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(Ansa)
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Gen. Battisti: «la distruzione della diga di Kakhovka, abile mossa dei russi»

Abbiamo chiesto al Generale di Corpo d’Armata Giorgio Battisti l'analisi militare dell'azione sulla diga lungo il fiume Dnepr, una strategia già usata dai russi in passato

Sono almeno 40mila le persone coinvolte nella distruzione della diga di Kakhovka che si trova sull'omonimo bacino idrico, avvenuta ieri 468esimo giorno di guerra. Le autorità ucraine fino a stamane ne hanno evacuate più di 17mila ma purtroppo più di 25mila civili sono attualmente bloccati nei territori invasi dai russi, come riferisce il procuratore generale ucraino Andriï Kostine. A questo proposito le autorità nominate da Mosca nelle aree occupate hanno detto di «aver dato inizio all'evacuazione degli abitanti di tre località». La situazione è drammatica e come riferiscono le autorità di Kiev sulla riva destra del fiume Dnepr le case allagate sono almeno 1.335 e i centri abitati inondati 24.

Al momento nella città ucraina di Nova Kakhovka (che si trova nella regione meridionale di Kherson) i dispersi sarebbero sette ma il loro numero è destinato a salire. Mentre Korsunka, sulla riva sinistra del Dnepr, non esiste più visto che è stata inghiottita dalle acque.

Quanto accaduto è un disastro difficilmente quantificabile a causa delle implicazioni anche di carattere ambientale che tutto questo comporta e a questo proposito il presidente ucraino Volodimir Zelenski ha definito la distruzione della diga sul fiume Dnepr «un ecocidio, una bomba di massiccia distruzione ambientale» e non si sbaglia: la distruzione della centrale idroelettrica ha causato lo sversamento nel fiume di almeno 150 tonnellate di olio idraulico e secondo le autorità ucraine la sostanza inquinante si dirige «a grande velocità attraverso il corso del fiume verso il Mar Nero» e le migliaia di pesci morti ripresi dalle telecamere sono la macabra prova.

L’unica buona notizia arriva dall'intelligence militare britannica che nel suo bollettino giornaliero diffuso su Twitter scrive che «è altamente improbabile che la centrale nucleare di Zaporizhzhia (Npp), a 120 km dalla diga Nova Kakhovka, debba affrontare nell'immediato nuovi problemi di sicurezza a causa dell'abbassamento del livello dell'acqua nel suo bacino idrico». Tuttavia, per gli 007 di Londra «l'acqua nel bacino della diga, aveva raggiunto un livello record prima del crollo, portando un volume particolarmente alto di acqua che ha inondato l'area a valle. La struttura della diga rischia di deteriorarsi ulteriormente nei prossimi giorni, causando nuovi allagamenti».

Altro aspetto drammatico è quello sottolineato dall'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrij Yurash,che a Sky Tg24 ha dichiarato: «La terribile azione terroristica che ha portato alla distruzione della diga di Nova Kakhovka renderà ancora più difficile l'export del grano verso i Paesi africani.

Perché la Russia ha compiuto questo crimine? Perché non vuole avere un impatto solo sul nostro Paese». Per l’ambasciatore ucraino «sarà difficile organizzarci e continuare l'iniziativa del grano perché diversi porti come quelli di Mikolayiv e Kherson sono completamente fuori uso». Infine per Andrij Yurash «la Russia sbaglia se pensa che la distruzione della diga possa avere conseguenze sulla controffensiva ucraina per la riconquista dei territori occupati».

I russi negano di aver fatto saltare la diga ma dalla CNN arrivano importanti notizie: secondo l’analisi dell’emittente americana la diga di Nova Kakhovka «era stata danneggiata pochi giorni prima del suo cedimento strutturale» e dalle immagini satellitari è emerso che fino al 28 maggio il ponte stradale che attraversava la struttura era integro mentre alcune immagini scattate il 5 giugno mostrano una sezione mancante. Per la CNN «l’analisi delle immagini a bassa risoluzione fa supporre che il danno sia avvenuto tra l'1 e il 2 giugno ma non possiamo verificare in modo indipendente se il danno al ponte stradale abbia avuto un ruolo nel crollo della diga o se sia stato distrutto in un attacco deliberato da una delle parti in conflitto».

