente prima dell’allarme. Un aeromobile fermo rappresenta un debito sempre più grande per ogni vettore, così non appena la situazione del conflitto è parsa tale da non mettere apertamente a rischio un equipaggio, Wizz Air ha coordinato l’invio sul posto della squadra composta da piloti e tecnici, i quali hanno subito controllato che l’aeroplano fosse integro e navigabile, hanno acceso i motori, controllato ogni impianto, inclusa la qualità del cherosene residuo lasciato mesi nei serbatoi, e aggiornato il sistema di navigazione nel computer di volo, il cui database scade ogni 28 giorni.

tratto da Flightradar

Il valore dell’aeroplano, di proprietà della società di leasing giapponese Century Tokyo Leasing Corporation, è di circa cento milioni di dollari, dunque prima di effettuare qualsiasi movimento, specialmente da una zona di guerra, è stato necessario avere anche l’assenso da parte dei nipponici, che hanno convenuto come la permanenza in abbandono dell’aeroplano ne mettesse a rischio l’integrità esattamente come le bombe russe, e sullo stesso punto ha convenuto anche l’assicuratore della compagnia. A quel punto mancava soltanto l’assenso da parte dell’autorità aeronautica europea Easa, poiché l’aeroplano è immatricolato in Ungheria, quindi in un Paese membro Ue.

I funzionari hanno quindi ricevuto la documentazione sullo stato di fatto dell’aeroplano ed emesso un permesso speciale per un volo “ferry” fino a Katowice, ritenuto l’aeroporto più vicino e idoneo. A quel punto l’equipaggio ha pianificato una rotta diretta dall’aeroporto di Lviv,a 58 km dal confine polacco, a quota relativamente bassa, 10.000 piedi, poco più di 3.000 metri, in modo da non dover per forza attivare l’impianto di pressurizzazione, e mantenendo spento il transponder, ovvero il risponditore automatico al radar secondario, in modo da non essere riconoscibile. E meno di un’ora dopo il decollo, avvenuto alle 17.55 locali, lo HA-LWS è atterrato all'aeroporto internazionale Danylo Halytskyi, in territorio polacco. Attualmente Wizz Air ha ancora tre aeromobili Airbus 320 fermi in territorio ucraino, con marche HA-LPJ, HA-LPM e HA-LWY, ma questi sono posizionati molto più all’interno del Paese aggredito da Putin, e un volo da quelle posizioni potrebbe più facilmente incontrare traffico ostile o, peggio, essere inquadrato dai sistemi missilistici di difesa aerea.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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