Sala parto del San Giovanni, c'è un'altra morte sospetta
ANSA/TERESA CARBONE
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Sala parto del San Giovanni, c'è un'altra morte sospetta

Secondo la denuncia di una donna, il figlio, appena partorito, è morto a causa di una caduta che il personale medico avrebbe dovuto evitare. Le testimonianze dei pazienti della sala parto dell'ospedale dove è morto il piccolo Marcus a causa di una flebo di latte

Davanti alle sale parto dell'ospedale San Giovanni - finito nella bufera per il caso del neonato morto si presume per una flebo di latte iniettata in vena - padri, nonni, parenti aspettano pazienti la nascita dei loro bambini ancora ignari di quanto accaduto qui anche sei mesi fa. Oltre che sulla vicenda del piccolo Marcus, la Procura di Roma sta infatti indagando su quanto sarebbe accaduto il 24 gennaio scorso, secondo la denuncia di una donna, Regina Trivalusci, che ha raccontato, dopo aver partorito nel totale abbandono da parte del personale medico, che il suo bambino sarebbe morto a causa di una caduta del tutto evitabile. Tutto inizia il 19 gennaio quando la futura mamma viene  trasferita per minacce d'aborto dall'ospedale di Genzano, alle porte di Roma, al San Giovanni. Il 24 la donna è in sala parto. Medico, ostetrica e infermiera no. L'hanno sistemata su un lettino con una bacinella alla base del corpo.

Dicono che c'è da aspettare e se ne vanno. A un certo punto il neonato esce dall'utero e cade nella bacinella. Si sente un tonfo, l'infermiera arriva di corsa per tagliare il cordone ombelicale ma per il piccolo non c'è già più nulla da fare. Questa la ricostruzione dei fatti almeno secondo quanto denunciato dalla donna, ma le indagini sono ancora in corso e si  procede, senza indagati, per omicidio colposo. Lo stesso reato ipotizzato, per la morte di Marcus De Vega, contro 7 medici e 13 infermieri del reparto di neonatologia da cui è stata rimossa la responsabile facente funzione di primario Caterina De Carolis. Nella relazione consegnata ieri al ministro della Salute Renato Balduzzi gli ispettori inviati nella struttura ospedaliera parlano di "suggestioni che farebbero pensare a una volontà di nascondere tutto", "di conflittualità diffusa tra il personale", di cartelle cliniche incomplete e manomesse e di strumentazione inadeguata. Un giudizio pesantissimo che non sembra però trovare riscontro tra le pazienti ricoverate in maternità e i genitori di bimbi assistiti in neonatologia. "Qui sono nati entrambi i miei figli - dice un neo papà - e mi sono sempre trovato bene. Il personale è ultraprofessionale, cordiale, umano".

Una donna in attesa è arrabbiata perché dice che le hanno rovinato l'utero nel tentativo di farla partorire in anticipo, ma ha comunque deciso di rimanere qua perché sa che c'è "un ottimo reparto di neonatologia". Non sa nulla del piccolo Marcus e appena apprende i fatti lancia un urlo: "Ma è successo proprio qua?". Qualcuno preferisce non sapere quanto accaduto in sala parto il 24 gennaio scorso. "Tra poco tocca a me - spiega - non mi faccia dire nulla". Una signora che ha partorito al San Giovanni 38 anni fa, è diventata nonna da pochi minuti. "L'errore è umano - dice con fatalismo - non mi sento di condannare questi medici". Nemmeno per aver tentato, secondo l'accusa, di nascondere tutto? "Non so se sia andata davvero così. Certo, se così fosse sarebbe grave, ma quando leggo di liti in reparto resto a bocca aperta, a me non sembra proprio, medici e infermieri hanno sempre il sorriso sulle labbra per tutti". "Gli ispettori avrebbero riscontrato un clima di conflittualità? - si domanda un padre che ha la figlia in terapia intensiva da circa un mese - E come avrebbero fatto a stabilirlo con una visita di mezz'ora?".

L'uomo ricorda quanto accaduto il 29 giugno, ma non dubita della competenza di chi si prende cura della sua piccola. "È vero, i turni che fanno qua sono molto lunghi e non ho sufficienti conoscenze per dire se i macchinari sono adeguati o meno. Ma sulla professionalità del personale non ho dubbi".

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Claudia Daconto