Il batterio killer di Verona ed il dramma della malasanità in Italia
(Ansa)
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Il batterio killer di Verona ed il dramma della malasanità in Italia

Quanto accaduto ai neonati uccisi o malati gravi dell'ospedale veneto grida vendetta e lo Stato, nei risarcimenti, aiuta poco

Stiamo imparando, sulla nostra pelle, a temere ciò che è piccolo, piccolissimo, infinitesimo.

Dopo mesi con il fiato sospeso e le mascherine in volto con il terrore che un microscopico virus venuto dall'oriente infetti noi ed i nostri cari, ora leggiamo di un batterio killer, altrettanto invisibile, che ha fatto strage di bambini a Verona in un ospedale a loro dedicato.

Novantasei le creature contagiate, di cui nove hanno riportato gravissimi danni celebrali e addirittura quattro sono i neonati morti: il citrobacter si annidava nei rubinetti dell'acqua, così come riscontrato dai primi accertamenti peritali, precisamente nei rompigetto in dotazione, privi del filtro antibatterico.

Tutto riconduce ad una gigantesca ipotesi di malpractice medica che coinvolge l'ospedale veronese e che non ha molti precedenti nel nostro Paese, tanto più in considerazione della dimensione del fenomeno e dell'età delle vittime.

La struttura-Erode, ferme le responsabilità ancora da definire, sarebbe passibile di risarcimenti milionari sia in relazione all'evento morte, sia in relazione ai gravissimi ed irreversibili danni procurati agli altri piccoli pazienti, compromessi vita natural durante.

Per fortuna l'Italia non è rimasta ferma ed anzi, negli ultimi anni, è intervenuta in modo efficace attraverso due importanti interventi legislativi, al fine di disciplinare in maniera organica i principi che si erano già consolidati in giurisprudenza e dare, in tal modo, una maggiore certezza della materia. Si tratta, in particolare, prima, del cosiddetto Decreto Balduzzi e, successivamente, della cosiddetta legge Gelli – Bianco.

Oggi, quindi, i danni derivanti da un errato trattamento sanitario - quale esso sia - sono inquadrabili all'interno della responsabilità contrattuale: nel momento in cui un paziente si reca in una struttura sanitaria, con la mera 'accettazione' del medesimo si costituisce un contratto obbligatorio atipico che viene definito contratto di spedalità o di assistenza sanitaria e che obbliga il nosocomio ad adempiere sia alle prestazioni principali di carattere strettamente sanitario, sia alle prestazioni secondarie ed accessorie, come quelle assistenziali nei confronti del malato.

Ma il problema è a monte: inutile avere un sistema risarcitorio efficiente se non si elimina la causa.

Secondo fonti autorevoli si conterebbero, in Italia, almeno 34.000 denunce di malasanità ogni anno con il 5,2% dei ricoverati che subisce un evento avverso e, di essi, addirittura il 9,5% conduce al decesso del paziente.

Ma al di là dei freddi ed inquietanti dati che snocciolano le società di statistica, quello di Verona grida vendetta verso Dio e verso gli uomini perché, quando ci sono di mezzo vittime così giovani ed indifese, addirittura neonati, è incredibile l'assenza - per anni - di elementari misure igieniche adeguate ad impedire la strage, tanto più se ci dicono che sarebbe bastato un semplice filtro ai rubinetti per bloccare il batterio killer.

Siamo in un mondo che sta andando a carte quarantotto per il Covid-19 e non riusciamo ad impedire che un suo microscopico competitor stronchi la vita a coloro che dovrebbero assicurare il nostro futuro.

Si dice che il tempo è ciò che impedisce alle cose di accadere tutte in una volta ma sembra davvero che questo 2020 stia invertendo le regole.

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Daniela Missaglia

Avvocato matrimonialista e cassazionista, è specializzata in Diritto di famiglia e in Diritto della persona. Grazie alla sua pluridecennale esperienza è spesso ospite in trasmissioni televisive sulle reti Rai e Mediaset. Per i suoi pareri legali interviene anche su giornali e network radiofonici. Info: https://www.missagliadevellis.com/daniela-missaglia

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