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Torino, Piazza San Carlo: il perché degli inviti a comparire

Per la tragedia della finale di Champions, avvisi di garanzia per il sindaco Appendino e altri dirigenti pubblici. Tra i reati anche il disastro colposo

È arrivato ufficialmente il 6 novembre, ma era nell’aria da quando era trapelata la notizia di una "importante svolta" nelle indagini sulla drammatica e interminabile notte del 3 giugno 2017 in piazza San Carlo a Torino.

La Procura del capoluogo piemontese, infatti, ha notificato l’invito a comparire davanti ai magistrati di Torino alla sindaca Chiara Appendino. Tra i reati contestati anche quello di sastro colposo, lo stesso per cui si procede oer gli incidenti ferroviati, o le alluvioni, per intenderci.

Adesso, a cinque mesi di distanza, la Appendino dovrà rispondere sulle procedure e le modalità adottate dal Comune per concedere l’autorizzazione all’utilizzo della piazza per la visione in diretta sui maxi schermi dell’ultimo appuntamento della Juventus in Champions League contro il Real Madrid.

Juventus-Real Madrid: panico tra i tifosi in Piazza San Carlo

La sindaca Appendino, che aveva anche la delega alla sicurezza, non è la sola del municipio ad essere chiamata a comparire davanti ai magistrati. Tra i destinatari degli avvisi c’è anche l’ex capo di gabinetto del Comune, Paolo Giordana e la dirigente comunale Chiara Bobbio, responsabile eventi dei "soggetti terzi".

Anche il capo di gabinetto della Questura, Michele Mollo e il commissario di polizia Angelo Bonzano, che la sera del 3 giugno aveva responsabilità di ordine pubblico, dovranno spiegare con quale criterio hanno pianificato e messo in sicurezza la piazza e studiato le eventuali vie di fuga in caso di incidenti.

Ma i pm non hanno sollevato dalle responsabilità neppure Maurizio Montagnese e Danilo Bessone, rispettivamente presidente e dirigente di Turismo Torino, ossia, l'agenzia del Comune che si occupò dell'organizzazione dell'evento in piazza.

Ma che cosa è successo la notte del 3 giugno scorso in piazza San Carlo a Torino?

Il falso allarme bomba

Migliaia di tifosi della Juventus si erano dati appuntamento davanti al maxi schermo per assistere alla finale della Champions League. Ma subito dopo il terzo gol del Real Madrid, per un falso allarme bomba, la folla composta da centinaia di persone comincia a fuggire.  

Ad accrescere la paura e la tensione tra i tifosi raccolti nella piazza anche il cedimento di una ringhiera di una scala di accesso al parcheggio sotterraneo di piazza San Carlo, situato proprio nel cuore della piazza. Negli stessi istanti, anche una vetrata del Caffè Torino, poco distante, si frantuma perché l’infisso si stacca per il peso del cristallo e la pressione della gente presente.

La fuga da piazza San Carlo

Pochissimi minuti e la piazza rimane deserta. In terra solo gli effetti personali che gli oltre 30 mila tifosi hanno abbandonato durante la fuga e migliaia di bottiglie di vetro frantumate.

Piazza San Carlo sembra un campo di guerra. Le persone scappando hanno travolto le transenne, i tavolini e le sedie dei locali sotto i portici. In terra oltre ai vetri frantumati, rimane il sangue. Tanto sangue, quello dei feriti.     

Il bilancio di quella serata sarà drammatico: un morto e 1.526 persone ferite.

La paura di un attentato

La paura di un attentato è durata pochissimi minuti, ma sono apparsi un’infinità a chi si trovava in piazza. Migliaia infatti saranno le persone travolte della calca e ferite dai cocci di vetro frantumati sull’asfalto. Bottiglie e bicchieri di vetro che non ci dovevano essere in considerazione del divieto, durante le manifestazioni, di introdurre bottiglie non di plastica.

"Un ragazzo ha lanciato un petardo dicendo che era una bomba", riferirà un testimone. Ma altri tifosi dichiareranno di non aver udito alcuna esplosione. Comincia a prendere corpo l’ipotesi che qualcuno si sia messo a urlare dopo il cedimento della ringhiera del parcheggio. Nella confusione, anche questa ipotesi, come causa della fuga, sembra essere smentita.

I soccorsi

In piazza arrivano tutti i mezzi di soccorso dell'unità 118 per medicare e trasportare i feriti nei vari ospedali della città. I pronto soccorso dei vari nosocomi vanno in tilt: sono presi d’assalto come durante una guerra. I medici che erano fuori servizio, tornano in ospedale. Le sale operatorie vengono riaperte per estrarre cocci di vetro da piedi, gambe e braccia dei tifosi.

Ma a destare immediatamente preoccupazione è una donna di Domodossola, di 39 anni ricoverata in prognosi riservata nell'ospedale Molinette. La giovane verrà intubata: ha un trauma toracico per lesioni da schiacciamento.

Erika Pioletti, questo il suo nome, morirà il 15 giugno, dopo 12 lunghissimi giorni di agonia. 

L’arresto di uno sciacallo

Mentre gli ospedali e i pronto soccorso di Torino erano ancora nel caos per la presenza dei feriti, un uomo viene fermato durante la notte dai carabinieri mentre stava rovistando tra gli oggetti abbandonati. Poco dopo, sarà la Questura che annuncerà di aver allestito un punto di raccolta con tutti gli oggetti e gli effetti personali, come i cellulari, smarriti durante la fuga.

Cinque mesi dopo: l’interrogatorio di procura

La sindaca Appendino si dice serena: "Sono a disposizione della magistratura, risponderò alle domande che mi verranno poste. L'obiettivo è che venga fatta chiarezza su quanto accaduto".

Intanto però si muove anche il Codacons: "Tutti quei cittadini che la sera del 3 giugno scorso si trovavano in piazza San Carlo e sono stati coinvolti nel tragico evento hanno il diritto ad essere risarciti- ha spiegato Carlo Rienzi, presidente del Codacons - possono avviare l'iter per ottenere il giusto indennizzo, costituendosi parte offesa nell'inchiesta della Procura".

Intanto, per ora, sono partiti gli avvisi di garanzia

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Nadia Francalacci