Vinitaly
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Bentornato Vinitaly

La 54esima edizione del Salone internazionale dei vini e dei distillati di nuovo a Verona, dal 10 al 13 aprile, dopo due anni di assenza forzata (causa Covid). Si preannuncia come la più partecipata di sempre: sono attesi 680 top buyer internazionali,
e 4.000 produttori.


Vinitaly 2022, buona la prima. Dopo due anni di astinenza forzata causa pandemia, la popolare kermesse enoica di Verona, come da tradizione, si tiene in aprile. Dal 10 al 13, i signori del vino tornano a guardarsi in faccia, a scambiarsi biglietti da visita e idee. Ma soprattutto emozioni. La Special edition «fuori corso» dell’ottobre 2021 e le degustazioni online in era Covid, per quanto apprezzabili, hanno tolto al nettare un po’ di poesia, privandolo del suo straordinario potere, quello di mettere in rima baciata la vita e le persone. Sorseggiare vis-à-vis, si sa, è tutta un’altra storia.

Detto ciò, è più che comprensibile che alla vigilia del grande ritorno, nella città dei Montecchi e Capuleti, gli umori siano alle stelle. Sarà anche per quei 680 top buyer provenienti da tutto il mondo con cui (è auspicabile ritenere) i vigneron di casa nostra faranno buoni affari. Di questi, 130 arrivano dagli Stati Uniti ed è la prima volta che si registra una rappresentanza a stelle e strisce così forte.

Bene anche il Canada e l’Asia, benissimo l’Europa. Novità assoluta, l’Africa. L’area espositiva è «sold out»: 4.000 le cantine schierate. Il bicchiere della 54esima edizione è mezzo pieno e conferma l’interesse che gli stranieri hanno nei confronti del vino italiano. Interesse che si traduce anche in un export da record: nel 2021 le vendite all’estero hanno superato i 7 miliardi di euro, segnando un 13% in più sul 2020. La vera sfida, e in questo Vinitaly deve mettercela tutta, sarà quella di replicare tanta grazia nell’anno in corso. Impresa tuttavia non semplice considerando l’aumento dei costi di produzione, la scarsità di alcune materie prime e il knock out del mercato russo.

Entrando nel vivo della manifestazione, tra le novità di quest’anno trova spazio l’arte della mixology, trend in netta ascesa, con un padiglione dedicato. Qui, bartender talentuosi, italiani e internazionali, si proveranno in alchemiche miscelazioni, in cui il ghiaccio, come è noto, gioca un ruolo fondamentale: il giorno dell’inaugurazione, il bartender Giacomo Albieri terrà una curiosa masterclass proprio sul suo utilizzo.

Grandi protagonisti saranno anche gli «orange wine», vini prodotti da uve a bacca bianca ma vinificati come se fossero dei rossi, quindi fermentati e affinati per lungo tempo sulle bucce (da cui prendono il colore). Un tempo snobbati in quanto facilmente soggetti a ossidazione, ora sono sulla bocca di tutti. Complessi e più «artigianali», financo da meditazione, hanno bisogno di tempo per essere compresi. In questo caso, la prima impressione non è mai quella che conta. E ancora: fari puntati sui bianchi e rossi biologici, sempre più richiesti dai consumatori. Non è un caso che gli stand dei produttori bio siano passati da 60 (ultimo dato utile pre-pandemia) a 115.

Da non perdere, poi, il consueto appuntamento con Vinitaly and the City, l’effervescente fuori salone che animerà con concerti, dj set, installazioni, workshop, laboratori e degustazioni il centro storico di Verona. Attenzione alle date però: le iniziative partiranno l’8 aprile per concludersi l’11. Il carnet si può acquistare sul sito vinitalyandthecity.vivaticket.it al costo di 15 euro. Ben spesi per un calice di Amarone all’ombra dell’Arena.

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Chiara Risolo