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(Ansa)
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L'Fbi a casa di Trump a caccia di documenti

L'Fbi ha effettuato un raid nella dimora dell'ex presidente. I repubblicani fanno quadrato attorno a lui: "Giustizia politicizzata".

Si è verificata una perquisizione dell’Fbi nella dimora dell’ex presidente americano Donald Trump a Mar-a-Lago. “La mia bella casa di Mar-a-Lago a Palm Beach, in Florida, è attualmente sotto assedio, perquisita e occupata da un folto gruppo di agenti dell'Fbi”, ha dichiarato Trump in una nota. “Dopo aver lavorato e collaborato con le agenzie governative competenti, questo raid senza preavviso a casa mia non era necessario o appropriato. Questa è una condotta persecutoria, la strumentalizzazione del sistema di giustizia, un attacco da parte dei democratici della sinistra radicale che non vogliono che mi ricandidi nel 2024”, ha aggiunto, per poi proseguire: “Un simile assalto potrebbe aver luogo solo nei Paesi distrutti del Terzo Mondo. Purtroppo, l'America è ora diventata uno di quei Paesi, corrotto a un livello mai visto prima”. Secondo i media americani, la perquisizione sarebbe finalizzata a rinvenire materiale che Trump avrebbe portato nella sua residenza dopo la conclusione dell’incarico presidenziale, il 20 gennaio del 2021. È la prima volta che negli Stati Uniti succede una cosa del genere ai danni di un ex inquilino della Casa Bianca.

Durissima la reazione del Partito repubblicano, che si è compattato attorno a Trump. “Ho visto abbastanza. Il Dipartimento di Giustizia ha raggiunto uno stato intollerabile di politicizzazione”, ha affermato il capogruppo repubblicano alla Camera, Kevin McCarthy. “Quando i repubblicani riprenderanno la Camera, condurremo il controllo immediato di questo dipartimento, seguiremo i fatti e non lasceremo nulla di intentato. Procuratore generale Garland, conserva i tuoi documenti e cancella i tuoi impegni”, ha aggiunto. Ricordiamo che l’Fbi risponde al Dipartimento di Giustizia. E che l’attuale procuratore generale, Merrick Garland, si è già distinto per alcune misure controverse, adottate nel corso del suo primo anno e mezzo in carica (come quando coinvolse il Bureau per contrastare le associazioni di genitori critiche nei confronti dell’indottrinamento scolastico, promosso da ambienti legati alla sinistra radicale). Va anche detto che Garland nutre motivi di risentimento personale verso Trump, visto che nel gennaio 2017 costui non ne rinnovò la nomina come nuovo giudice alla Corte Suprema.

“Il raid a Mar-a-Lago è un'altra escalation nella strumentalizzazione delle agenzie federali contro gli oppositori politici del regime, mentre persone come Hunter Biden vengono trattate con i guanti”, ha tuonato il governatore repubblicano della Florida, Ron DeSantis. “Usare il potere del governo per perseguitare gli oppositori politici è qualcosa che abbiamo visto molte volte dalle dittature marxiste del terzo mondo”, ha rincarato il senatore della Florida, Marco Rubio. “Innumerevoli volte abbiamo esempi di democratici che violano la legge e abusano del potere senza possibilità di ricorso, incluso Hunter Biden. I democratici armano continuamente la burocrazia contro i repubblicani. Questo raid è oltraggioso”, ha affermato la presidentessa del Comitato nazionale repubblicano, Ronna McDaniel. "L'esecuzione di un mandato contro un ex presidente degli Stati Uniti è pericolosa", ha dichiarato l'ex segretario di Stato americano, Mike Pompeo. "Io servivo nella Commissione Bengasi dove abbiamo dimostrato che Hillary Clinton possedeva informazioni classificate. Non abbiamo fatto irruzione in casa sua", ha aggiunto. Di tutt’altro avviso la deputata dem, Pramila Jayapal, secondo cui “Trump dovrebbe essere in prigione”.

Ricordiamo che finora non si registrano casi di ex presidenti americani finiti sotto inchiesta. Richard Nixon ottenne il perdono da Gerald Ford nel settembre del 1974 per i fatti inerenti allo scandalo Watergate, mentre Bill Clinton – poche ore prima di lasciare l’incarico presidenziale nel gennaio del 2001 – raggiunse un accordo con l’Office of the Independent Counsel per non subire un’incriminazione legata al caso Lewinsky. In entrambe le situazioni, l’idea alla base era quella di evitare la criminalizzazione dell’attività politica, salvaguardando le istituzioni dal rischio di partigianeria. Il punto è che, differentemente dai casi di Nixon e Clinton, Trump è teoricamente rieleggibile, avendo effettuato un unico mandato presidenziale. E ciò getta un sospetto di politicizzazione sulla condotta assunta dal Dipartimento di Giustizia in queste ore. Anche perché la perquisizione è avvenuta nel pieno della campagna elettorale in vista delle Midterm che si terranno il prossimo novembre. Elezioni a cui Trump non è candidato, ma in cui si sta comunque spendendo notevolmente dal punto di vista politico. Senza poi trascurare che, soprattutto a partire dall’agosto dell’anno scorso, le sue (eventuali) prospettive di rielezione presidenziale sono migliorate in modo significativo. E non è affatto detto che quanto accaduto a Mar-a-Lago poche ore fa non si possa rivelare un boomerang politico per l'attuale Casa Bianca e per l'Asinello. Il problema semmai è di natura istituzionale, perché questa perquisizione rischia di creare un precedente pericoloso, secondo le classiche dinamiche del vaso di Pandora.

Il tempo ci dirà se questa perquisizione sia veramente giustificata. Una cosa però è certa fin da ora. Se un’amministrazione repubblicana si fosse comportata in questo modo verso un candidato (o un potenziale candidato) dem, larga parte del circuito mediatico si sarebbe stracciato le vesti, parlando di attentato alla democrazia.

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Stefano Graziosi