La comunità internazionale ha una colpa: non obbligare l'Armenia al ritiro delle truppe
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La comunità internazionale ha una colpa: non obbligare l'Armenia al ritiro delle truppe

La risposta di Margherita Costa,ex ambasciatore italiano in Azeirbaigian, all'analisi della situazione in Armenia di Bruno Scapini

Egregio Direttore,

Scrivo in riferimento all'articolo a firma di Bruno Scapini "Guerra nel Nagorno Karabakh: quale viatico per la pace?", pubblicato nel vostro giornale lo scorso 9 agosto 2020.

Non è la prima volta, nell'ultimo periodo, che mi trovo con un certo malessere a dover replicare al collega Bruno Scapini, che con i suoi scritti induce il lettore poco esperto di alcune tematiche a convincersi di una realtà falsamente rappresentata. In altre occasioni ho fatto notare all'ex Ambasciatore Scapini come sbagliare sia umano, soprattutto quando si ha poca o nulla conoscenza di una realtà - nel suo caso la Repubblica dell'Azerbaigian, ma perpetuare nell'errore sia davvero dannoso.

Apprezzo il sentimento che probabilmente muove il collega Scapini nella tenace difesa dell'Armenia, ma anche il sentimento più profondo deve arretrare di fronte a colpe evidenti e internazionalmente confermate. In particolare da chi ha svolto una professione diplomatica, mi sarei aspettata un maggior rispetto del diritto internazionale. Ed è proprio la normativa internazionale a riconoscere le ragioni dell'Azerbaigian, stato sotto occupazione militare da parte dell'Armenia da quasi 30 anni e con più di un milione di rifugiati e profughi interni. Sull'Armenia pesano pesanti crimini, tra cui la dolorosissima tragedia di Khojaly, e mi chiedo come possa Scapini ignorare tutto questo.

La comunità internazionale ha una responsabilità, e su questo sono d'accordo con il mio collega, ma la responsabilità che ha è di obbligare l'Armenia a rispettare la documentazione internazionale, tra cui 4 risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, che la obbligano a ritirare le sue truppe dai territori azerbaigiani sotto occupazione. Questa occupazione e' la causa della destabilizzazione della regione, di cui parla Scapini, e a questa stessa occupazione risalgono le motivazioni degli scontri iniziati il 12 luglio e di cui quell'Armenia, tanto difesa dall'autore dell'articolo, e' stata l'iniziatrice.

Il collega Scapini dovrebbe comprendere che l'Armenia ha perso l'opportunità di svolgere un ruolo attivo nei processi regionali, proprio a causa del suo atteggiamento nei confronti dell'Azerbaigian. Le profonde difficoltà economiche e sociali che l'Armenia deve affrontare attualmente derivano innanzi tutto da questo fatto. Se l'Armenia non avesse occupato i territori dell'Azerbaigian, avrebbe potuto partecipare ai progetti di esportazione di petrolio e gas ed ad altre infrastrutture di trasporto, indispensabili oggi per lo sviluppo e la sicurezza regionali.

Rinnovo l'invito a Scapini a visitare l'Azerbaigian, stato multietnico e multiconfessionale, ricco di storia e dal popolo generoso, con ottimi rapporti con tutti i suoi vicini, esclusa l'Armenia stessa, e partner affidabile per l'Europa e per l'Italia in primis. Probabilmente solo vedendo con i propri occhi le conseguenze dell'occupazione armena e scambiando qualche parola con chi da quasi tre decenni attende di poter far ritorno nella propria casa nel Nagorno Karabakh e nei sette distretti azerbaigiani adiacenti, l'ex Ambasciatore potrebbe comprendere il vero significato della parola "vittima". L'Azerbaigian è vittima di una lunga violenza, e la comunità internazionale tutta deve agire perché questa cessi definitivamente.

Cordiali saluti,

Margherita Costa

Ex Ambasciatore della Repubblica Italiana in Azerbaigian, Console Onorario della Repubblica dell'Azerbaigian in Genova, con giurisdizione sulle regioni Liguria, Lombardia, Piemonte e Valle d'Aosta

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