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Ricci resta al centro delle indagini: i pm chiedono dei rapporti con Santini

Ricci resta al centro delle indagini: i pm chiedono dei rapporti con Santini

Ieri è stato interrogato l’ex capo di gabinetto Arceci: gli inquirenti vogliono chiarire il rapporto tra il candidato governatore e il suo ex collaboratore. Nell’indagine sulla scultura per Rossi spunta un nuovo sponsor fantasma

È stato veltroniano, bersaniano, renziano, lettiano, draghiano. Adesso Matteo Ricci, per sopravvivere, deve provare l’ebbrezza di pensarsi contiano, visto che il suo futuro politico è legato agli umori dell’ex avvocato del popolo. Ma forse questa non è la prova più dura della sua corsa a governatore delle Marche. Il candidato, indagato a Pesaro con l’accusa di corruzione, deve, infatti, preoccuparsi non solo della sua carriera politica, ma anche del procedimento penale in cui è coinvolto. Mercoledì, con sprezzo del pericolo, si è dichiarato «molto sereno», probabilmente scordando che Matteo Renzi «stai sereno» lo usava come estrema unzione. E così non bisogna stupirsi che il pm Maria Letizia Fucci (è lei a condurre indagini) e gli investigatori che la assistono, negli interrogatori in corso, puntino ad approfondire il rapporto tra «sono sereno Ricci» e Massimiliano Santini, il factotum al centro dell’inchiesta per corruzione. È accaduto anche ieri, durante l’interrogatorio di Franco Arceci, ex capo di gabinetto di Ricci ai tempi in cui quest’ultimo era sindaco di Pesaro. Il faccia a faccia è durato quasi sette ore e le domande rivolte all’indagato avrebbero fatto capire che la Procura guidata da Marco Mescolini non ha alcuna intenzione di accontentarsi della versione fornita da Ricci mercoledì (cinque ore di confronto, comprensive di dichiarazioni spontanee).

I magistrati sono convinti che l’accordo corruttivo su cui stanno indagando avesse tre terminali: SantiniRicci e l’imprenditore Stefano Esposto.

E anche ieri gli inquirenti avrebbero dimostrato di volere scavare sino in fondo e, a quanto risulta alla Verità, hanno cercato di approfondire il legame tra il primo cittadino e il suo ex addetto agli eventi.

Arceci ha spiegato che Ricci aveva presentato Santini come un collaboratore che poteva servire all’amministrazione per occuparsi di certi temi. Ma avrebbe anche aggiunto che, dopo quell’introduzione, l’ex primo cittadino non gli avrebbe chiesto consigli o pareri sul quarantatreenne creativo. In pratica il lavoro di Santini non sarebbe passato al vaglio dell’esperto capo di gabinetto. La sensazione è che il collaboratore dovesse rendere conto solo al primo cittadino e che il rapporto tra i due fosse diretto e non mediato.

La recente presa di distanza di Ricci e la sua puntualizzazione delle responsabilità di ognuno degli indagati all’interno della macchina comunale probabilmente potrebbero non essere state ritenute esaustive dagli inquirenti. Il pm e gli investigatori avrebbero mostrato interesse per alcune delibere e determine di spesa. In particolare quelle che riguardavano il casco gigante in onore di Valentino Rossi, il Presepe di ghiaccio, il murale di Liliana Segre e il Palio dei bracieri, kermesse ideata da Santini nel 2012. Le indagini si starebbero concentrando anche su un rimborso da 50.000 euro garantito a Esposto per presunti mancati incassi. In realtà sembra che l’imprenditore (o qualche suo collaboratore) abbia falsificato il rendiconto per ottenere il risarcimento.

A proposito dell’installazione dedicata all’ex campione di motociclismo, sarebbe stato chiesto ad Arceci quale ruolo abbia ricoperto nella ricerca di finanziamenti per l’opera e l’ex dirigente comunale avrebbe spiegato di avere avuto un contatto iniziale con l’imprenditore Mauro Tomasucci (che ha versato 20.000 euro) attraverso l’ex assessore al Bilancio, Antonello Delle Noci, futuro genero del mecenate.

Arceci avrebbe ammesso di aver partecipato al primo abboccamento solo con l’obiettivo di accelerare la realizzazione del casco di Valentino. Gli sarebbe anche stato comunicato che mancava qualche soldo per completare l’arredo della piazza dove sarebbe stato collocato il «cascone».

A questo punto, nell’interrogatorio, avrebbe fatto il suo ingresso un’altra sponsorizzazione fantasma, mai contabilizzata. La Fucci avrebbe chiesto all’indagato chi avesse pagato la copertura dell’hotel Vienna, situato esattamente a ridosso dell’installazione e all’epoca in fase di ristrutturazione. L’edificio, nel 2022, è stato completamente nascosto con pannelli di legno per non rovinare la cornice dell’inaugurazione del casco. Arceci avrebbe assicurato di non saperne niente e che nessuno si sarebbe più fatto vivo con lui per trovare ulteriori finanziatori.

L’ex capo di gabinetto avrebbe aggiunto che, dopo il primo incontro con Tomasucci, non avrebbe più seguito i lavori anche perché non era una questione che rientrava nelle sue competenze. Sarebbe anche emerso che, dopo la prima riunione con RicciTomasucciDelle Noci Arceci ci sarebbero stati altri incontri con possibili sponsor, organizzati da Santini.

Ma, alla fine, chi ha pagato quella copertura? Arceci, come anticipato, non ha saputo dirlo. Noi siamo andati a chiederlo in hotel. La giovane alla reception ci ha spiegato tranquilla: «Abbiamo messo quei pannelli su richiesta o in accordo con il Comune e con il sindaco, perché per l’inaugurazione, visto che eravamo in piena ristrutturazione, volevamo presentarci in modo un po’ più carino. Però non sono sicura che abbiamo pagato noi l’intervento, anche se non credo. Forse è stato il Comune». Alla domanda se avesse mai sentito parlare di uno sponsor, la ragazza è caduta dalle nuvole: «Non ne ho la più pallida idea».

Dopo quasi sette ore di interrogatorio, Arceci, come Ricci, ha sfidato la cabala e all’uscita dalla caserma del comando provinciale delle Fiamme gialle, ha proclamato: «Io quando sono entrato ho detto che ero sereno ed esco altrettanto sereno dopo questo interrogatorio».

Ai cronisti ha dato qualche dettaglio sul confronto con la pm: «Ho risposto a tutte le domande del magistrato e ho fornito la mia piena collaborazione. Quindi, confido che quel che deve essere fatto venga fatto e che la verità venga a galla e che ci sia presto la conclusione delle indagini».

L’avvocato Maurizio Terenzi, principe del foro pesarese, ha precisato che il suo assistito, all’inizio dell’interrogatorio, ha reso spontanee dichiarazioni, come Ricci, «specificando l’attività che svolgeva nell’ambito dei mandati e degli incarichi che ha ricevuto». Per il penalista che assiste ArceciAlberto Bordoni, l’ex capo di gabinetto era «la persona più indicata per spiegare con grande efficacia e chiarezza il complesso funzionamento di una macchina come il Comune di Pesaro».

Nelle prossime settimane capiremo se la versione di Arceci ha convinto la Procura.

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