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(Ansa)
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Bollette e licenziamenti. Tutto il caso attorno ai beni sequestrati agli oligarchi

Il congelamento dei beni ha regole precise e prevede il mantenimento in buono stato di case e yacht. Tutto a spese nostre, bollette comprese. E non solo...

Vi ricordate dei beni sequestrati agli oligarchi russi? Ne abbiamo scritto settimane fa chiedendoci quanto sarebbe costato mantenerli. Parliamo di ville e yacht che tenevano impegnati decine e decine di lavoratori che oggi continuano a lavorarci ma senza essere retribuiti. Proprio così l’Agenzia del Demanio che dovrebbe occuparsi del mantenimento dei beni congelati non sta pagando i lavoratori che se ne occupano. Inoltre il congelamento prevede che i beni quando saranno tolte le sanzioni dovranno essere restituiti nello stato in cui erano quando sono stati sequestrati. Questo comporta che in un’altra situazione si sarebbe potuto procedere a staccare le utenze (acqua, elettricità)mentre in questo caso lo Stato se ne deve far carico. «I lavoratori sardi che si occupano dei beni congelati agli oligarchi russi non ricevono lo stipendio da mesi e non possono più anticiparli di tasca propria»-commenta Mirko Idilli della Cisl di Gallura.

Con le sanzioni europee imposte ai russi l’Italia deve sostenere il peso economico dei beni congelati agli oligarchi. Yacht e ville dovranno essere mantenuti con costi che sono a carico dell’Agenzia del Demanio per i quali sono stati previsti nel Decreto Ucraina bis 13,7 milioni di euro per tutto il 2022. Una cifra che non sembrerebbe essere sufficiente visto che il valore dei beni sequestrati si aggirerebbe intorno a 1,6 miliardi di euro. Infatti basti pensare che la spesa annua per la manutenzione di uno yacht è pari al 10% del suo valore e solo lo “Scheherazadè” di Putin sequestrato a Marina di Carrara (lungo oltre 140 metri) vale 700 milioni di dollari. I costi di manutenzione riguardano soprattutto le utenze e la retribuzione dei dipendenti che costudiscono questi beni che i russi dovranno restituire una volta tolte le sanzioni ma di cui l’Italia conti alla mano non sembrerebbe disporre. Un problema che come spesso accade si ripercuote sulle fasce più deboli e in questo caso sui lavoratori. Come abbiamo anticipato già qualche mese fa la Cisl Gallura in Sardegna (dove i russi hanno molte ville e yacht) ci ha segnalato che i dipendenti delle ville non stanno ricevendo i loro stipendi e la situazione non è solo rimasta invariata ma è peggiorata perché ora le utenze dell’acqua e dell’elettricità non sarebbero state pagate esponendo così i beni al deterioramento.

Qual è la situazione? «I lavoratori di queste grande proprietà che erano stati assunti dagli oligarchi continuano a pagare il prezzo più salato del congelamento dei beni russi. Non essendo stati licenziati ed avendo un mantenuto un contratto a tempo indeterminato stanno aspettando ancora che i loro stipendi siano pagati dall’Agenzia del Demanio».

Che tipo di lavoro svolgono?

«Le ville degli oligarchi richiedono manutenzione e vigilanza perché hanno ettari di giardino che devono essere annaffiati e curati. Anche gli yacht richiedono del personale e hanno utenze. Quindi si parla di giardinieri, manutentori ma anche di amministrativi visto l’immenso valore di questi proprietà, che durante la settimana arrivano dall’hinterland di Olbia a Porto Cervo, Porto Rotondo e nelle altre località in cui hanno i beni gli oligarchi sostenendo costi che per loro sono insostenibili, in pratica pagano di tasca loro per andare a lavorare».

Cosa può dirci delle utenze non pagate?

«Abbiamo ricevuto segnalazioni su utenze di acqua e luce non pagate e in alcuni casi è stato interrotto il servizio. Ripeto ci sono ettari di giardino da irrigare che richiedono un grande quantitativo d’acqua, la vigilanza e tutto il dispendio energetico che richiedono delle proprietà di questa portata. Da un calcolo fatto recentemente si è stimato che la gestione di ogni villa richiede dai 200-300 mila euro. Invece qui addirittura si procede con le utenze staccate e anche se il bene venisse confiscato definitivamente sarebbe deteriorato, ma soprattutto noi siamo preoccupati per gli stipendi delle famiglie».

Secondo lei da cosa dipende questo problema?

«Non so da chi dipenda questo problema se dall’incapacità degli amministratori nominati, dall’Agenzia del Demanio o da risorse insufficienti per beni così costosi ma non ci possono rimettere i lavoratori. Già molti di loro hanno avuto una perdita economica notevole senza il turismo russo (tate, traduttori, autisti) e si sono trovati un altro lavoro a tempo determinato ma gli altri che sono rimasti a curare i beni degli oligarchi devono essere pagati».

In merito abbiamo contatto l’Agenzia del Demanio dello Stato che non ci ha fornito informazioni: «Per esigenze di riservatezza e sicurezza, le informazioni relative alle procedure di congelamento sono coperte dal segreto d’ufficio. Pertanto l’Agenzia del Demanio non può rilasciare dichiarazioni, né divulgare informazioni ulteriori sulle procedure di congelamento, rispetto a quanto già comunicato, in coerenza con quanto previsto dalla disciplina normativa vigente contenuta nel decreto legislativo n.109/2007»

Da febbraio l'Unione Europea ha imposto alla Russia una serie di pacchetti di sanzioni di cui ad oggi non si conosce l’efficacia.Tra queste come abbiamo detto c’è il congelamento dei beni dove l’Italia tra tutti i paesi europei è quella che ha sequestrato più beni ma secondo la norma citata dall’Agenzia del Demanio il costo di questa misura, non può essere rivelato nonostante si tratti della gestione di fondi pubblici pianificata con il Mef.

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Linda Di Benedetto