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(Ansa)
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Davanti al malato psichico che diventa assassino siamo senza difese

I casi di ieri ad Asso e ad Assago mostrano ancora una volta la pericolosità e l'imprevedibilità di queste «mine vaganti» contro cui la sanità ha pochi strumenti

Una giornata drammatica, segnata da due gravissimi episodi criminali che sembrano avere un unico punto in comune: la follia, un forte disagio psichico alle spalle che sembrava superato e probabilmente è stato sottovalutato.

All’ipermercato Carrefour di Assago, il 46enne Andrea Tombolini ha ucciso a coltellate una persona e ne ha ferite gravemente altre 5, con l’arma reperita nei corridoi dello stesso esercizio commerciale.

Nelle stesse ore ad Asso, in provincia di Como, il brigadiere Antonio Milia, 57 anni, ha ucciso il suo comandante con la pistola d’ordinanza, barricandosi poi in caserma per quasi tutta la notte, fino all’intervento risolutore dei Carabinieri dei corpi speciali che l’hanno bloccato e successivamente arrestato.

Nel passato di entrambi ci sono gravi episodi psichiatrici che, alla luce dei fatti, avrebbero dovuto essere meglio indagati: Milia era stato ricoverato nel reparto di Psichiatria dell’ospedale Sant’Anna di Como, poi dimesso e dopo una lunga convalescenza durata diversi mesi giudicato idoneo al servizio da una commissione medico-ospedaliera. Tombolini, che durante l’interrogatorio di oggi ha dichiarato che avrebbe voluto “farla finita” pensando di essere gravemente ammalato, ma che poi, avendo visto “quelle persone felici” , ho provato invidia e ha deciso di aggredirle, il 18 ottobre era stato medicato in un PS lombardo per essersi inferto da solo delle ferite al volto e al cranio con dei pugni: anche nel suo passato ci sono ricoveri psichiatrici ed era seguito pure da un professionista privato.

COME DIFENDERSI? RAFFORZANDO LA SANITA’

Episodi inquietanti, che instillano in una popolazione già segnata da pandemia, guerra e crisi economica, il timore di non essere adeguatamente protetta dalla follia dilagante che rende pericoloso persino recarsi in un supermercato a fare la spesa. Ma come possiamo difenderci da queste situazioni, che cominciano a essere sempre più diffuse?

“Possiamo difenderci rafforzando i servizi di salute mentale” spiega il professor Leo Nahon, già direttore di Psichiatria dell’Ospedale Niguarda Ca' Granda di Milano “destinando loro più risorse e più tempo per l’ascolto dedicato, facendo diminuire lo stigma che si crea attorno alla psichiatria: che non è solo una disciplina curativa, ma spessissimo anche preventiva. Per ogni evento tragico come quelli riportati oggi in cronaca, ce ne sono centinaia altrettanto gravi che vengono evitati quotidianamente da un buon lavoro di prevenzione e cura che viene fatto nei servizi psichiatrici, che peraltro lavorano oggi con risorse di personale ridotte ai minimi termini. Ma questi eventi evitati, sia contro gli altri che contro se stessi, e che sono tantissimi, non fanno notizia”.

Si tratta anche in questo caso di sanità in crisi, di risorse carenti, di medici e psichiatri che fanno il possibile e riescono a evitare drammi nella maggior parte dei casi ma che sono comunque, evidentemente, insufficienti per numero rispetto al fabbisogno.

Sempre più sola e abbandonata a sé stessa e ai deliri della propria mente, molto difficili da indagare e comunque da non derubricare sempre e solo a episodi di depressione: “È sbagliato etichettare questi casi come depressione” continua Nahon “I rapporti tra depressione, paranoia e impulsività sono molto complessi ma anche curabili, sia farmacologicamente sia con interventi psicosociali integrati che rompano l’isolamento e diano sollievo dai fantasmi persecutori. Purtroppo in questi disturbi, spesso, l’insufficiente consapevolezza di malattia, la tendenza a celare una parte importante dei sintomi e la scarsa adesione alle cure rendono molto più difficile la diagnosi e la terapia. Va aggiunto comunque che anche la difesa sociale e la punizione del reato possono avere un valore terapeutico”.

I CAMBIAMENTI BIOLOGICI E L’INFLUSSO SULLA MENTE

Una situazione sicuramente complicata, dunque, nella quale si rischia anche che le persone interiorizzino il pericolo e comincino a temere di svolgere anche le operazioni più semplici e apparentemente innocue, con il timore di trovarsi accanto -in qualunque condizione- una bomba pronta a esplodere: “E’ proprio cosi”, spiega Fabrizio Mignacca, psicologo e psicoterapeuta “Anche perché è vero che le cosiddette mine vaganti, purtroppo, sono più numerose di quanto si sia portati a pensare. Siamo sempre insicuri, nei supermercati, nella metro, per strada: perché le malattie mentali, anche se facciamo finta di non vederle, hanno un’enorme diffusione. Ci sono poi sicuramente dei periodi critici, e queste persone esplodono: ora, a parte la difficile situazione che viviamo tutti, appena usciti dalla pandemia e ancora immersi nei venti di guerra e nella crisi economica, dobbiamo anche tenere conto del fatto che il mese di settembre coincide con l’inizio della nuova stagione biologica. L’anno biologico, infatti, non corrisponde con quello solare: l’autunno, con le giornate che si accorciano, il freddo, il desiderio di stare in casa e chiudersi all’esterno, acuisce sempre i disagi psichici e mentali, ed è per questo che questi avvenimenti succedono quasi sempre a cascata, a grappolo, in periodi definiti dell’anno”.

INTERCETTARE I MALATI PER CURARLI MEGLIO

Le persone che hanno già problematiche psichiatriche molto importanti, dunque, si rivelano particolarmente sensibili a questi cambiamenti. E quando si innesca il corto circuito drammatico dello stravolgimento dei ritmi e del non saperlo fronteggiare, in una situazione mentale già precaria, scoppia la tempesta perfetta e avvengono questi drammi: “E per fortuna, la sanità, anche se tagliata e massacrata da due anni di Covid” continua Mignacca “riesce ancora a contenere il problema: infatti in Italia, rispetto a quanto succede in altri Paesi, basti pensare agli USA, gli episodi di questo genere sono fortunatamente molto meno frequenti. Questo accade perché il SSN è estremamente attento, riesce a intercettare i casi e a bloccarli, anche se solo con la “sedazione”. Se ci fossero più risorse, oltre che sedare si potrebbe curare efficacemente”.

E’ fuor di dubbio, però, che quantomeno nel caso del brigadiere Milia, una Commissione medico-ospedaliera ne avesse certificato l’idoneità al rientro in servizio dopo un lungo periodo di disagio psichico, trascorso in parte in un reparto psichiatrico di un ospedale. Come può essere successo? “Questo è davvero grave” conclude Mignacca “e rientra nel campo delle responsabilità che andranno accertate. Io posso dire che è un episodio rarissimo, perché le forze dell’ordine, peraltro, sono molto attente a segnali di squilibrio e seguono i percorsi di cura e recupero con grande precisione e attenzione. Può essere successo che si sia agito in questo modo –ma le mie sono solo ipotesi- perché nelle persone che hanno manifestazioni psicotiche o psicopatiche, spesso il rientro nella normale aiuta il recupero. E nella stragrande maggioranza dei casi questo modo di agire funziona molto bene. Forse c’è stata una reale sottovalutazione del problema”.

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Maddalena Bonaccorso