L'intelligence americana, sempre secondo la CNN, «sta valutando la responsabilità dell'esplosione della diga in Ucraina ed è incline verso la Russia come colpevole». Non ha dubbi invece il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen che questa mattina ha detto al quotidano Haaretz: «Secondo le stime, la Russia è responsabile dell'esplosione della diga Nova Kakhovka nel sud dell'Ucraina, che ha causato l'allagamento di vaste aree nella provincia di Kherson». Ieri il ministero degli Esteri aveva rilasciato un comunicato ufficiale in cui condannava l'esplosione della diga ma non aveva indicato la Russia come responsabile dell'attentato.

Ma dal punto di vista militare la distruzione della diga cambierà il conflitto la controffensiva ucraina? Questa l'opinione del Generale di Corpo d’Armata Giorgio Battisti che nella sua carriera è stato a lungo impegnato in aree di conflitto e crisi: «Senza entrare nel merito delle cause – non ancora del tutto chiare – in quanto potrebbe essere stata un'esplosione o la conseguenza di precedenti attacchi che hanno indebolito la struttura, queste inondazioni determineranno sicuramente forti riflessi nella condotta delle operazioni militari in atto e future. Gli allagamenti hanno, innanzitutto, costretto gli incursori ucraini a ritirarsi repentinamente da alcune isole prossime alla riva sinistra del fiume presidiata dai russi, dove si erano stabiliti dopo il loro ritiro da Kherson per effettuare azioni dimostrative e di disturbo, e, soprattutto, garantiranno ora maggiore sicurezza (copertura) al fianco sinistro dello schieramento di Mosca in previsione della tanto preannunciata controffensiva di Kiev. Oltre a rendere il Dnepr inattraversabile (operazione comunque difficile anche prima vista l’ampiezza del corso d’acqua e da compire sotto il fuoco avversario), ha reso tutta la zona dalla diga al mare impraticabile per settimane a formazioni militari e ai mezzi di combattimento pesanti (a meno di quelli anfibi) riducendo così la linea di contatto di un fronte troppo lungo (oltre 1.000 km)».

E i russi cosa faranno adesso?

«Questo permetterà a Mosca di gestire l’impiego delle unità in Riserva, in caso di attacco, su di fronte più ridotto, in quanto le Forze Armate ucraine non dispongono della capacità per condurre un’operazione anfibia per 'colpire' dal mare il fianco sinistro russo con uno sbarco su larga scala sulle spiagge della Crimea (sono privi di una flotta militare). Il ricorso agli allagamenti non è una novità: è un 'mezzo' usato spesso nei conflitti per interdire o rallentare la progressione nemica o danneggiare il sistema bellico avversario, inserito a pieno titolo nelle pianificazioni difensive. Anche in Italia, in caso di attacco del Patto di Varsavia durante la Guerra Fredda, erano previsti ampi allagamenti nei territori del Nord Est della Penisola. I sovietici hanno usato una diga sul fiume Dnieper come 'arma' nel tentativo di rallentare l'avanzata dell'esercito tedesco nell’agosto del 1941 facendo esplodere tale struttura nei pressi della città di Zaporizhzhya. Gli ucraini hanno allagato l’area nei dintorni del villaggio di Demydiv a nord di Kiev nei primi giorni dell’invasione russa per rallentarne l’avanzata, incanalare le truppe nelle cosiddette killing zone (località predisposte per le imboscate) e costringere le colonne di carri armati a muoversi su terreni meno favorevoli. Lo stesso è stato effettuato dagli olandesi per ritardare la progressione nazista nel maggio del 1940; mentre gli Inglesi nel maggio 1943 hanno bombardato e demolito le dighe tedesche sui fiumi Eder, Sorpe e Möhne nella Regione della Ruhr per inondare le zone circostanti ricche di impianti industriali (Operazione Chastise)».

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Stefano Piazza