L'agenda rubata di Borsellino: "Nel nostro libro c'era già tutto"
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L'agenda rubata di Borsellino: "Nel nostro libro c'era già tutto"

Il video sul furto della borsa del giudice non fa emergere nulla di nuovo. Un libro a fumetti sulla storia della mafia aveva già mostrato la scena

Uno dei gialli irrisolti legati alla morte di Paolo Borsellino è quello relativo all'agenda rossa, quella che il procuratore teneva sempre con sé e sulla quale, per tanti, avrebbe annotato le sue considerazioni sulla strage di Capaci e sulla trattativa tra Stato e mafia. Un'agenda scomparsa nei momenti immediatamente successivi all'esplosione di via d'Amelio, quando il panico regnava sovrano tra fiamme e lamiere e il via vai era incontrollabile. L'autobomba esplode alle 16,59 e fino alle 17,30 la zona non è transennata. Qualcuno prende la borsa di Borsellino e sottrae l'agenda rossa. Oggi su Repubblica è stato mostrato un presunto video inedito che mostra l'allora capitano Giovanni Arcangioli ripreso con la borsa di Paolo Borsellino mentre cammina in via Mariano D'Amelio e si dirige verso via Autonomia Siciliana. Arcangioli viene inquisito, ammette di aver ricevuto l'ordine di prendere la borsa del giudice senza però ricordare da chi. Arcangioli è stato poi assolto confermando la sua versione: "Non so nulla dell'agenda, nella borsa non c'era alcun elemento utile per le indagini". Immagini che fanno discutere ma che sono tutto tranne che esclusive. Parola di Manfredi Giffone, autore di "Un fatto umano", libro a fumetti che racconta la storia della mafia siciliana nel dettaglio grazie alle tavole di Alessandro Parodi e Fabrizio Longo, un lavoro durato cinque anni e sviluppato attraverso la raccolta di materiale sulle stragi e sulla storia di Cosa Nostra dagli anni '70 ai '90. 

Hai visto il video sui ladri dell'agenda rossa?

Ho visto gli articoli, ho visto il video. Già un anno fa era presente su youtube un video di circa 36 minuti dal titolo "Via D'Amelio, video inedito", caricato a novembre 2011. In via D'Amelio erano arrivate un sacco di telecamere e c'era molto confusione. Già dopo l'uscita del libro "L'agenda rossa di Paolo Borsellino" di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza se ne era parlato. Era senza immagini ma raccontava ora dopo ora le ultime ore di vita del giudice. Aveva mosso le acque e qualche mese dopo qualcuno lo fece notare anche tramite video su youtube. Le immagini erano a disposizione di tutti ma per notare Arcangioli bisognava studiare il video nel dettaglio.

Che cosa si vedeva nel video?

Quello di cui si parla oggi. Arcangioli che con pettorina azzurra e distintivo andava in giro con la borsa di pelle di Borsellino. La cosa incredibile è che stiamo parlando di filmati disponibili a chiunque, che qualsiasi persona avrebbe potuto trovare ed analizzare. I famigliari di Borsellino testimoniarono che il giudice era tornato dalla casa al mare e aveva messo nella borsa la sua agenda rossa. 

Cosa si presume ci fosse scritto?

Nessuno lo sa con certezza ma si presume che nell'agenda Borsellino annotasse le sue considerazioni sulle inchieste, sulla strage di Capaci, sul rapporto tra Stato e Mafia. 

Quale divenne la posizione di Arcangioli?

Fu inquisito per aver sottratto l'agenda rossa ma venne propsciolto. Il problema è proprio questo: nelle immagini l'unica cosa che si vede è che lui aveva la borsa in mano. Ma poi a chi l'ha data? Le versioni diventano contrastanti. Alcuni sostengono che sia stata consegnata all'ex pm Giuseppe Ayala che era arrivato sul posto a titolo personale. Quest'ultimo ha fornito versioni contrastanti sulla vicenda, prima ha ammesso di aver preso la borsa, poi ha negato dicendo che non era autorizzato a farlo. 

Cosa può essere successo in quei minuti?

L'unica cosa che sappiamo per certo è che la borsa era in mano ad Arcangioli, poi dal video si vede che viene passata ad un sottoufficiale dell'arma che alcuni hanno identificato come maresciallo Calabrese. 

Non si è più saputo altro?

Questa è una situazione tipicamente italiana, appena c'è una strage spariscono i diari, come successo con la cassaforte di Dalla Chiesa e con l'agenda elettronica di Falcone. Ora l'agenda rossa di Borsellino è diventata una specie di totem, tutti sostengono che contenga segreti interessanti. 

Tu cosa ne pensi?

Se come è stato detto gli attentati di Capaci e via D'Amelio sono solo di natura mafiosa non credo che all'interno dell'agenda ci possano essere chissà quali rivelazioni. Se invece si pensa che sia impossibile fare esplodere un'autostrada con 500 chili d'esplosivo senza farsi notare allora forse c'è qualcosa di più. I dubbi restano. 

Nel vostro libro ne avete parlato a lungo, chi sapeva?

Da poco tempo è stato detto che non ci sono stati responsabili "terzi" ma come c'è scritto nel nostro libro esistono particolari che fanno riflettere. Come ad esempio due articoli a firma di Vittorio Sbardella che nei giorni immediatamente precedenti la strage parlavano dello stallo nell'elezione del presidente della Repubblica sostenendo che "per sbloccare le elezioni ci vorrà un bel botto esterno". Chiaro che ci sia un'allusione, la domanda è: se lo sapeva lui in quanti altri lo sapevano?

Nel vostro libro avete parlato di tutto nel 2011: ci sono i disegni su Arcangioli, la borsa che sparisce...

Noi abbiamo lavorato su diversi filmati, avevamo raccolto del materiale video tra cui avevamo anche questo video. L'unica cosa che potevamo fare era ricostruire lo scenario partendo dalle certezze e senza illazioni. La certezza era che la borsa la aveva in mano Arcangioli. Quello che ho capito studiando la storia delle stragi è che gli elementi che vengono presentati come esclusivi e incredibili al grande pubblico in realtà sono da sempre a disposizione di tutti. 

Non esistono scoop?

Non servono fonti segrete, ci sono già tutte le informazioni che servono, basta studiarle. La caccia alla rivelazione può aggiungere dettagli ma non c'è niente di nuovo, il mistero sull'agenda rossa di Borsellino è noto da tempo. Così come l'assurda discrepanza di tanti particolari della vicenda. In ogni caso qualsiasi passo avanti sui particolari di queste vicende va accolto come un segnale positivo finalizzato all'unico obiettivo che conta: la ricerca della verità. 

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Matteo Politanò