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Benito Mussolini durante la Marcia su Roma nell'ottobre 1922 con i quadrumviri (Getty Images).
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Dalla Marcia su Roma a Mani pulite: le ricorrenze del 2022

Sono ben tre i centenari, insieme ad altrettanti trentennali, che quest'anno porteranno a rileggere il secolo scorso. Che siano occasioni da cogliere e non l’ennesimo terreno di scontro.

Se il 2021 è stato l’anno di Dante Alighieri, con il suo settecentario celebrato in ogni maniera possibile, il 2022 sarà anno di ricorrenze storiche e letterarie rilevanti senza andar troppo indietro nel tempo. L’anno appena iniziato darà occasione di ripensare spesso al secolo scorso, vale a dire a quel Novecento in cui la maggior parte di noi è nato e ha vissuto anni della propria vita, su cui siamo poggiati come individui e come costruttori della società odierna.

La storia presenta tre grandi ricorrenze. A febbraio Tangentopoli compie trent’anni. Si tratta di una pagina di storia che si apre il 17 febbraio 1992 con il mandato di arresto per Mario Chiesa firmato da Antonio Di Pietro, magistrato che in poco tempo diventerà un eroe popolare e successivamente un personaggio assai divisivo sulla scena prima pubblica e poi politica. L’inchiesta Mani Pulite, pochissimo affrontata a scuola dalle nuove generazioni, è ancora oggi decisiva per comprendere le vicende politiche degli anni successivi, dall’ascesa di Silvio Berlusconi al rapporto tra magistratura e la politica, fino alla dissoluzione della fiducia nei partiti da parte degli italiani. Senza dimenticare la crisi del sistema dell’informazione che da questo evento in poi ha mostrato le sue distorsioni e la necessità di schierarsi cercando di compiacere, talvolta prima che informare, i propri lettori.

La tarda primavera e l’estate vedranno l’anniversario della doppia strage mafiosa che portò alla morte di Giovanni Falcone (23 maggio) e Paolo Borsellino (19 luglio) e, insieme ai giudici, non vanno dimenticati gli uomini e le donne delle rispettive scorte. Si tratta di commemorazioni dolorose che stringeranno l’Italia intorno a un ricordo di un periodo in cui il terrore si era riaffacciato nella quotidianità. Saranno giorni di unità nazionale, questi senza dubbio. La speranza è che la retorica non sia troppa e che invece l’esempio di rettitudine delle vittime sia un balsamo terapeutico per una società lacerata come la nostra, così incapace di convivere con opinioni divergenti, disinteressata a fare prevalere il bene comune sulla ragione individuale a ogni costo, mai in grado di onorare con i fatti i propri padri e il sangue versato proprio per la repubblica italiana.

Di tenore ben diverso sarà il centenario della Marcia su Roma di Benito Mussolini, avvenuta il 28 ottobre 1922. Sarà una data che porterà con sé ampie polemiche, perché in Italia il tema del fascismo è sempre caldo, unisce e divide in modo energico e, puntualmente, non appena se ne parla, anche sui social la polemica impazza e diventa argomento di giornata. Il centenario della marcia su Roma dovrebbe servire per ricostruire un capitolo buio della nostra storia contemporanea, invitando a conoscere, a studiare per capire, anziché dare adito a nuove accuse, allusioni, rivendicazioni e odio.

Eppure, anche se siamo ancora lontani da questa data, è verosimile pensare che saranno giorni ricchi di dichiarazioni al vetriolo. Il fascismo espresso dal Partito Nazionale Fascista e tutto il corredo iconografico di teste rasate, motti e machismo, già negli anni Settanta annoiava Pier Paolo Pasolini, che lo definiva «archelogico», non da snobbare, certo, ma da studiare come fenomeno accaduto. Invece ancora oggi si ricerca la polemica proprio su questa archeologia, sempre da tenere d’occhio, ma senza perdere di vista, sempre per seguire Pasolini, eventuali nuovi modi di essere fascisti.

E proprio Pier Paolo Pasolini è il terzo grande evento del 2022, perché anche per lo scrittore-regista-drammaturgo-poeta sarà il centenario dalla nascita. Uomo di cultura diventato icona, Pasolini è sempre stato scomodo per le sue posizioni critiche, estreme, nettissime. Di sinistra ma assai critico con la sinistra, di cultura finissima ma autore anche dialettale nel suo amato friulano, cattolico ma con una vita da censurare per i benpensanti dell’epoca (e non solo), citatissimo ma mai inserito nei programmi scolastici in pianta stabile, complessivamente mai letto e compreso abbastanza. Questo è Pasolini, e alcuni grandi autori a lui successivi gli hanno dedicato canzoni meravigliose (Una storia sbagliata di Massimo Bubola - Fabrizio De Andrè e “A Pa’” di Francesco De Gregori) che dovranno risuonare, questo è l’augurio, nelle aule delle scuole italiane, insieme ad alcuni Scritti Corsari pasoliniani, o a qualche pagina della Divina Mimesis, o di Petrolio.

L’ultimo pensiero è per un altro straordinario interprete letterario del secolo scorso. Beppe Fenoglio, una voce limpida, sferzante, moderna, bella. Non è l’autore più amato, e nemmeno il più conosciuto, ciononostante è necessario riprenderlo in mano, leggerlo per il piacere di farlo, cominciando dal famoso Il partigiano Johnny, fino al bellissimo Una questione privata, passando per le sue finissime traduzioni dall’inglese. Giorgio Terruzzi nel suo Atlante Sentimentale (Rizzoli, 2021) gli dedica un capitolo e parole che lo delineano plasticamente, definendo la scrittura di Fenoglio «un elisir che i ragazzi di oggi dovrebbero bere, assumere al pari di una vitamina […] per combattere, certamente. Per scrivere, soprattutto». Sarà la ricorrenza meno vissuta dall’opinione pubblica, e proprio per questo la scuola dovrà occuparsene e fare luce, a 100 anni dalla sua nascita, sulla vita troppo breve – soli 41 anni - e sull’opera tanto straordinaria di Beppe Fenoglio.

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Marcello Bramati