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(Ansa)
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Chi sono i fratelli killer del Canada

L'analisi della profiler su Damien e Myles Sanderson che hanno seminato il terrore accoltellando quasi 30 persone

Il 4 settembre, Damien e Myles Sanderson, nella provincia canadese di Saskatchewan, hanno accoltellato 28 persone. 10 sono rimaste uccise e 18 ferite, di cui 4 versanti in condizioni critiche. I delitti sono stati commessi a James Smith Cree Nation e nella vicina Weldon. Damien Sanderson è stato trovato morto lunedì mattina, il corpo riportava ferite non autoinflitte.

Myles Sanderson era stato rilasciato dal carcere nell'agosto 2021, ma la libertà gli era stata revocata circa quattro mesi dopo perché il Consiglio non era riuscito a comunicare con il suo supervisore per la libertà vigilata. Il Consiglio avrebbe poi deciso di ripristinare il suo rilascio con un rimprovero che citava "è opinione del Consiglio che non presenterebbe un rischio indebito per la società se rilasciato e che questo contribuirà alla protezione della società facilitando il vostro reinserimento nella società come cittadino rispettoso della legge." Sanderson stava scontando la sua prima condanna federale a quattro anni, quattro mesi e 19 giorni per una serie di reati tra cui aggressione, aggressione con un'arma, aggressione a un agente di pace e rapina. In totale, gli atti riporterebbero 59 condanne penali.

Secondo il documento per la libertà vigilata, avrebbe “una fedina penale lunga quasi due decenni e una propensione alla violenza quando ubriaco”. Il certificato del “Parole Board of Canada” redatto in febbraio riporterebbe che Myles farebbe “uso regolare uso di alcol e che questo lo avrebbe disregolato e reso aggressivo”. Sempre la documentazione, ottenuta dal The Canadian Press, riporterebbe “un passato criminale caratterizzato da violenza e uso di armi, oltre che una storia di violenza domestica…. nel 2017 Myles si recò a casa della sua ex ragazza dove viveva con due figli, ma i bambini furono messi in sicurezza al piano superiore, in bagno, al riparo nella vasca da bagno”. Sempre la stessa documentazione riporterebbe che “l'infanzia di Sanderson sarebbe stata segnata da violenze, abbandoni e abuso di sostanze e avrebbe portato ad un ciclo di abuso di sostanze, alla ricerca di coetanei negativi e comportamenti violenti".

Myles viveva tra la casa di suo padre in un centro urbano e la casa dei nonni. Le violenze sarebbero state agite in entrambi i contesti abitativi. Gli atti riporterebbero che Sanderson “ha iniziato a bere e fumare marijuana a circa 12 anni per far fronte ai suoi problemi. La cocaina è subentrata subito dopo. Molti dei suoi crimini sono avvenuti in stato di ebrezza”.

I fratelli Sanderson sarebbero soggetti con un Disturbo Antisociale di Personalità, caratterizzato da assenza di senso di colpa, possiederebbero un’adeguata conoscenza delle regole morali, ma le considererebbero al pari delle norme convenzionali per quanto concerne la permissibilità, la gravità e la contingenza della loro trasgressione. Lo scarso peso attribuito alla sofferenza degli altri, al pari dello scarso senso morale, sembrerebbe nascere dalla limitata importanza attribuita al rispetto degli scopi morali e al peso rilevante attribuito a scopi esplicitamente antisociali, quali ad esempio la dominanza e la vendetta. Con grande probabilità, i fratelli Sanderson, avrebbero alle spalle una storia di Disturbi della Condotta con Esordio nella Fanciullezza. Sarebbero soggetti più aggressivi, manifestanti menomazioni più marcate nel funzionamento, come ad esempio Deficit di Attenzione e Controllo degli Impulsi, caratterizzati da problemi temperamentali. Tali soggetti presenterebbero familiarità per il Disturbo e sarebbero provenienti da ambienti deprivati. Anche se gli psicopatici sembrano capaci di rapportarsi superficialmente agli altri, sono del tutto irresponsabili in tutte le loro relazioni e sembrano essere incapaci di apprendere dall’esperienza. Essendo fratelli ed avendo entrambi commesso un crimine di natura efferata, sarebbe ipotizzabile identificare come origine del Disturbo Antisociale, quanto descritto nella mia “teoria integrata”, ossia un’attivazione di una predisposizione genetica a causa di un ambiente familiare violento ed abusante. La relazione coercitiva tra adulto e bambini avrebbe infatti la capacità di rinforzare i pattern comportamentali disfunzionali. Il soggetto antisociale potrebbe possedere una predisposizione allo sviluppo del disturbo geneticamente trasmesso, ma sarebbe la figura del caregiver a innescare la predisposizione stessa. La tendenza a sviluppare comportamenti violenti, nel caso di soggetti in possesso della mutazione del gene MAOA (il cui compito è codificare il principale enzima deputato al metabolismo delle catecolamine, molecole che agiscono sul Sistema Nervoso in relazione al comportamento aggressivo) è relativamente bassa e non differisce tra gli individui che hanno un’alta attività enzimatica e coloro che la hanno ridotta, a patto che siano cresciuti in un ambiente psico-sociale sano e protettivo. Di contro, se l’ambiente è caratterizzato da situazioni di grave disagio sociale e familiare, la percentuale di coloro che manifestano un comportamento antisociale cresce in entrambi i gruppi, ma in maniera significativamente maggiore nel gruppo “bassa attività del gene MAOA”, dove una forma di comportamento antisociale è stata riscontrata nell’85% dei soggetti. È stato recentemente dimostrato che i portatori di “bassa attività del gene MAOA” mostrano un’aumentata sensibilità nei confronti di esperienze socio-emotive negative, come l’esclusione sociale, e un’aggressività ancora maggiore in seguito alle provocazioni. Considerazioni analoghe possono essere fatte riguardo ad altri geni coinvolti nella regolazione dei neurotrasmettitori. Possedere una variante allelica piuttosto che un’altra, di uno o più geni coinvolti nella codifica di neurotrasmettitori, può essere associato a una probabilità statisticamente diversa di sviluppare un determinato comportamento, in particolare se esposti a condizioni ambientali non favorevoli. Queste caratteristiche, in un ambiente avverso che espone l’individuo ad abusi, minacce e alla mancanza di modelli comportamentali sani durante l’infanzia, possono favorire lo sviluppo di un comportamento aggressivo e impulsivamente violento nella vita adulta. È rilevante anche la presenza di un deficit di riconoscimento delle espressioni facciali delle emozioni nelle popolazioni antisociali in quanto, queste abilità, soprattutto per quanto concerne la rabbia, è direttamente correlata ai comportamenti prosociali. Il cervello umano, difatti, secondo la Teoria della Mente, potrebbe contenere innumerevoli sistemi “mirror” in grado di confrontare e mappare le sensazioni e le emozioni provate dagli altri sulle nostre.

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Cristina Brasi