L'Isis ha un nuovo leader, terrorista pericoloso come dice il suo curriculum
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L'Isis ha un nuovo leader, terrorista pericoloso come dice il suo curriculum

Bashar Khattab Ghazal al-Sumaidai è stato scelto come nuovo leader dello Stato Islamico, manca solo la doverosa comunicazione ufficiale

Lo Stato islamico non ha ancora riconosciuto ufficialmente la morte del suo leader Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi, alias di Amir Muhammad Sa'id Abdal-Rahman al-Mawla, suicidatosi nel corso del blitz avvenuto la notte del 3 febbraio 2022 ad Atmeh cittadina siriana nella provincia di Idlib a pochi chilometri dal confine turco. Il gruppo terroristico almeno fino ad oggi ha preferito trincerarsi dietro ad alcuni messaggi ambigui nei quali si cerca di far passare quanto accaduto come una trappola per far uscire allo scoperto il califfo affermando di <<non credere agli infedeli>>, tuttavia, qualcosa di grosso starebbe succedendo. Secondo fonti autorevoli irachene riprese dal giornalista e saggista Hassan Hassan il nuovo leader dell’ISIS sarebbe stato identificato in Bashar Khattab Ghazal al-Sumaidai, anche noto come Ustath Zaid (maestro o Professor Zaid), Abu Khattab al-Iraqi, Abu al-Moez al-Iraqi e Abu Ishaq e con molti altri nom de guerre, un uomo che noi di Panorama.it- La Verità avevamo già inserito qualche giorno fa in una lista di possibili successori di al-Qurayshi.


Il nuovo califfo sarebbe rientrato da poco in Siria (circa un anno) dalla Turchia dove si era nascosto dopo la sconfitta militare dell’ISIS avvenuta a Baghouz (Siria) il 23 marzo 2019 ed era molto vicino ad al-Qurayshi. Attenzione però a considerare quanto sopra come definitivo perché solo una comunicazione ufficiale dello Stato islamico può mettere la parola fine alla vicenda. In ogni caso è bene tracciare un profilo dell’uomo che sembra essere il nuovo leader del gruppo terroristico.

Chi è al-Sumaidai

Iracheno, avrebbe 45-50 anni ed è un discendente diretto della famiglia del profeta Maometto, circostanza imprescindibile per diventare emiro di un gruppo come lo Stato islamico e proviene dalla stessa tribù dell'attuale gran muftì sunnita dell'Iraq, Mahdi bin Ahmed al-Sumaidai. Anche grazie a questo pare essere l’uomo migliore per rilanciare l’organizzazione terroristica che negli anni ha perso i due califfi Abu Bakr al-Baghdadi e Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi, migliaia di combattenti, centinaia di comandanti e numerose personalità rilevanti come l'ex portavoce Abu Muhammed al-Adnani morto nel 2016. Ha predicato in un centro religioso a Bab Al-Jadid chiamato Imam al-Mutaqeen (il Leader dei Pii), nel quale si sono formati molti predicatori e giudici dello Stato Islamico.

Bashar Khattab Ghazal al-Sumaidai ha iniziato la sua carriera terroristica nel 2009 sotto l’ala protettrice del terrorista Abu Ali al-Anbaricon il gruppo salafita Ansar al-Islam organizzazione fondata nel 2001 poi confluita nell’ISIS, attiva nel nord dell'Iraq composta da veterani iracheni e <<arabi della jihad>> in Afghanistan e Cecenia, che secondo Hassan Hassan <<combatteva sia contro i curdi che contro Saddam Hussain negli anni '90 e negli anni 2000 prima dell'invasione americana dell'Iraq>>. All’interno del gruppo al-Sumaidai ha ricoperto numerosi ruoli operativi sia con al-Baghdadi che con chi ne apprezzava la capacità di indottrinatore che con il suo successore che nel 2014 lo nominò qadi al-dam, una sorta di giudice specializzato in casi di omicidio o pena capitale, della provincia irachena di Ninive.

Il rapporto molto stretto tra i due è stato raccontato dal giornalista Feras Kilani della BBC che citando documenti dell'intelligence irachena, ha raccontato di come al-Qurayshi abbia lavorato insieme ad altri due aiutanti, Haji Hamed e Haji Tayseer, a stretto contatto con al-Sumaidai nominato dal 2016 membro del suo organo esecutivo noto come Comitato Delegato, pur restando comunque giudice supremo, per ricostruire i vertici del gruppo dopo la morte di Abu Bakr al-Baghdadi.

Se davvero le indiscrezioni verranno confermate lo Stato islamico che vive evidentemente un momento di profondo sbandamento, avrebbe scelto uno degli ultimi pesi massimi dell’organizzazione rimasti in vita ma non solo: si tratta di una personalità apprezzata dai due califfi defunti, un religioso molto conosciuto tra i militanti vecchi e nuovi dell’ISIS, un predicatore radicale tra i più violenti in circolazione sotto il quale si sono formati molti dei predicatori dello Stato islamico e dettaglio da non trascurare: è in buona salute, al contrario di al-Qurayshi più volte contestato non solo per le sue origini turkmene e di conseguenza l’appartenenza alla tribù del Profeta ma anche perché aveva perso una gamba in battaglia. Su questa circostanza in passato si disse che fin dall’inizio la sua nomina venne contestata anche perché oltre al passato nebuloso e le origini poco chiare fosse <<non in perfetta salute>> e quindi la gamba l’avrebbe persa prima del 31 ottobre 2019 data della sua nomina, ma in ogni caso rimase al suo posto anche perché nel leader l’ISIS -così come al-Qaeda- cercano la purezza morale, religiosa, culturale oltre che l'appartenenza alla tribù del Profeta. Il difetto fisico non è causa esimente ma chiaramente la disabilità non deve essere tale da pregiudicare il ruolo. Se davvero toccherà a al-Sumaidai questi non potrà non apparire in video come accaduto con al-Qurayshi che non è mai apparso in video e che nessuno (o quasi) ha mai visto negli ultimi anni, lui dovrà necessariamente utilizzare le sue doti comunicative per rianimare un gruppo che aveva appena rialzato la testa. Ma questo lo farà immediatamente finire nel mirino delle agenzie di intelligence che monitorano qualsiasi comunicazione alla ricerca di un particolare, di un luogo o di una voce.

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Stefano Piazza